Tommaso Rodano, Il Fatto Quotidiano 11/1/2014, 11 gennaio 2014
1383 GIORNI, 43 CONSIGLIERI INDAGATI
In quasi quattro anni alla guida della regione Piemonte, Roberto Cota ha regalato notizie memorabili e aneddoti tragicomici. L’ex governatore sarà ricordato, prima di tutto, per le mutande verdi. Sfumatura “kiwi”, per la precisione.
Un governatore leghista nell’intimo I boxer, gli altri rimborsi e 115 bugie
Le ha acquistate durante una trasferta negli Stati Uniti, nel 2011. Rientrato in Italia, ne ha chiesto il rimborso: l’intimo leghista è stato pagato dai contribuenti. Niente meno che 40 dollari. Uno scontrino che è diventato il simbolo delle “spese pazze” piemontesi. Lo scandalo ha dimensioni enormi: sono indagati 43 consiglieri regionali su 60 eletti. I rimborsi “incongrui” arrivano quasi a 2 milioni di euro.
Il presidente non si è fatto restituire solo il denaro dei boxer: l’accusa di peculato è basata su 592 scontrini sospetti per 25 mila euro di rimborsi complessivi. Dentro c’è di tutto: spese per spazzolini, sigarette, pranzi da 200 euro a base di bistecche e patatine e tanti, tanti regali. Cota ha scaricato ogni responsabilità sulla sua segretaria, “che non aveva separato le ricevute”. Le carte della procura ribadiscono che il governatore - difendendosi - ha mentito 115 volte.
Il complotto della magistratura
e la bagarre nell’aula consiliare
“Rimborsopoli”, per Cota, è una montatura, un complotto, un atto di “persecuzione legale”. “Dal primo giorno della mia elezione - si è lamentato cercato in tutti i modi di mandarmi a casa. Me la vogliono far pagare”. Nei giorni dell’esplosione dello scandalo, l’aula del consiglio regionale si è trasformata in una polveriera. Una spanna sopra a tutti – per classe ed eleganza – il capogruppo di Fratelli d’Italia, Franco Maria Botta: ha definito “topi di fogna” i giornalisti che avevano scritto dell’inchiesta e ha invitato Mercedes Bresso a “tornare a Parigi”, tentando di spostarle il microfono durante il suo intervento.
Esce Giovine, entra la fidanzata
E raddoppiano gli stipendi
A Palazzo Lascaris ha occupato il suo bel seggio anche Michele Giovine, leader dei “P e nsionati per Cota”. È lui il responsabile delle firme false che hanno fatto annullare il risultato delle elezioni. Giovine è rimasto al suo posto fino al 20 dicembre 2012, giorno della condanna in appello (2 anni e 8 mesi) per la falsa certificazione della sua lista. Oltre il danno, la beffa: a Giovine è subentrata la fidanzata Sara Franchino, prima non eletta con 98 preferenze. E la Regione è stata costretta a pagare lo stipendio a entrambi (anche se quello del condannato è stato dimezzato).
Sanità, un assessore all’anno
e i conti che non tornano mai
In meno di quattro anni l’assessore alla Sanità è cambiato tre volte. Caterina Ferrero (Pdl) è stata arrestata e rinviata a giudizio per l’ennesima “sanitopoli”. Sul suo successore, Paolo Monferino (ex ad di Iveco), Cota aveva investito tantissimo. Al punto da promettere di andarsene se il suo uomo fosse stato sfiduciato. Monferino si è dimesso (non prima di aver definito la Regione “t e cnicamente fallita”), il governatore è rimasto; la “rivoluzione della sanità” non è pervenuta. Come l’approvazione dell’ultimo bilancio: la giunta non è riuscita a far quadrare i conti entro il 31 dicembre, ricorrendo ancora una volta all’esercizio provvisorio, nonostante la diffida della Corte dei Conti . La chiusura del bilancio “vero” era prevista per il 30 gennaio. Chissà se c’è tempo.