Luca Orlando, Il Sole 24 Ore 10/1/2014, 10 gennaio 2014
LA MORSA DELLA CRISI RIDUCE I RIFIUTI AI LIVELLI DEL 2001
Per trovare un livello più basso bisogna fare un salto indietro di 14 anni, al 2000. Non male se l’indicatore è la quantità di rifiuti urbani prodotti in Italia, anche se in realtà la riduzione non è altro che il sintomo della crisi generale del Paese, tradotta in un calo generalizzato dei consumi, dunque degli scarti. Sulla base dei dati raccolti nelle principali città italiane il calo del 2013 è nell’ordine del 2%, che su base nazionale significa 600mila tonnellate in meno. L’uscita dalla crisi dunque ancora non c’è, anche se la frenata della raccolta è più che dimezzata rispetto al tracollo del 2012, quando la riduzione globale fu del 4,5%, 1,4 milioni di tonnellate.
Le stime preliminari 2013 portano l’Italia ad una produzione globale di 29,4 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, in linea con il dato del 2001. A Roma, maggiore "produttore" nazionale, il calo della raccolta indifferenziata nel 2013 è stato di sette punti percentuali, poco meno di 90mila tonnellate, quasi tutte però compensate dalla corrispondente crescita della differenziata, con il risultato di una riduzione globale minima dei volumi, decisamente inferiore al -2,4% del 2012, con una perdita di oltre 40mila tonnellate. Per Milano le tonnellate prodotte sono scese del 2,5%, oltre un punto in meno rispetto all’anno precedente. Situazione ancora migliore a Bologna, che per l’intero anno vede una riduzione limitata a tre tonnellate, l’1,7% in meno rispetto al 2012, quando il calo invece era stato del 2,5%. A Venezia il gap è analogo, limitato all’1,8% a fronte di un crollo di oltre otto punti nel 2012. Meglio Verona, con 131mila tonnellate, stabile rispetto al 2012. Per Torino la frenata dei primi 11 mesi è del 3%, decisamente inferiore rispetto al gap 2012, valutato in quasi 5 punti percentuali. A Genova la situazione resta negativa, con quantitativi in calo del 4% a 313mila tonnellate, mai così male dal 2006. A Firenze nei primi 10 mesi dell’anno il bilancio è invece quasi alla pari (-0,5% per le quantità), mentre allargando l’analisi ai 12 comuni serviti dalla società di raccolta Quasdrifoglio il saldo del 2013 diventa addirittura positivo, anche se solo dello 0,11 per cento.
Scendendo a Sud il quadro non cambia e anche a Napoli la crisi dei consumi sembra attenuarsi, con un calo dell’1,4% nei primi 11 mesi dell’anno, inferiore di quasi un punto rispetto alla riduzione sperimentata nel 2012. Proiettando questi dati su base nazionale i quantitativi raccolti dovrebbero scendere a 29,4 milioni di tonnellate, tornando ai livelli del 2001. Rispetto all’apice del 2007, prima della crisi, il gap è del 9,5% (curiosamente simile alla dimensione della frenata del Pil nello stesso periodo), una differenza che vale più di tre milioni di tonnellate, 50 kg all’anno in meno per ciascun italiano. Sulla base dei dati delle maggiori città il trend di caduta sembra dunque attenuarsi ma anche se la crisi è in via di superamento i sintomi delle difficoltà restano ancora ben radicati nei comportamenti delle famiglie. Un esempio per tutti a Torino, dove i rifiuti dei mercati crollano del 14%. Non tanto per la riduzione del numero di bancarelle o degli acquisti, quanto soprattutto per il più completo utilizzo di frutta e verdura: anche i prodotti con qualche difetto oggi vengono venduti mentre in passato si gettava di più.