Paolo Levi, La Stampa 10/1/2014, 10 gennaio 2014
STOP ALLO SHOW DI DIEUDONNÉ IL COMICO DIVENTA UN AFFARE DI STATO
Alcuni la considerano come una sacrosanta decisione contro l’incitamento all’odio e all’antisemitismo. Altri come un rischioso oltraggio alla libertà d’espressione, nella patria dell’Illuminismo e di Voltaire.
Dopo un pressing all’ultimo respiro, il governo socialista di François Hollande ha fatto calare il sipario su «Le Mur», il «Muro», controverso spettacolo del sedicente comico Dieudonné, noto per le sue battute apertamente antisemite e per la nauseabonda «quenelle», il saluto nazista alla rovescia che da giorni scandalizza il Paese, ritenuto lesivo della dignità umana.
Davanti allo Zenith di Nantes, i circa seimila fan accorsi per acclamare l’umorista di origini africane - in quella che doveva essere la «prima» di una tournée nazionale, clamorosamente vietata dal Consiglio di Stato a due ore dall’inizio dello spettacolo - hanno inscenato fischi e proteste, davanti a un impressionante schieramento di poliziotti in tenuta antisommossa.
«È una vittoria per la Repubblica», ha invece esultato il ministro dell’Interno Manuel Valls, che nel pomeriggio si era rivolto d’urgenza al Consiglio di Stato per chiedere di riesaminare la sentenza pronunciata poche ore prima dal Tribunale amministrativo di Nantes, che aveva invece dato il proprio via libera allo show, contrariamente agli auspici del governo.
Erano giorni, infatti, che attraverso una circolare ai prefetti, Valls aveva chiesto di vietare localmente lo spettacolo. «Non possiamo tollerare l’odio, l’antisemitismo, il negazionismo, non è possibile. Non è questa la Francia», ha avvertito Valls, ribattezzato «primo sbirro» di Francia. «Dimissioni! Dimissioni! Valls dimissioni! Hollande dimissioni! Libertà d’espressione!», hanno replicato davanti allo Zenith i sostenitori di Dieudonné. Mentre altri mimavano il gesto della quenelle, nonostante le decine di telecamere e l’imponente dispositivo di agenti. Alla fine, è stato Dieudonné stesso, attraverso un breve comunicato, a chiedere ai fan di rientrare a casa, mentre lui ha lasciato discretamente il teatro a bordo di una berlina scura.
Eppure, nel primo pomeriggio, il vento sembrava soffiare tutto a suo favore, con la decisione del tribunale amministrativo di Nantes di autorizzare lo spettacolo. Se Dieudonné fosse riuscito ad andare in scena, la figuraccia per il governo sarebbe stata clamorosa. Così, il ricorso d’urgenza al Consiglio di Stato, massima istanza giuridica amministrativa in Francia, che si è pronunciato in tempi record, come ha lamentato l’avvocato del comico, denunciando un «accanimento» delle istituzioni contro il suo cliente.
La sentenza inappellabile del Consiglio di Stato «conforta la posizione del governo», ha esultato il premier Jean-Marc Ayrault, che aveva sostenuto Valls così come aveva fatto in modo deciso Hollande. «Non possiamo accettare - ha continuato Ayrault - che nella nostra società ci sia la minima tolleranza dell’antisemitismo, del tutto estraneo ai nostri valori e ai nostri principi».
Nella lunga e controversa carriera di Dieudonné - già condannato più volte per antisemitismo - è la prima volta che un suo show viene vietato. E qualcuno ricorda che lo stesso Consiglio di Stato, nel 2010, annullò la decisione di un sindaco che aveva proibito al comico di esibirsi. Nonostante le diverse posizioni sull’opportunità di vietare o meno lo spettacolo del comico, che impazzano su radio, tv e social network, una cosa è certa: Dieudonné non hai avuto tanta pubblicità come in questi giorni.