Stefano Rizzato, La Stampa 10/1/2014, 10 gennaio 2014
MOGOL: “ABITAVO LÌ, SONO FUGGITO DALLA DIOSSINA E DAI CAPANNONI DELLA GENTE PERÒ HO UN BEL RICORDO”
Se è ancora un posto con le stradine, i prati e gli alberi, è merito del campo di golf, diciotto buche con il Resegone sullo sfondo. Oggi il verde residence di Dosso di Coroldo, il luogo dove Mogol e Lucio Battisti vivevano e creavano, è incastrato tra due zone industriali. Due delle tante, qui, a nord di Monza, quasi a metà strada tra Como e Lecco.
«I luoghi che aveva celebrato Stendhal – racconta l’autore di numerose grandi canzoni – sono stati sommersi dal cemento industriale e dai capannoni. Per l’economia sarà stato un bene. Per me, che cercavo la natura e amavo vedere il cambio delle stagioni, molto meno».
Così, nel 1990 Giulio Rapetti in arte Mogol se ne andò verso l’Umbria, per fondare il Cet, la sua scuola per musicisti e cantanti. Dieci anni prima, parlava di «Brianza velenosa», in rima con la «giornata uggiosa» di uno dei suoi capolavori. In questi giorni di polemiche, quella strofa è venuta in mente a molti.
«Ma era solo un riferimento alla diossina, ai campi inquinati da una fabbrica del posto - spiega lui - io alla Brianza sono grato, le devo innanzi tutto di non essermi preso una bomba in testa, quando sono sfollato a Carugo durante la Seconda guerra mondiale. E delle persone, fin da bambino, ho un bel ricordo: è gente operosa, che lavora sodo, abitudinaria e molto pulita. A farmi andar via è stata la voglia di tornare nel verde più profondo».
Qualche mese fa, hanno lasciato la Brianza anche le spoglie di Battisti, che prima riposavano nel cimitero di Molteno. Di quel fertile sodalizio di parole e note non c’è più traccia. «Avevo una bella villa, ma l’ho venduta quando ho investito vent’anni di carriera, e oltre, nella scuola», racconta Mogol. Del film di Virzì preferisce non parlare: «Non l’ho visto e non posso giudicare, non voglio fare come chi ha criticato il mio inno della Lombardia senza averlo mai ascoltato».