Antonio Angeli, Il Tempo 11/1/2014, 11 gennaio 2014
COSÌ MATTEO ORA PUNTA A PRENDERSI ANCHE LA RAI
Casca o non casca? Aprendo i giornali, nei corridoi della politica, ma anche tra viale Mazzini e Saxa Rubra, si parla tutti i giorni del governo che incassa bordate. Dopo aver perso e sostituito pezzi, l’esecutivo Letta tra spinello libero e matrimoni gay sta rischiando una crepa verticale che, allargandosi, può far franare tutto. E questo, in Rai, vuol dire «cambiamenti epocali». Preannunciati anche da giri di valzer che, tutto sommato, potrebbero avere ben poco a che fare con la tenuta del governo.
Si inseguono da tempo le voci di un «abbandono» della carica di direttore generale da parte di Luigi Gubitosi, che si è insediato nel luglio 2012, primo dg Rai con un contratto a tempo determinato. Il suo mandato scade nel 2015, ma Gubitosi potrebbe essere chiamato a dirigere l’Enel. Chi lo conosce assicura che mai potrebbe «piantare in asso» l’azienda, ma è anche vero che i dirigenti non possono essere legati alle loro scrivanie: insomma il problema della successione si pone. E qui entra il ballo la «tenuta» del governo. Se si sfascia tutto e si va alle urne in primavera è un conto... Se Letta, come molti si augurano, «regge» almeno fino all’anno prossimo è tutto un altro paio di maniche. Se si dovesse verificare la prima ipotesi, alquanto improbabile, perché tutti sono convinti che in caso di caduta del governo Napolitano si dimetterà, posticipando l’andata alle urne per la rielezione del Capo dello Stato, comunque tutto sarebbe rimesso nelle mani del vincitore. E se il risultato elettorale dovesse favorire Matteo Renzi e, contemporaneamente, si dovesse creare il vuoto nella direzione generale Rai, in molti concordano che il primo dei «papabili» sarebbe Luigi De Siervo, fiorentino, attuale direttore di Rai Trade. Figlio dell’ex presidente della Corte costituzionale Ugo De Siervo, fratello di una delle collaboratrici più strette del sindaco, che ha presentato i due, è amico e discreto consigliere del segretario del Pd. E lo è da prima che Renzi diventasse Renzi.
Ma quelle elezioni potrebbero anche non esserci, gli ammonimenti del presidente Napolitano potrebbero riuscire a non far scoppiare il pentolone, nel qual caso, sempre se Luigi Gubitosi, con buona pace dell’azienda, dovesse decidere di andare da un’altra parte, la soluzione non potrebbe che essere diversa. Il nome più naturale e logico per la carica è quello dell’attuale direttore di Rai 1, Giancarlo Leone. Docente universitario, figlio dell’ex presidente della Repubblica Giovanni Leone, ha una solidissima esperienza aziendale e gode di grande stima.
Tutto fermo perciò in attesa del verdetto della politica che, come spesso accade in Italia, ha un aspetto mobile e mutevole. In caso di elezioni, comunque, andrebbe in scena il già ampiamente sperimentato copione con ben più che il cambio di un vertice. Le nomine ripartirebbero tutte da capo «a pioggia» con la canonica assegnazione del Tg1 con i giornali radio annessi a professionisti legati alla maggioranza, il Tg2 alle opposizioni e il Tg3 comunque con la convergenza sbilanciata a sinistra. Considerando sempre che «spostare» un giornalista all’interno di una azienda privata è semplice e pratico. Farlo in Rai richiede un complesso intreccio di accordi. Se, comunque, dovesse proseguire la dirigenza Gubitosi non sarebbero impossibili alcuni aggiustamenti all’interno dei tiggì.
Se invece dovesse lasciare c’è un terzo nome, oltre a quello di De Siervo e Leone, che potrebbe spuntare: quello di Gianni Riotta, ex direttore del Tg1, che proprio ieri è tornato, dopo alcuni anni, in Rai come conduttore di «Eco della Storia», su Rai Storia alle 21,15, ogni domenica a partire da domani. Tornato in Rai, forse, per restarci.
Antonio Angeli