Guglielmo Buccheri, La Stampa 11/1/2014, 11 gennaio 2014
“C’È ANCORA CHI DICE NO A NAPOLI E NON È QUESTIONE DI SOLDI...”
Aurelio De Laurentiis lo dice con fermezza e convinzione, forte dei numeri e del progetto. «Il Napoli non è più una Cenerentola, abbiamo Higuain, abbiamo avuto Cavani», precisa il patron partenopeo riferendosi alle mosse sul mercato e soprattutto alla dimensione acquisita dalla sua creatura.
Sotto il Vesuvio, però, c’è qualcosa che non quadra. Ed è il numero uno del club ad accendere (o riaccendere) l’attenzione: De Laurentiis parla accanto al cardinale Crescenzio Sepe, nella Chiesa di Donnaregina Vecchia in occasione del via ad un torneo giovanile. «Napoli - così il gran capo degli azzurri - è una realtà particolare, si ama senza se e senza ma, a volte è difficile convincere delle persone a venire qui. Questa è una città che, se non la conosci, non conosci la sua storia e la sua gente, non la capisci e non c’entrano nulla il fair-play finanziario o i costi. A volte - sottolinea De Laurentiis - è difficile andare a bussare alle porte di alcuni grandi club, non è solo questione di soldi».
La riflessione del patron del Napoli appare smascherare una realtà che può sgonfiare il pallone e il suo movimento. De Laurentiis è molto attento a non entrare nel merito delle ultime operazioni di mercato date per concluse e ancora in sospeso come il caso Gonalons, centrocampista del Lione promesso sposo per una cifra di circa 17 milioni di euro e, ad oggi, non ancora un giocatore azzurro. Ma, allo stesso tempo, il numero uno partenopeo sembra voler raccontare urbi et orbi il perché di molte idee rimaste tali sul via vai dei trasferimenti, estivi o di riparazione a gennaio. Tutto ciò che accade in città ha un clamore impressionante e in città, negli ultimi tre anni, si sono susseguite anche le rapine ai giocatori, alle loro mogli, per strada o nelle case (famiglia Cavani, Lavezzi, Behrami e Fernandez). «Non siamo più una Cenerentola...», è la rivendicazione di De Laurentiis. Ma, spiega l’imprenditore cinematografico che ha rianimato il pallone sotto al Vesuvio, «chi viene a Napoli deve amarla, senza se e senza ma».