Daniele Castellani Perelli, Il Venerdì 9/1/2014, 9 gennaio 2014
E COSÌ I PURITANI SI SPOGLIARONO DI CERTI PREGIUDIZI
Ma era in verità già un Paese in subbuglio, dal punto di vista dei costumi sessuali. Da un lato, le istituzioni provavano a metterci una toppa: un tribunale bloccava le pubblicazioni della rivista nudista Sunshine & Health o la proiezione di un film con Brigitte Bardot, mentre la Cbs proibiva di usare la parola pregnant, incinta. Dall’altro, gli americani avevano già imboccato, a letto o sui sedili delle loro auto, la strada della modernità.
Lo dimostrò, nello stesso 1953, il secondo rapporto del sessuologo Alfred Kinsey, secondo il quale circa la metà delle americane aveva avuto esperienze prematrimoniali, più della metà si masturbava, il 43 per cento praticava la fellatio.
Le autorità potevano pure continuare a dare la caccia agli istigatori del «vizio», che si annidassero tra i disegnatori di fumetti o tra gli omosessuali (presi di mira anche dal maccartismo), ma intanto gli anticoncezionali e il bikini si diffondevano, e i juke-box suonavano le canzoni di Elvis Presley The Pelvis. Nel 1957 On the Road di Jack Kerouac faceva conoscere a tutti la beat generation. Due anni dopo, un giudice federale consentiva finalmente la pubblicazione di L’amante di Lady Chatterley, bandito per oscenità per trent’anni (ma molto letto clandestinamente, magari dietro una copertina nera che lo faceva passare per la Bibbia).
Nel 1960 l’America scelse il più giovane e sexy Presidente della sua storia, John Fitzgerald Kennedy, un affascinante 43enne che, come si seppe poi, aveva tra le sue amanti proprio Marilyn Monroe, protagonista della prima copertina di Playboy. Era un’era di giovani, sempre più distanti dalle norme e dalle proibizioni dei padri.
Nel 1964 la Corte Suprema decretava che nessuna opera «oscena» poteva essere proibita se aveva una qualche «incidenza a livello sociale», e l’anno dopo ammetteva gli anticoncezionali per le coppie sposate.
Liberazione sessuale ed emancipazione politica andavano di pari passo. Quasi tutto partiva da quella California in c era nata anche la modella Diane Webber, una delle protagoniste di La donna d’altri di Gay Talese, splendido affresco di quell’epoca e testo-base della Rivoluzione sessuale americana.
A San Francisco nell’estate del 1967 centomila hippy si riunirono per la Summer of Love, al grido di «fate l’amore, non fate la guerra», e nel 1969 il governatore Ronald Reagan firmava per primo una legge che permetteva il divorzio «senza colpa».
Il discusso successo di Playboy accompagnò i due decenni della grande ribellione per la ridefinizione della morale americana. Nel 1972, anno del suo numero più venduto e dell’uscita di Gola profonda, furono legalizzati gli anticoncezionali anche per i non-sposati. Pochi mesi dopo, con la sentenza «Roe contro Wade», la Corte Suprema legalizzava l’aborto.
L’America perbenista, in realtà, non aveva smesso di combattere in tribunale i «pornografi» (le nuove pecore nere dopo la caccia alle streghe comuniste), al punto da far arrestare persino un edicolante di Times Square (che in realtà stava solo sostituendo per poche ore un suo conoscente malato).
Ma il vero colpo al cuore di questa guerra per le anime degli americani era forse arrivato nell’autunno del 1970, con la pubblicazione del rapporto finale della Commissione presidenziale per l’oscenità e la pornografia, in cui il Presidente Richard Nixon, un altro californiano, aveva infilato con grandi speranze il cattolicissimo Charles H. Keating, detto Mister Clean. «Non è emersa alcuna prova» aveva dovuto ammettere la maggioranza della Commissione «che l’uso o la visione di materiali a contenuto sessuale svolgano un ruolo significativo nel provocare danni sociali o individuali o nel generare azioni criminose, deviazioni sessuali oppure gravi disturbi della sfera emozionale».
Stupratori e criminali sessuali – concludeva anzi la Commissione – erano spesso il prodotto di «ambienti conservatori e repressivi».