Luca Fornovo, La Stampa 10/1/2014, 10 gennaio 2014
LE POSTE IN VENDITA LO STATO VUOLE INCASSARE 4 MILIARDI
Lo Stato italiano mette in vendita le Poste, la storica azienda nata nel 1862, con più di 150 anni di storia. Certo non tutta la società, ma una bella fetta: il 30-40%. Prendendo esempio dalla privatizzazione di successo delle Poste della Regina d’Inghilterra (la Royal Mail), il governo Letta entro il 2014 vuole portare nelle casse del Tesoro, proprietario del 100% di Poste, almeno 4 miliardi di euro. Ieri pomeriggio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi ha presieduto una riunione cruciale sul dossier a cui hanno partecipato Antonio Catricalà, viceministro dello Sviluppo Economico, l’amministratore delegato di Poste, Massimo Sarmi, oltre ai dirigenti del Tesoro.
È esclusa, secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, la cessione di una quota di maggioranza, molto probabilmente il pacchetto che verrà venduto non supererà il 40%. Il prezzo potrebbe aggirarsi intorno ai 4 miliardi, visto che alcune stime in precedenza aveva valutato il 100% di Poste in oltre 10 miliardi di euro. La soluzione di cedere quote di minoranze accontenta Massimo Sarmi, che si è detto sempre contrario a eventuali spezzatini: in passato erano circolate le ipotesi di cedere Poste Vita e Banco Posta. Oltre alla valorizzazione di Poste nell’incontro si è parlato anche di quali potrebbero essere i futuri soci di Poste. Il piano è favorire l’ingresso di investitori istituzionali e retail, ma in programma c’è anche l’eventuale apertura di parte del capitale di Poste ai dipendenti che entrerebbero - in forme che saranno poi definite - negli organi di governance dell’azienda.
La notizia ormai ufficiale della privatizzazione creerà probabilmente più di una preoccupazione tra i tanti italiani che investono i loro risparmi nei libretti postali. Anche se la maggioranza del capitale di Poste resterà (con almeno il 60%) nelle mani del Tesoro. Di sicuro l’interesse da parte del mercato nei riguardi di Poste, quarto operatore mondiale nella logistica secondo Fortune, non mancherà. Come, peraltro, ha dimostrato la risposta positiva, a metà giugno, al bond da 750 milioni di euro collocato dal gruppo guidato da Sarmi che ha raccolto richieste di ordini da circa 350 investitori istituzionali.
Dal punto di vista finanziario, grazie anche alla cura Sarmi, l’azienda è solida e sana: 5,65 miliardi di euro di patrimonio netto, di cui 2,53 di disponibilità liquida.
L’utile consolidato del 2012 ha superato il miliardo di euro. Oltre alle attività postali in senso stretto, è presente nel settore finanziario e assicurativo con BancoPosta e PosteVita e nel settore delle telecomunicazioni con PosteMobile. In un’operazione simile a quella del governo italiano, Downing Street vendendo lo scorso ottobre il 33% di Royal Mail, incassando oltre 3 miliardi di sterline.