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 2014  gennaio 11 Sabato calendario

DE MAGISTRIS ALLA GUERRA DEI CANI TEST DEL DNA SULLE FECI PER STRADA L’IRA DEI VIGILI: NON LE RACCOGLIAMO


Il Dna dagli escrementi dei cani. Il Comune di Napoli vuole stanare chi sporca strade e marciapiedi. I proprietari dei quattro zampe sono avvertiti: da oggi dovranno estrarre il codice genetico del proprio “fido” presentandosi alla Asl. Così l’animale potrà essere identificato. Se non lo faranno, saranno puniti con una multa che va dai 25 ai 154 euro.
Lo prescrive l’ordinanza “prevenzione della fecalizzazione sul territorio metropolitano” varata dal sindaco Luigi de Magistris e limitata per ora ai quartieri collinari Vomero-Arenella. La lotta a chi imbratta le strade con gli escrementi del proprio cane prevede il coinvolgimento attivo di una squadra di vigili urbani e di personale Asl che, fa sapere il vicesindaco Tommaso Sodano, «ha già seguito e superato un corso di formazione».
Gli agenti dovranno raccogliere un campione delle feci abbandonate sui marciapiedi, portarlo al laboratorio dell’Asl per far estrarre il Dna e risalire così al “colpevole” che, se residente nella zona, deve aver già registrato il codice genetico del proprio animale. In città è dibattito. Tra chi è favorevole «a una norma di civiltà». E chi sommessamente si chiede se sia proprio questo il primo problema da affrontare a Napoli. Soprattutto, con quali possibilità di successo se in molte zone non si riesce a pulire nemmeno le strade.
Il primo risultato, intanto, è stato quello di scatenare la protesta della polizia municipale, che non ha alcuna intenzione di trascorrere le già difficili giornate tra smog e traffico raccogliendo anche campioni di feci animali: «Siamo indignati — si legge in un comunicato sindacale dei vigili — non prenderemo mai la cacca dei cani. Forse parlando di queste cose si pensa di distrarre i napoletani dai problemi di una città intrisa di insicurezza e illegalità, che impegna le poche risorse della polizia municipale in compiti non istituzionali».
Il vicesindaco Sodano difende il piano: «Il progetto mira a migliorare il decoro urbano, ma allo stesso tempo a prevenire rischi per la salute pubblica e anche a ridurre il fenomeno dell’abbandono dei cani. Consentirà di costituire una banca dati del Dna canino». Sulla stessa linea Mario Coppeto, presidente della municipalità, 120 mila abitanti e almeno 10 mila cani, solo la metà dei quali censiti: «Il provvedimento ha solo un carattere sanitario. Non è un problema estetico né di decoro. Le deiezioni possono portare parassiti pericolosi soprattutto per i bambini».
L’esame del Dna potrà essere effettuato gratuitamente all’ospedale veterinario dell’Asl di via Rocco di Torre Padula. L’estrazione del codice genetico dell’animale però — fanno sapere dai laboratori di analisi — ha un costo per la collettività che si aggira intorno ai 300 euro. Altrettanto quello delle feci per l’esame comparativo. Se moltiplicata per il numero dei cani, la cifra che potrebbe essere spesa per la caccia agli sporcaccioni sarebbe molto alta, in teoria nell’ordine di milioni. Chi paga? Il Comune in predissesto? Le Asl che non riescono nemmeno a togliere le barelle dalle corsie degli ospedali?
«Il progetto — spiega Giuseppina Amispergh, direttore dipartimento prevenzione Asl — costituisce un deterrente per i padroni dei cani e vuole anche essere un atto per sensibilizzare al vivere civile e di protezione della salute pubblica». Il garante per i diritti degli animali, la giornalista Stella Cervasio, figura istituita dal sindaco “arancione”, invita i proprietari «a essere responsabili sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista etico».
Un provvedimento simile è stato preso a maggio a Capri, ben altra realtà. «Ogni giorno — dice il teologo Gennaro Matino, parroco al Vomero — ci occupiamo di famiglie senza sostegno, mense per poveri che stanno chiudendo. Questi provvedimenti danno la sensazione di essere uno spot». Per il gesuita Domenico Pizzuti, impegnato da sempre nella difficile realtà di Scampia, «si vogliono bonificare le strade dalla cacca dei cani, quando non si bonifica Bagnoli dall’amianto e non si spengono i roghi tossici di rifiuti nelle periferie».