www.salon.com, 14 gennaio 2014
da www.salon.com STUDIO DEL PENESTUDIO DEL PENE Studi recenti hanno dimostrato che la reale misura del pene è inferiore a quella che gli uomini sostengono
da www.salon.com STUDIO DEL PENESTUDIO DEL PENE Studi recenti hanno dimostrato che la reale misura del pene è inferiore a quella che gli uomini sostengono. Secondo il Journal of Sexual Medicine, la media, in erezione, è di 14 centimetri, non di sedici come in genere si crede. Bugia nata dal fatto che gli uomini si misurano da soli e amano sopravvalutarsi. Basta chiedere a qualsiasi gay che cerca un appuntamento su Grindr, l’applicazione che mette in contatto immediato l’utente con persone che si trovano nelle vicinanze. «Se un ragazzo ti dice la sua misura e poi lo incontri, ti rendi conto che aveva usato un righello diverso dal tuo» dichiara Noah Michelson, che si occupa della sezione Voci Gay sull’Huffington Post. La misura del pene sarebbe una sorta di "valuta culturale", qualcosa che riguarda l’omofobia interiorizzata o l’insicurezza: «Vuoi avere un grande cazzo e incontrarti con un grande cazzo. Vuoi incontrare "un uomo"». Significa essere mascolino e avere potere, essere dominatore. Michelson ha aggiunto che questa idea è fomentata dalla pornografia. Se non appartieni a chi ce l’ha grande, sei tagliato fuori. Ecco perché fra gli omosessuali, ancora più che fra gli etero, si mente sulla taglia. CAZZO USBCAZZO USB Secondo Jaime Woo, autore del libro "Meet Grindr", fra i gay maschi il valore sessuale determina anche la tua considerazione all’interno della comunità. Se non sei sessualmente stimabile, finisci nel dimenticatoio. I gay hanno già abbastanza problemi, più grandi, e questo non fa che peggiorare la loro condizione. Grindr non fa che aumentare le aspettative, distorce i canoni di media e normalità, rendendoti esigente e restringendo la rosa del desiderio. Zach Stafford, sempre dell’Huffington Post, considera Grindr come un megastore dove si etichetta e si vende merce. «E’ come essere un libro su Amazon: ti fai una copertina, fai un sommarietto, e ti vendi». Secondo lui la misura del pene ha a che fare col capitalismo: «Alcuni studi dimostrano che i peni più lunghi fanno più soldi. E’ il potere nei pantaloni». Inoltre ai gay "passivi" è associato un pene piccolo, sono "le femmine", mentre agli "attivi" il pene grande, quindi nei primi si genera una bassa autostima. Inoltre ci sono stereotipi riguardanti i neri e gli asiatici «ridotti a strumento sessuale. Sono solo un grande o un piccolo cazzo». Lui stesso, afroamericano, racconta che gli uomini che gli si avvicinano vogliono farsi dominare da lui o dominarlo, solo per via di quello stereotipo. ROCCO SIFFREDIROCCO SIFFREDI Jay Borchert, bianco del Michigan, riporta la situazione opposta. Incontra uomini di colore che riducono le sue intenzioni romantiche ad esperienze fetish e dice: «E se invece del cazzo mi interessasse il culo? O la bocca? O la persona? In un appuntamento si dovrebbero instaurare relazioni che vanno oltre il sesso». gaygay John Tao è asiatico, quindi, passivo secondo lo stereotipo: «Siccome sono asiatico, vengo automaticamente relegato al ruolo di passivo. E’ pericoloso, perché interiorizziamo gli stereotipi e diventiamo quello che gli altri vogliono». Justin Huang, gay cinese che scrive sul blog I Am Yellow Peril, concorda sul peso emotivo che può rappresentare la misura fallica: «A scuola mi prendevano in giro e a lungo ho creduto di avere un pene minuscolo. E’ incredibile quello che può farti vedere il cervello. Poi mi sono ritrovato nei bagni dei bar con gente che mentre pisciavo guardava se quel che si dice sugli asiatici è vero. E’ un problema di educazione sessuale. Il pene è una vergogna, va nascosta, mentre le tette sono mostrate ovunque. Sinceramente, di tutti i ragazzi con cui sono stato, non ricordo i peni. Ricordo le persone. Un pene non ti sorride e non ti abbraccia. I gay devono smetterla di emulare le pornostar, accettarsi per quello che sono e valutarsi secondo altri criteri».