Conchita Sannino, la Repubblica 11/1/2014, 11 gennaio 2014
DE GIROLAMO E GLI APPALTI DELL’ASL UN TESTE ACCUSA IL COMITATO D’AFFARI “MI DISSERO: DOBBIAMO FARTI FUORI”
«Mi disse chiaramente che sui nostri tre nominativi non c’era nessun gradimento politico. Eravamo la vecchia guardia». Due pagine, cariche di accuse. Un superteste racconta alla Procura come e perché il manager della sanità pubblica Michele Rossi, il dg inviato dall’allora deputata, ed oggi ministro, Nunzia De Girolamo al vertice della Asl di Benevento, sia diventato portatore di presunti «favoritismi» ad «imprese vicine al Partito della Libertà» e strumento di epurazione ed «esautoramento» di dirigenti. Ecco cosa raccontano le carte dell’affaire De Girolamo, il caso politico e giudiziario che rischia di esplodere, martedì, dinanzi al Riesame di Napoli.
Sia Rossi, sia l’attuale ministro De Girolamo, com’è noto, non sono indagati. Lui continua a fare il manager della Asl, lei rivendica di poter «parlare in libertà», cioè chiedere a dirigenti pubblici di far «capire chi comanda», definire «stronzi» e «tirchi» chi non si piega alle sue indicazioni. Eppure questo spaccato di potere e provincia italiana, ai tempi della Terza Repubblica, offre pagine di incontestabile rilevanza pubblica. Oltre che ansie comprensibili ai protagonisti della storia. Al punto che la De Girolamo rischia ora di essere querelata per un sms inviato sei giorni fa a Clemente Mastella. «Sei un m...! Ti querelo», gli scrive lei. E solo perché l’ex leader dell’Udeur aveva osservato la differenza di valutazioni che, per analoghe presunte ingerenze sulla Sanità, avevano portato nel gennaio 2008 agli arresti domiciliari di lady Mastella (con dimissioni dell’allora Guardasigilli e caduta del governo Prodi). Ora Mastella mostra il messaggio a Repubblica, lo legge d’un fiato. «Eccolo: “Sei un m...! Ti querelo. Mi stupisce che uno che è padre e che ha avuto così tanti problemi con il figlio possa dire quelle cose ad una dell’età del figlio. Esiste Dio e con te non sarà clemente!!!». L’ex re di Ceppaloni spiega: «Ho dato a un notaio la documentazione, sto valutando la querela per ingiuria e minacce. Vorrei chiedere se questo è lo stile difeso dal premier Letta, e se il Capo dello Stato approva che i ministri della Repubblica mostrino atteggiamenti di arroganza e minaccia, peraltro verso parlamentari che esprimono opinioni non offensive, che sono frutto di autentiche prove e sofferenze personali». A Benevento, non si parla d’altro. Perfino il Pd sapeva ma era silente. Ma da qualche giorno il votatissimo deputato dei democrat, Umberto Del Basso de Caro, noto penalista del Sannio, dice senza mezzi termini: «Se ci sarà la mozione di sfiducia, non ho dubbi, la voterò. Certo, con dispiacere perché il premier Letta è stato qui capolista in Campania 2, gli ho fatto la campagna elettorale. Ma questa vicenda presenta punti oscuri». È vero che le sono stati riferiti adirati commenti del suo collega pd Francesco Boccia, marito della De Girolamo? «Lasciamo stare».
Un greve intreccio italiano spunta tra gli atti. Una sequenza di presunti abusi, pressioni, indebite intrusioni nella gestione di nomine e appalti. La storia comincia nell’autunno 2011, quando su indicazione di Sua Sanità De Girolamo arriva al vertice della Asl, il manager Rossi. Continua con le intercettazioni a tradimento fatte dall’ex direttore amministrativo Felice Pisapia (ben 27 ore), dirigente epurato, ora accusato di truffa e sottosposto ad obbligo di dimora a Salerno. Ma in quelle registrazioni, alcune consegnate alla Procura, altre ancora top secret, c’è la voce di Nunzia a suggerire di inviare controlli contro un titolare di un bar dell’ospedale Fatebenefratelli che poi sarà casualmente chiuso da un accesso dei Nas, e sostituito dallo zio della De Girolamo. In altra registrazione il ministro, si scopre ora, riunita col suo cerchio magico, con manager come Rossi, e i fedelissimi Luigi Barone e Giacomo Papa, dice: «Ma chi è questa stronza?», riferito, stando alla ricostruzione, alla donna che ha osato fare una multa ad un imprenditore di mozzarelle, Giovanni Perfetto, amico della De Girolamo. Intrecci che tornano ora nelle dichiarazioni di un superteste. Lui è Arnaldo Falato, tre lauree, attualmente in viaggio in Argentina. Interrogato un anno fa, il 14 gennaio 2013, dal pm Giovanni Tartaglia Polcini, Falato, dirigente responsabile del Servizio organizzazione aziendale e budgenting della Asl, dice: «Il dottor Rossi mi disse chiaramente che sui nostri tre nominativi (io, Giovanni De Masi, caposervizio Provveditorato e Felice Pisapia, capo del Servizio bilancio) non c’era nessun gradimento politico. Perché? Eravamo la vecchia guardia Udeur. Mi chiese addirittura di dargli una mano per esautorare Pisapia e De Masi. Io gli risposi che non era possibile, la rotazione degli incarichi doveva avere una motivazione ». Ma per conto di chi agirebbe, Rossi? Ammesso che faccia fede la sua stessa voce, è proprio il manager a dire alla De Girolamo, nel 2012, in uno dei tanti incontri intercettati da Pisapia: «Nunzia io non resterei un secondo di più qui alla Asl, se non per te e con te, perché la nomina l’ho chiesta a te, tu me l’hai data ed è giusto che ci sia un riscontro (...)». Ma continuiamo ad ascoltare Falato. «Il manager mi disse anche che una volta andato via De Masi aveva intenzione di sospendere tutte le gare d’appalto (...) Feci presente a Rossi che di tutte le gare, quella relativa al 118 era urgente e doveva essere portata avanti anche per evitare di esporre la Asl a risarcimenti (...). Ma lui mi rispose che si trattava proprio della gara che doveva bloccare assolutamente». E c’è dell’altro. Sempre Falato: «Per quanto a mia conoscenza vi sono atti amministrativi non in linea con l’attuale legislazione adottati dall’attuale direttore generale», tra cui «provvedimenti peggiorativi della posizione dei cosiddetti avversari politici ». Perché Rossi, a detta di Falato — che non risulta indagato per calunnia — parlava molto chiaro sulle “preferenze” della pubblica amministrazione. «Il direttore generale mi ha più volte espressamente rappresentato di voler favorire le imprese vicine al Partito della Libertà mentre simile sorte non doveva essere più assicurata ad altre imprese come ad esempio la Sanit o la Pulitecnica, ree di essere troppo vicine ad altro partito politico». Sanit e Pulitecnica risultano effettivamente estromesse o danneggiate. Sarà un caso.
L’affaire di Sua Sanità resta carico di spine. Non solo per la De Girolamo, ma anche per il governatore Caldoro e per Rossi. Possibile che il manager resti al suo posto? Nuovamente interpellato, come il 18 dicembre quando Repubblica aprì il caso, il manager ribatte: «Qualunque cosa io dica viene strumentalizzata, non posso parlare, lei capirà».