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 2014  gennaio 11 Sabato calendario

ADDIO LORELLA DE LUCA, LA BRAVA RAGAZZA DI POVERI MA BELLI


L’ATTRICE
Se n’è andata dopo lunga e tormentosa malattia Lorella De Luca, volto-simbolo del neorealismo rosa anni 50. Era nata a Firenze il 17 settembre 1940 e tutti la identificavano col film che la rese celebre, il proverbiale Poveri ma belli di Dino Risi, interpretato ad appena 16 anni nel 1956. Ma Lorella De Luca aveva esordito un anno prima nientemeno che in Il bidone, uno dei film più aspri e dimenticati del primo Fellini (era la figlia ritrovata di Augusto, cioè Broderick Crawford, il “bidonista” più vecchio della banda, quello destinato a fare una brutta fine). Prima di una lunga serie di attrici ragazzine che col loro viso pulito, e a volte con le loro forme procaci, avrebbero scandito la rinascita del nostro paese e alimentato sogni di massa in era ancora pretelevisiva.
GARBO RASSICURANTE
Il volto paffuto, gli occhi maliziosi, il garbo rassicurante della brava ragazza, in Poveri ma belli era la sorella di Maurizio Arena che finisce per fidanzarsi con l’amico e compagno di bravate del fratello, Renato Salvatori, quando i due bulli capiscono che la burrosa Marisa Allasio, forse il primo vero sex-symbol del nostro cinema, li prende per il naso.
Il personaggio della brava ragazza le resta appiccicato e fino alla fine degli anni 50 Lorella De Luca, che ha un vero talento e nel frattempo ha studiato recitazione al Centro Sperimentale, lo replica e lo approfondisce non solo nei due inevitabili sequel, Belle ma povere e Poveri milionari, sempre di Dino Risi, ma in molti film di puro e spesso facile intrattenimento, spesso corali o a episodi, come si usava allora, da Sette canzoni per sette sorelle di Marino Girolami a Domenica è sempre domenica di Camillo Mastrocinque, passando per Racconti romani di Gianni Franciolini.
L’INCONTRO CON TESSARI
Senza dimenticare, nel 1958, una parentesi da valletta tv nel Musichiere di Mario Riva e, sempre in quegli anni, due film diretti da Mario Monicelli, Il medico e lo stregone e Padri e figli, ma anche peplum come Nel segno di Roma di Guido Brignone, o il quasi autoparodistico La regina delle Amazzoni, diretto nel 1960 da Vittorio Sala e sceneggiato fra i tanti da quel Duccio Tessari che più tardi diventerà suo marito e il suo quasi unico regista, destinato a dirigerla in una decina di film tra cui western “leggeri” come Una pistola per Ringo e Il ritorno di Ringo, entrambi con Giuliano Gemma, come i successivi e stravaganti Kiss Kiss... Bang Bang e Safari Express.
Nel 1994 torna un’ultima volta sul set per girare Bonus Malus, opera seconda del critico e studioso Vito Zagarrio. Ma presto la malattia la costringe a rititarsi. I funerali oggi alle 16 a Piazza del Popolo, a Roma, nella chiesa di santa Maria dei Miracoli.
Fabio Ferzetti