Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 12 Domenica calendario

QUELLO STRANO CASO DEL PRESIDENTE TIFOSO, DI UN’ALTRA SQUADRA

Il dubbio, sentendo Giorgio Squinzi dire dalla Germania che non vuole parlare della partita, è che stia usando l’ormai celebre telefonino con la cover rossonera sfoggiato in giugno al congresso della Cisl. Il particolare resta nascosto, ma la fede calcistica del proprietario del Sassuolo e presidente di Confindustria non è un segreto e non ha bisogno di conferme. Non vuole parlare, forse non ha voglia di farlo visto il momento poco felice della squadra, però assicura che, esauriti gli impegni di lavoro all’estero, stasera sarà al Mapei Stadium e che si terrà «rigorosamente neutrale». Mesi fa, a promozione non ancora raggiunta, si era spinto oltre, andando là dove lo portava il cuore: «Quando giocheremo col Milan, non avrò dubbi: tiferò Milan». Ai suoi venditori (ceramiche e piastrelle) per essere convincenti raccomandava: «Fate come Gattuso».

La figuraccia Squinzi nasce a Cisano Bergamasco, il paese di Donadoni: un segno del destino. Nel 1970 fonda col padre la Mapei, lavora duro e per decenni coltiva le due grandi passioni, calcio e ciclismo, fin quando, nel 2004, fa il passo decisivo: compra il Sassuolo, in C2. All’inizio della stagione 2008-2009, con la squadra al comando in B, si lascia andare all’iperbole: «Andiamo in Champions e poi compro Kakà». Il Milan da sfidare (e magari, un giorno, da comprare) e l’Inter da battere. Il derby diventa quasi un’ossessione: «Mi stuzzica molto l’idea di incontrare e battere l’Inter (in ufficio anni fa teneva una targa con scritto Inter 0-Sassuolo 1, ndr )», proclama, stavolta a Serie A conquistata il giorno del 70° compleanno. Come no: i 7 gol presi in settembre lo stendono. «Una figura non accettabile», dice incredulo. Non ha smaltito la rabbia, anche ora ripete: «Un trauma che non sono riuscito a dimenticare». Sette gol, e contro l’Inter! Lui che aveva aspettato quella gara come un bambino aspetta Babbo Natale...

In difesa di Max Lo scorso aprile, alla presentazione del nuovo centro Mapei, l’umore è diverso: la promozione vicinissima, il Milan tornato a correre. Quel giorno di festa Squinzi, parlando di nuovi stadi, spiega: «Per il Sassuolo non lo costruirei mai.. Certo, se lo dovessi fare per il Milan, allora andrei di corsa». E poi: «Diciamo che, pur con le legittime differenze, puntiamo sullo stesso progetto: i giovani. Noi abbiamo il gioiellino Berardi e sappiamo quali possono essere le nostre prospettive. Allegri ha Balotelli, uno dei pochi che si fanno vedere e si fanno sentire, in egual misura». Già Allegri, l’allenatore che ha voluto per portare il Sassuolo in B nel 2008 e che poi ha sempre rimpianto di aver lasciato andare al Cagliari. Sulla graticola da mesi. Prima della fine del campionato, Squinzi rivela: «Berlusconi ogni tanto mi chiama e mi dice “Quel tuo allenatore lì non capisce niente. Pensa che mi mette El Shaarawy in panchina”». Poi difende Max: «Con i mezzi a disposizione ha fatto tutto il possibile. Io lo terrei». Un anno prima, nel marzo 2012, era stato Allegri a fare i complimenti al nuovo presidente di Confindustria: «Siamo stati un anno assieme e ho conosciuto una persona squisita con cui è facile andare d’ accordo. Credo che sia un industriale capace e adatto per quell’incarico». E il Milan l’aveva definito così: «Un grande sportivo e anche un grande tifoso rossonero». Panchine che tremano. Di Francesco, l’allenatore di oggi, rischia grosso: in caso di sconfitta, il destino è segnato. Squinzi sarà in tribuna, diviso in due, la sua piacevole condanna. Dopo il sorprendente pareggio del Sassuolo in casa della Roma, aveva detto. «Se Di Francesco sistema la difesa ci possiamo anche salvare. Non so se è pronto per una grande squadra, prima deve fare bene in A». Il giudizio è cambiato? E quanto?