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 2014  gennaio 10 Venerdì calendario

LA SVUOTACARCERI FA USCIRE PRIMA IL MOSTRO


Fare uscire di cella il detenuto Luca Delfino, sarebbe la cronaca di un delitto annunciato. E di un’altra morte, perché quella precedente alla fine di Maria Antonietta Multari (soltanto in aula) non era stata provata. La storia di quest’uomo terrorizza come la sua faccia. Non solo quella imperturbabile, esibita per i vicoli di Sanremo il 4 agosto 2007, quando col coltello in mano e il sangue addosso negava di avere ucciso l’ex fidanzata; che era lì a terra a pochi metri da lui. Anche quella sfoggiata in aula nei processi era una faccia che metteva paura e giurava vendetta verso il mondo e contro i giornalisti ai quali l’uomo sotto accusa prometteva «buoni funerali». Luca Delfino, condannato a 16 anni e 8 mesi, più altri 5 di manicomio criminale, è uno di quei carcerati-assassini che, in nome del decreto svuota carceri voluto da Annamaria Cancellieri, potrà tornare in libertà già il prossimo anno.
Nonostante l’efferatezza dei delitti commessi, annunciati e reiterati. Nonostante la pericolosità sociale certificata dalla sentenza. Luca Delfino, a tutti noto come il serial killer di Sanremo, nonostante l’assoluzione per un omicidio che secondo la polizia (ma non per i giudici) avrebbe comunque commesso, potrebbe presto tornare libero di colpire. Il fine pena è fissato al 2025 (condanna pronunciata il 9 gennaio 2009 e lui è in cella dal 2007), ma il decreto Cancellieri, che aumenta parecchio il peso specifico della buona condotta (con valore retroattivo), gli spalancherà il portone con pericoloso anticipo. Basta la firma del magistrato di Sorveglianza: e dato che Luca Deflino, da quando accetta di ingoiare i calmanti e sottoporsi a perizia psichiatrica, si è trasformato in un detenuto modello, non dovrebbe fare fatica a ottenerla a pieni voti. Con buona pace dei 5 anni di manicomio per i pazzi criminali comminati, che al cospetto di un buon comportamento vengono a decadere. Se in precedenza, rigando dritto in prigione, si ottenevano 3 mesi di sconto ogni anno, adesso il bonus lievita a 5. A questo si aggiunge il conteggio degli anni già passati dietro le inferriate dal primo gennaio 2010 fino a tutto il 2015. Risultato: siccome Luca Delfino è rinchiuso da agosto 2007, e ci starà per l’intero 2014 e (almeno) per un pezzo di 2015, gli viene decurtato un altro annetto, oltre a ciò che gli era già stato scontato (sempre per la buona condotta) con la vecchia interpretazione. Sommando gli 8 anni che l’assassino avrà scontato in modo effettivo, e i quasi 3 di bonus che gli spetteranno mescolando vecchia e nuova norma, l’estate 2015 egli avrà estinto buona metà della pena complessiva. Uno svuota carceri all’ingrosso, che non dovrebbe essere applicato secondo l’automatismo di legge, perché ci sono detenuti e detenuti. E Luca Delfino è uno di quelli che non può essere portato in strada così alla leggera, perché lungo le vie ha ucciso e molestato. Impunemente, mentre la magistratura era rimasta sorda agli appelli di polizia e famiglie delle vittime. Madri e sorelle avevano implorato aiuto e denunciato più volte le minacce di morte di quel ragazzo violento e fuori controllo. Morti che sono arrivate puntuali, come lui puntualmente restava a piede libero,anche davanti alle accuse e a quelli che erano molto più che indizi a suo carico.
Oltre a quello di Maria Antonietta Multari, minacciata e tormentata prima di venire accoltellata a 33 anni, anche il delitto di Luciana Biggi di 39 era stato attribuito all’allora fidanzato Luca Delfino, nel 2006. Un anno prima di Maria Antonietta, colpita alle spalle, in pieno giorno. Luciana Biggi faceva la maestra di ginnastica, aveva una relazione con Luca Delfino, 10 anni più giovane. Dopo alcuni mesi, lei decide di troncare. Per lui è inaccettabile: telefonate a tempesta, minacce di morte. La notte tra il 27 e il 28 aprile 2006 lei accetta di incontrarlo a Piazza delle Erbe a Genova. Litigano. Insieme vengono visti allontanarsi nella stessa direzione. Dieci minuti dopo Luciana muore sgozzata, in un vicolo del centro storico. Luca Delfino si dichiara innocente. Viene indagato ma lasciato in libertà. Incontra Maria Antonietta Multari e uccide anche lei. Stavolta non può negare, ha ucciso sotto gli occhi della gente. Così si rifugia dentro una vera o presunta follia, dice di non ricordare nulla e che Maria Antonietta è ancora viva.
Ha quasi scontato metà della condanna, prende le medicine contro la follia, mantiene una condotta esemplare. In attesa di uscire. Fra due estati. Favorito dalla legge che si scontra con la storia tortuosa ma non imprevedibile di certi esseri umani. Di detenuti che non sono come gli altri. Con l’incubo che si riaffaccia nel modo più inquietante. Se non si capisce che anche gli automatismi di legge devono avere una dimensione.