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 2014  gennaio 11 Sabato calendario

INTERDIZIONE E LEGGE SEVERINO IL CAVALIERE NON PUÒ CANDIDARSI


Una tenaglia stretta, e praticamente insuperabile. Il decreto Severino da una parte, l’interdizione di due anni dai pubblici uffici dall’altra. Non ancora definitiva quest’ultima, ma prossima alle viste. Berlusconi finge di ignorare entrambi gli ostacoli. Eppure, sono proprio questi i presupposti della sua incandidabilità. In Italia come in Europa. Stiamo agli impedimenti tecnici, ovviamente, visto che l’ex premier non dà alcun peso al fatto che dovrebbe candidarsi e sostenere una campagna elettorale nel bel mezzo di una pena da scontare, i nove mesi residui per la condanna Mediaset, seppure, come pare probabile, con un affidamento ai servizi sociali. Ma evidentemente egli non vive questo come un inciampo politico. Magari pensa proprio di sfruttarlo per l’ennesima propaganda contro i giudici che, come ha ripetuto tante volte, “hanno pianificato la distruzione della sua immagine di uomo pubblico”.
Ma stiamo ai fatti. A partire dal decreto legislativo 235 del 31 dicembre 2012, “figlio” della legge anti-corruzione, firmato dall’ex Guardasigilli Paola Severino. All’articolo 4 quel testo non lascia adito a interpretazioni controverse. Dice che “non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di membro del Parlamento europeo coloro che si trovano nelle condizioni di incandidabilità”, e cioè una condanna ad almeno due anni di carcere per un reato grave. Giusto il caso di Berlusconi, tant’è che proprio questo stato lo ha reso incompatibile con la permanenza a palazzo Madama, dove l’aula ha votato la sua decadenza il 27 novembre dopo una battaglia durata tre mesi. Una legge ineluttabile, la Severino, che difficilmente potrebbe essere stoppata dai ricorsi alla giustizia amministrativa cui si affida Berlusconi.
E comunque, Severino a parte, pesa sull’ex premier l’interdizione dai pubblici uffici. La Corte d’appello di Milano l’ha decisa il 19 ottobre, misurandola in 2 anni (erano 5, ma sono stati giudicati eccessivi dalla Cassazione ad agosto e rimandati a Milano per una rivalutazione che li ha più che dimezzati). I giudici dell’appello hanno anche motivato tempestivamente la decisione, appena dieci giorni dopo. Ma, colpa forse della burocrazia giudiziaria, quel fascicolo è giunto al palazzaccio di piazza Cavour appena da qualche giorno. Dovrà passare per il cosiddetto “ufficio spoglio” e solo a quel punto essere assegnato alla terza sezione penale presieduta da Saverio Mannino. Difficile, adesso, fare previsioni sui tempi in cui il caso sarà trattato. Una cosa è certa, non ci saranno né accelerazioni, né decelerazioni, il caso Berlusconi seguirà la solita trafila. Ma tra assegnazione, notifiche, tempi per il controricorso dei legali di Berlusconi, udienza e motivazioni, non pare probabile che la decisione definitiva possa giungere prima del 25 maggio. Va da sé che un’interdizione emessa dopo un’eventuale elezione comporterebbe l’esplodere di un “caso Berlusconi” anche tra Bruxelles e Strasburgo. Ma per certo l’ex Cavaliere non teme né le polemiche, né gli scontri. Così come è deciso a “superare” d’un balzo le inevitabili difficoltà che saranno connesse al suo stato di prossimo condannato che sconta la pena. Anche qui il calcolo dei tempi non è facile, ma tutto lascia ipotizzare che per maggio il leader di Forza Italia non sarà più libero come adesso, bensì sottoposto alle continue autorizzazioni del giudice di sorveglianza. Ma ciò, anziché intimorirlo, sembra spingerlo alla sfida.