Francesco Bonazzi, Dagospia 10/1/2014, 10 gennaio 2014
Nei palazzi della politica c’è chi comincia a chiamarlo "Zero Moniti". E chi ha i figli in età da Gormiti sospetta ormai che il campione del Popolo del Mare denominato "L’imprevedibile Silente" esista davvero e risieda al Colle
Nei palazzi della politica c’è chi comincia a chiamarlo "Zero Moniti". E chi ha i figli in età da Gormiti sospetta ormai che il campione del Popolo del Mare denominato "L’imprevedibile Silente" esista davvero e risieda al Colle. Perché dopo mesi di discorsi, ammonimenti, convocazioni, consigli, pubblici rimbrotti e accorate raccomandazioni, a dieci giorni dal discorso di fine anno Giorgio Napolitano sembra essersi cucito la bocca. Mentre Matteo Renzi martella il governo ogni santo giorno, aiutato anche da ministri maso-erranti come Saccomanni e Carrozza, e perfino quel che resta di Sciolta Civica si permette di lanciare ultimatum a Enrico Letta, il capo dello Stato non manda neppure i soliti segnali di fastidio per le polemiche, gli scontri e tutto ciò che, in altri tempi, gli avrebbe fatto lanciare l’"allarme stabilità". GIORGIO E CLIO NAPOLITANO IN ALTO ADIGEGIORGIO E CLIO NAPOLITANO IN ALTO ADIGE Che è successo? Si sono raffreddati i rapporti con Letta junior o lo spread in ribasso lo sta spingendo verso le braccia di Morfeo? Né l’una né l’altra cosa, spiega chi lo conosce bene. Le ragioni del silenzio presidenziale sarebbero sostanzialmente tre. La prima ha le proprie radici nella lunga storia politica di Napolitano nel Pci e si potrebbe chiamare "rispetto atavico del segretario del partito": fin dai tempi dell’Ungheria, pur restando quasi sempre nella minoranza, non ha mai contestato la segreteria di turno e ha sempre nutrito un sacro rispetto verso il compagno segretario. Ora, è vero che al posto del Pci c’è il Pd e che Renzi non era certo il suo candidato preferito, ma il presidente della Repubblica non si permetterebbe mai di "tirare le orecchie" a chi nel frattempo è diventato segretario. napolitano letta renzinapolitano letta renzi La seconda ragione dei silenzi quirinalizi - almeno finora - risiederebbe nell’ammissione che, pur con toni magari non proprio felpati, Renzi sta oggettivamente stanando tutti i partiti sulla riforma della legge elettorale e se il presidente della Repubblica intervenisse su questo tema, che notoriamente gli sta a cuore come pochi, non sarebbe certo per chiedere comprensione nei confronti delle paure del Nuovo centrodestra di Alfano, ma per spronare le Camere a non fare melina. Un intervento che però Napolitano per ora evita perché il sindaco di Firenze sembra ben lanciato di suo e perché Letta potrebbe sentirsi veramente accerchiato. napolitano renzinapolitano renzi Il terzo motivo della comparsa de "L’imprevedibile Silente" sul Colle è di natura familiare. Chi era nelle stanze del Quirinale quando Re Giorgio spiegò alla moglie Clio che intendeva accettare la disperata richiesta dei partiti di affrontare un secondo mandato arrivata dai partiti, ricorda che la signora non la prese benissimo, per usare un eufemismo. E pare che il marito le abbia promesso che appena si fosse usciti dall’emergenza si sarebbe dimesso. Bene, ora che Renzi è diventato segretario e si vede la luce in fondo al Porcellum, qualunque intervento di Napolitano che potesse anche solo dare l’impressione di una frenata sembrerebbe un nuovo scherzo all’incolpevole Clio. Giorgio Napolitano e Enrico LettaGiorgio Napolitano e Enrico Letta Infine, c’è un argomento che è davvero tabù, ma popola le elucubrazioni di mezzo Parlamento e non solo. Si tratta dell’opinione di Napolitano su un voto accorpato Politiche-Europee a fine maggio. Si sa che il presidente era contrario a elezioni prima del 2015 e per carità, anche Renzi dice così. Ma se passa la riforma elettorale in tempo utile, e si salvaguardia il semestre europeo a guida italiana affrontandolo con un governo nuovo di zecca, neppure il capo dello Stato avrebbe molto da ridire. Anzi.