Stefano Rizzato, La Stampa 11/1/2014, 11 gennaio 2014
L’ITALIANO VERO NON ESISTE SONO ALMENO 57
A tenerli insieme ci sono il passaporto e una bandiera. A dividerli quasi tutto il resto. Lingua e tradizioni, ostacoli naturali e colore degli occhi. E, più in profondità, anche il patrimonio genetico: tutto il codice nascosto tra le eliche del Dna e destinato a passare di padre in figlio. Eccoli qua, i 57 diversi tipi di italiani. Diversi tra loro più di quanto lo siano uno spagnolo e un ungherese. Siamo il Paese con la biodiversità umana più estesa d’Europa e a ricordarcelo ora c’è uno studio specifico, che ha coinvolto quattro atenei: la Sapienza di Roma insieme alle università di Bologna, Cagliari e Pisa.
Il lavoro è partito nel 2007 e ha unito genetica e antropologia. Da una parte, la raccolta di campioni di saliva, poi catalogati e confrontati, nei luoghi più isolati d’Italia. Dall’altra, di pari passo e incrociato, un meticoloso studio linguistico, culturale ed etnografico. «Abbiamo sfruttato l’aspetto genetico per mostrare in tutta la sua ricchezza la diversità umana del nostro Paese», spiega Giovanni Destro Bisol, antropologo della Sapienza che ha coordinato il team di scienziati.
«In pochi sono a conoscenza di questo patrimonio. Pochi sanno che esistono comunità d’origine croata tra Abruzzo e Molise, oppure che ci sono dodici minoranze linguistiche italiane tutelate dalla Costituzione».
Guardando ai geni, i ricercatori hanno posato la loro lente su due elementi: il Dna mitocondriale, ereditato esclusivamente per via materna, e il cromosoma Y, localizzato nel nucleo delle cellule ma ereditato solo nella linea maschile. «Sono due indicatori molto sensibili, che tengono traccia anche di variazioni ed evoluzioni recenti - spiega l’esperto - ma l’unicità italiana dipende molto dalla geografia: in un Paese lungo e stretto, con una miriade di habitat diversi, la biodiversità umana non è meno accentuata di quella che riguarda piante e animali».
In gran parte dei casi, è stata la combinazione tra isolamento geografico e linguistico a proteggere l’unicità di popolazioni che ancora oggi risultano diversissime persino da quelle confinanti.
«In Europa – conclude Destro Bisol – un melting pot comparabile c’è solo nei Paesi balcanici. Pensi che, messe insieme, le minoranze presenti sul territorio sono il cinque per cento degli italiani. Sono comunità sempre più piccole, che tendono a spopolarsi e vivono la loro identità con intensità e orgoglio. Ma anche con la profonda consapevolezza di essere parte della stessa nazione».