Michela Di Carlo, la Repubblica 11/1/2014, 11 gennaio 2014
CHE DOLCE IL MIELE SUL TETTO
L’apicoltura arriva in città. Da Parigi a New York, passando per Londra, tetti e balconi si riempiono di alveari. È il boom dell’urban beekeeping; un inno all’ecologia per alcuni, un vero business per altri. Tutti pazzi per il miele cittadino? Pare di sì. Basti pensare agli alveari posizionati sulle sommità della London Stock Exchange e della Tate Modern di Londra, o sui tetti del Waldorf-Astoria, uno degli hotel più esclusivi di New York, o ancora, nel cuore di Parigi, presso la boutique Louis Vuitton o all’Operà. Nella capitale francese, Olivier Darné ha fatto scuola. Un po’ artista, un po’ apicoltore, dal 2008 porta avanti il suo progetto ecologista; raccogliere fondi a sostegno dell’apicoltura urbana attraverso la Banque du Miel. I potenziali «correntisti » possono aprire un conto con un deposito minimo di 10 euro. In cambio ricevono parte del raccolto, partecipano ad atelier didattici e possono adottare un arnia condominiale. La prima amministrazione a dare il via alla sperimentazione è stata quella del quartiere Saint-Denis, produttrice del pluripremiato miel Béton, in vendita alla Gallerie Lafayette. Oggi sono oltre 300 le arnie collocate sui tetti di Parigi, per una produzione media annua di circa 50 chili per alveare.
A Londra, l’insediamento di alveari su tetti e palazzi, rientra nei progetti di riqualifica degli spazi urbani. Circa 2000 le arnie censite, più di 1000 gli apicoltori coinvolti. Tra i maggiori sostenitori dell’urban beekeeping, l’associazione Capital Bee, di Camilla Goddard. Bee Collective, nei dintorni di Victoria Station, è invece un team di apicoltori che ha creato una “Casa del miele” per supportare gli appassionati nel processo di lavorazione del prezioso nettare. Anche Steve Benbow è tra i pionieri dell’Urban Beekeeping. Ha cominciato a produrre miele in città sul finire degli anni ‘90.
A New York, l’allevamento di api in città è stato legalizzato solo nel 2010. Il presidente della New York City Beekeepers Association, Andrew Coté, è tra i più grandi sostenitori, nonché fondatore di Bees Without Borders, associazione che promuove l’apicoltura per combattere la fame nel mondo. Il miele di Coté è prodotto da 250 alveari collocati sui tetti dell’East Village e in vendita al farmer’s market di Union Square.
E in Italia? A Torino, Antonio Barletta ha avviato un paio d’anni fa, il progetto UrBEES per sensibilizzare i legislatori al superamento di eventuali vincoli e avvicinare i cittadini all’apicoltura urbana. Le sue arnie sono collocate, oltre che sul proprio balcone, in giro per la città. «Le api sono le sentinelle dell’ambiente — spiega — utili a monitorare la biodiversità e a tenere sotto controllo lo smog. Il miele urbano può essere di qualità addirittura superiore a quello di campagna grazie alla mescolanza di fiori e pollini dei terrazzi o dei parchi cittadini, senza contare l’assenza di pesticidi ». Anche a Milano è allo studio di fattibilità un progetto simile a cura della commissione Ambiente (Zona 1) e dell’assessore comunale alla Qualità della vita, Chiara Bisconti.