Anna Peyron, La Stampa 10/1/2014, 10 gennaio 2014
DA SIMBOLO DI FEMMINILITÀ A ICONA DEL CRISTIANESIMO
Dopo la grande sovraesposizione di cui gode nella romanità e l’indiscutibile fascino che le si riconosce, la rosa - ci può sembrare di difficile comprensione - vive un lungo periodo di declino, una relativa oscurità che si protrae per alcuni secoli a partire dalla caduta dell’impero romano. La ragione principale è la crescente influenza del Cristianesimo e il suo iniziale rifiuto delle divinità pagane perché appartenenti alla religione dei Romani, i suoi più crudeli persecutori.
Nella prima fase ascetica, il Cristianesimo ha diversi problemi a trovare alternative simboliche ed emotive alle numerose divinità romane sostituite dal concetto di un unico Dio. Solamente nel medioevo la chiesa cattolica si reimpadronisce della rosa, come uno dei maggiori simboli culturali. Riparte dalla sua coltivazione nei giardini dei monasteri, dalla sua rappresentazione nelle più diverse forme delle arti figurative, dalla riduzione a modello geometrico nella decorazione architettonica: è una rosa il rosone sulle facciate delle chiese medioevali. Le antiche religioni hanno simbolizzato con la rosa i differenti aspetti della femminilità come l’innocenza, la purezza, la sessualità, la fecondità, la maternità personificate da dee come Afrodite, Atena, Artemide, Era.
Ora è la Chiesa a dedicare al culto di Maria la rosa come simbolo di purezza e insieme simbolo di maternità, un ossimoro racchiuso nel mistero della nascita di Cristo da una vergine. Il simbolismo della rosa non è solo associato a Maria, ma anche a suo figlio Gesù, che ha versato il suo sangue per la salvezza dell’umanità e le cui cinque ferite sulla Croce sono simbolizzate dalla rosa a cinque petali.
L’antico significato di «rosario», inteso come giardino di rose mariano, diventa il nome della corona di grani (possibilmente fatti di bacche di rose essiccate o intagliate in legno di rosa) usata dai monaci per contare, inizialmente i paternoster, in seguito le avemaria.
Sono molti i significati che la simbologia cristiana attribuisce alla rosa: Sant’Ambrogio indica le spine delle rose come simbolo dei tormenti dei martiri, mentre la Vergine è definita una rosa senza spine perché nata senza peccato originale.
Nella pittura rinascimentale un cespuglio di rose sta a rappresentare la Natività della Madonna, se la rosa è dipinta col gelsomino simboleggia la fede, un grembiule pieno di rose è un attributo di Santa Elisabetta d’Ungheria, un cesto con tre rose e tre mele di Santa Dorotea, una corona di rose bianche è il simbolo delle vergini, una ghirlanda di rose incorona Santa Rosalia e Santa Cecilia.
La Chiesa cattolica dunque, favorendo la coltivazione delle rose orientali giunte in Europa tramite le Crociate, dà a quello che era stato il simbolo di Afrodite, Iside ed Eros il nuovo significato di rosa mystica, simbolo della Madonna. Da questo nuovo significato in poi la rosa sarà anche utilizzata per esprimere i più delicati e puri sentimenti profani, diventando simbolo dell’amor cortese, di una finalità raggiunta in maniera perfetta e assoluta: centro mistico, cuore, donna amata, emblema del vero amore.