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 2014  gennaio 10 Venerdì calendario

PADRE O PATRIGNO QUEI DUE VOLTI CHE SI INCROCIANO


Papà Disney o patrigno Disney? Probabilmente sono esatte entrambe le definizioni, anche se non è ben chiaro quando si debba passare dall’una all’altra. E se negli Stati Uniti propendono per la seconda, in Europa vince la prima. Questioni di punti di vista, che fanno sembrare il bicchiere ora mezzo pieno ora mezzo vuoto. Non è certo un segreto che Disney fosse stato un informatore dell’Fbi (come metà di Hollywood, più o meno). Così come le sue posizioni politiche erano più vicine ai repubblicani che ai democratici. Ma da qui a farne un campione della reazione probabilmente ce ne passa. Nel 1994 Marc Eliot scrisse un libro (tradotto in italiano da Bompiani col titolo Walt Disney, il principe nero di Hollywood) dove non si risparmiava un’accusa al papà di Topolino: antisemita e isolazionista, nemico dei comunisti e dei sindacati (il che gli costò due lunghi scioperi), organizzatore dittatoriale del lavoro dei propri dipendenti (avrebbe messo i cartellini segnatempo anche per temperare le matite…). Il tutto condito dalla «solita» lettura psicoanalitica che vedeva nel violento autoritarismo del padre (che lo prendeva spesso a cinghiate) e nei dubbi sulla sua nascita (Walt pensò a lungo di essere stato concepito fuori dal matrimonio) la spiegazione di tutto o quasi. Nel 2005 invece, Mariuccia Ciotta pubblicava, sempre per Bompiani, Walt Disney, prima stella a sinistra e leggeva in chiave «progressista» quello che altri avevano visto come reazionario: Disney e i suoi personaggi come «disertori di forme contro ogni appartenenza identitaria e sessuale» capaci di spingere alla «rottura dei codici». È il dilemma che nasce se si mettono a confronto vita e opere, privato e pubblico: come uomo Disney aveva probabilmente molti difetti ma i film che ha prodotto sono capolavori. E questa mi sembra la cosa più importante.