Avvenire 10/1/2014, 10 gennaio 2014
SVIZZERA, LA SPERIMENTAZIONE FALLITA
Abituati ai serpentoni di auto con targa italiana sempre in coda presso i benzinai, nell’Eldorado dei carburanti (ancora oggi si risparmiamo almeno 30 cent per litro) in Svizzera dovettero presto abituarsi a un turismo inedito da quelle parti. Erano i pellegrini dei ’canapai’, quei negozi che tra ritratti di Bob Marley e bandiere giamaicane, proponevano una lunga serie di derivati della canapa indiana: bastoncini di incenso o bustine di the alla canapa, prodotti da fumo (sigarette e sigari), cosmetici o liquori. Ma più che attratti dagli esotismi gastronomici, i clienti uscivano dai negozietti nascondendo negli zaini i pot-pourri con cui confezionare nient’altro che spinelli. Prodotti fuorilegge in Italia, ma che nel Cantone Ticino erano autorizzati. Fino al 2005, quando una serie di inchieste rivelarono le pesanti infiltrazioni della criminalità e una serie di pesanti ricadute nel tessuto socio-economico che spinsero le autorità cantonali a revocare le autorizzazioni. L’ultima operazione di contrasto da parte della autorità svizzere s’è chiusa nel 2012 con cifre significative: chiusi 75 canapai e scoperte 70 serre nelle quali venivano coltivate 200mila piantine.