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 2014  gennaio 10 Venerdì calendario

IL CALCIO SECONDO SHERWOOD “QUALE TATTICA, GIOCATE LIBERI”


Nel calcio odierno sembrano esserci due tipi di allenatori: i tatticisti e i supertatticisti. A quest’ultima categoria appartiene André Villas-Boas, il 36enne presunto prodigio portoghese, licenziato il mese scorso dal Tottenham (come dal Chelsea due anni fa), discepolo di un altro tecnico iper-cerebrale, Josè Mourinho: il gioco per loro è programmato come il software di un computer, i loro giocatori ricevono schede, video e statistiche sugli avversari da studiare come manuali. Ma ogni tanto salta ancora fuori un terzo genere di allenatore. Uno come Tim Sherwood, al suo primo incarico in panchina proprio come sostituto di Villas-Boas al Tottenham. Nell’intervallo della sua prima partita, quei cruciali 15 minuti in cui un coach grida, striglia o magari tira fuori una lavagnetta e fa ripassare gli schemi ai giocatori, Sherwood ha lasciato tutti a bocca aperta con un’attività insolita: si è preparato una tazza di tè. Eppure gli Spurs, da quando è arrivato, hanno ottenuto in campionato tre vittorie (inclusa una contro il Manchester United all’Old Trafford) e un pareggio. E soprattutto hanno cominciato a segnare e divertire. «Sono più avventurosi di prima», ammette Arsene Wenger, il tecnico del’Arsenal.
La novità non si limita a una “cup of tea” nell’intervallo: si estende alla tattica. Nel senso che Sherwood non ne fa molta. «Nel football si sente parlare un sacco di moduli e schemi, di 4-4-2, 4-4-3 e via dicendo», ha dichiarato, «ma quello che conta, alla fine, è il passaggio giusto al compagno e mettere la palla in rete». E’ insomma un allenatore vecchia scuola, palla avanti e pedalare. Le istruzioni meticolose di Villas-Boas avevano rinchiuso i giocatori del Tottenham (sconfitto 6-0 dal City e 5-0 dal Liverpool) in una gabbia: Sherwood li ha liberati dall’eccesso di schematismo. E al posto del singolo attaccante che è la norma di questi tempi, ne ha messi due: uno dei quali, Emmanuel Adebayor, aveva giocato soltanto 45 minuti sotto Villas-Boas dall’inizio della stagione, mentre con lui è stato quasi sempre in campo, segnando tre gol in quattro match. «Tim ha prodotto un grande cambiamento nello spogliatoio», racconta il centravanti. «Spesso i giocatori ricevono troppe informazioni e nemmeno le capiscono bene, specie se sono stranieri», osserva l’allenatore. Lui prima di una gara ha un solo incontro con la squadra, dà istruzioni brevi, ripete due volte: «Avete capito bene?». A 44 anni prende con filosofia l’opportunità della sua prima panchina, dopo una carriera da discreto giocatore e poi direttore sportivo (con gli Spurs). «Chiedono di me, è troppo giovane, troppo inesperto?», ha detto al Wall Street Journal, che gli ha dedicato una pagina per il suo approccio anti-modernista. «Ma sono domande che valgono solo finché perdi. Se vinci, non se le pone più nessuno». Per adesso i fatti gli danno ragione. Ma non si fa illusioni. «Alla prossima partita potrei diventare il peggior allenatore nella storia del Tottenham. Sono realista. So come vanno le cose nel mondo del pallone». E in tal caso magari gli Spurs farebbero di nuovo la corte a un supertatticista stile Villas-Boas.