Valerio Cappelli, Corriere della Sera 10/1/2014, 10 gennaio 2014
DISNEY DIVIDE HOLLYWOOD MERYL STREEP: ERA ANTISEMITA
«Walt Disney? Un bigotto antisemita». Meryl Streep fende i tavoli della cena, consegna il premio a Emma Thompson, le due grandi attrici si stampano un bacio sulle guance, ma nel suo «benvenuto» da cerimoniere Meryl, 3 premi Oscar, all’inizio scherza su se stessa («Oh, la premiata non sono io, è così assurdo!»), poi elogia la collega e infine prende a schiaffi il papà di Topolino: «Walt Disney era un bigotto a cui non piacevano per niente le donne, e nella sua vita ha appoggiato una lobby antisemita». Dà peso alle sue parole citando una testimonianza dello scomparso animatore Ward Kimball, storico collaboratore di Disney che collaborò ad Alice nel paese delle meraviglie e creò il perfido gatto Lucifero in Cenerentola : «Secondo Kimball, Disney non si fidava dei gatti e delle donne. Le persone più creative sono spesso irritanti, eccentriche, complicate. L’eccesso di immaginazione può produrre un deficit di umanità». Le accuse al re dei cartoon di razzismo e misoginia non sono nuove.
Ma una premiazione non è la sede naturale per ritirarle fuori, e il mondo senza Disney sarebbe più triste. La sala è piombata nel gelo, dicono che quelli seduti più lontano avevano lo sguardo incredulo di chi vede la realtà col binocolo rovesciato. Non è stata certo una cerimonia noiosa, una di quelle premiazioni ingessate di cui l’Italia è primatista.
New York, cena di gala della National Board of Review (l’associazione della critica cinematografica USA). Emma Thompson viene premiata come migliore attrice per la sua interpretazione in Saving Mr. Banks . È il film di John Lee Hancock sulla lunga e faticosa opera di convincimento di Walt Disney per ottenere i diritti del romanzo che Pamela Travers aveva scritto vent’anni prima su Mary Poppins . C’è una storia parallela, perché il passato di Miss Travers ha molto a che fare con l’invenzione della sua Supertata. Nel 1964 il film si aggiudicò 5 Oscar.
Anche i due protagonisti, Emma Thompson e Tom Hanks, sono in corsa per le statuette. Preceduta da un video-tributo alla sua carriera di dieci minuti, alla cerimonia Emma ha ringraziato la platea: «In occasioni del genere lamento la mancanza di ruoli per le donne, ma quest’anno sono stati come i bus a Londra, aspetti per ore quello giusto e improvvisamente ne arrivano uno dopo l’altro. È stato un anno straordinario per noi attrici. Hanno prodotto un film su una 60enne che non è stata madre o moglie. Quando mai è successo?».
Però a tenere banco è stata la polemica che ha diviso il salotto buono di Hollywood, le star liberal che si dividono. Tom Hanks nel film appare con i baffetti «alla Disney», perfetto nella postura e nel modo di parlare, si è sempre speso per i democratici, ma Hollywood è un business troppo grosso e nelle interviste su Mary Poppins ha parlato in modo zuccheroso della prima volta che visitò Disneyland: «Ho visto il parco come lo aveva inventato lui, Disney è una leggenda, come Elvis Presley, lo vedevo ogni domenica sera nel suo show in tv, avrei voluto vivere vicino a lui». Insomma, non ha sollevato proprio rilievi critici. Le polemiche cominciarono a circolare presto. Nel 1933 I tre porcellini , il cui successo consentì a Disney di realizzare Biancaneve e i sette nani , fu un caso cinematografico. In origine il Lupo, nella scena in cui si traveste da venditore di spazzole, indossava una maschera da mercante ebreo. Disney fu costretto a sostituirla. Proprio un anno fa a Madrid è andata in scena l’opera The Perfect Man , che illumina il lato oscuro di Disney. «Era misogino, superbo, megalomane, razzista, che aveva un odio viscerale per i sindacati», disse Peter Stephan Jungl, l’autore del racconto da cui è tratta l’opera. Philip Glass, che ha scritto la musica, si arrampicò sulle note per salvare il salvabile: «Dovete considerare che Disney era un uomo del suo tempo, conservatore e visionario al tempo stesso».
Il film su Mary Poppins non mostra la natura controversa di zio Walt, c’è piuttosto la spigolosa determinazione dell’autrice che a un certo punto esclama: «Non voglio che trasformi Mary Poppins in uno dei suoi sciocchi cartoni animati». E Disney: «Nulla avverrà senza il suo consenso». Il cielo sopra Disneyland non è sempre azzurro.
Valerio Cappelli