Andrea Bassi, il Messaggero 11/1/2014, 11 gennaio 2014
FISCO LA BEFFA DELLE ACCISE IL GETTITO CALA DI 1,7 MILIARDI
FISCO LA BEFFA DELLE ACCISE IL GETTITO CALA DI 1,7 MILIARDI–
IL CASO
ROMA Da mesi, al Tesoro, la considerano un’ultima spiaggia. Il fondo da cui raschiare quando le casse pubbliche sono vuote. È successo per l’abolizione della prima rata dell’Imu. Si è replicato per la cancellazione del secondo appuntamento con la tassa sulle prime case. Per arrivare alla norma paracadute nel caso in cui la spending review non dovesse dare i risultati attesi. Ma ora anche in quella che sembrava una inesauribile cornucopia, le accise, si è aperta una falla. Eppure beniza e fumo sono sempre stati considerati due beni «anelastici» e per questo utilizzati per finanziare le spese più disparate, dalla guerra in Abissinia al terremoto in Irpinia (prelievi che ancora gravano sulla benzina). Prelievi effettuati con la certezza che i consumi non sarebbero calati nemmeno di fronte ad una crisi economica. O almeno così si pensava. Perché a furia di caricarli di tasse anche i due pozzi di San Patrizio hanno iniziato a dare cenni di esaurimento.
I DATI
Basta leggere il bollettino sulle entrate tributarie, aggiornato a novembre dello scorso anno, pubblicato ieri dal dipartimento delle finanze. Nei primi nove mesi dell’anno, il gettito dell’imposta sui tabacchi è calato di 536 milioni di euro, oltre il 5% rispetto ad un anno fa. Quello sulla benzina ha perso altri 500 milioni circa (485 per l’esattezza). Cosa è successo? «Sul confronto con i listini europei», spiega Alessandro Gilotti, presidente dell’Unione Petrolifera, «la differenza tra prezzo industriale italiano e quello europeo si è ridotto a soli 2 centesimi ed in alcuni casi ancora meno a testimonianza del fatto che il mercato è molto competitivo. Purtroppo - aggiunge il numero uno dell’Upi - questo non appare al consumatore a causa degli aumenti continui di accise che fanno sì che il prezzo italiano sia 20 centesimi superiore a quello europeo». Le accise, insomma, sarebbero l’ elemento recessivo. Tanto che l’Upi stima addirittura in un miliardo la perdita di gettito che lo Stato subirà per colpa dell’aumento. Che se si aggiunge ai 700 milioni di perdita di entrate che secondo i tabaccai peserà sul gettito delle sigarette per gli stessi motivi lamentati dai petrolieri. Il rosso per i conti dello Stato, insomma, è di ben 1,7 miliardi di euro. Nel corso del 2013, secondo i calcoli della Fit, la Federazione italiana tabaccai, l’Erario ha perso 730 milioni di mancate imposte. Il problema, ovviamente, non sono solo le accise. Ma, denuncia la Fit, anche un mercato in caduta libera a causa di contrabbando, contraffazione, sigaretta elettronica e crisi economica. Un quadro a tinte fosche che rischia di diventare ancora più buio nei prossimi anni. Il bilancio pubblico è stato imbottito di ”clausole di salvaguardia” dei conti che caricano sulle accise l’eventuale minore gettito derivante da altre misure. A partire, come detto, dall’Imu, ma che arriva fino alla spending review. Se il commissario Carlo Cottarelli nei prossimi tre anni non riuscirà a risparmiare almeno 10 miliardi, questo onere finirà su benzina e tabacco. Rendendo auto e fumo un vizio da ricchi .
Andrea Bassi