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 2014  gennaio 10 Venerdì calendario

PRENDERE ESEMPIO DA OLTRETEVERE

In risposta alle mie critiche sulla scarsa trasparenza delle finanze vaticane, un cardinale americano rispose: «Il problema del Vaticano è che è in Italia». Rimasi folgorato. Da buon laico aveva sempre ritenuto che la presenza del Vaticano fosse uno dei problemi del nostro Paese. Ma se fosse vero il contrario? L’elezione di Papa Francesco rappresenta un test interessante di queste teorie alternative. Riuscirà il cambiamento della Chiesa a cambiare l’Italia o sarà l’Italia a cambiare Bergoglio?
COME LA RISPOSTA del porporato lascia intendere, l’elezione di Papa Francesco è il risultato di una rivolta dei cardinali americani contro la curia romana. Ad alimentare questa rivolta è stato il comportamento della chiesa di Roma di fronte agli scandali dei preti pedofili esplosi negli Stati Uniti negli ultimi dieci anni. La chiesa americana si è trovata sola nel difendere errori spesso commessi altrove e si è trovata sola a pagare i pesanti risarcimenti alle vittime. Mentre a Roma l’Istituto opere religiose (Ior) sperperava i propri soldi in investimenti per lo meno dubbi, i vescovi americani rischiavano la bancarotta. Tuttavia gli scandali non sono stati solo un problema finanziario, ma soprattutto un enorme problema di immagine, i cui costi sono stati sostenuti principalmente dalla chiesa cattolica americana. Non tanto perché i maggiori scandali sono emersi lì, ma perché in Italia i media hanno usato il guanto di velluto nei confronti della Chiesa, non così negli Stati Uniti (basta vedere il film «Mea Maxima Culpa»). Queste motivazioni spiegano il forte desiderio di cambiamento tra i cattolici del nuovo continente, che ormai rappresenta la maggioranza nel mondo. I due precedenti papi, anche se non italiani, si erano dimostrati troppo succubi alla curia romana. Ci voleva un papa manager, che portasse trasparenza in Vaticano e riportasse credibilità alla Chiesa Cattolica. Ci voleva un papa al di fuori delle beghe interne alla curia romana. Per questo la scelta cadde su Bergoglio, un papa in grado di coagulare il consenso del Nord e del Sud America.
Nonostante i punti oscuri sul suo passato durante il regime militare argentino, difficilmente si può immaginare una scelta migliore. Bergoglio rappresenta tutto quello di cui la Chiesa (ma anche l’Italia) ha bisogno in questo momento. Senza timore delle conseguenze di immagine, Bergoglio ha trasmesso tutti i documenti compromettenti dello Ior alla magistratura, affinché facesse pulizia (un suggerimento per il sindaco di Siena?). Senza nominare zar incaricati della spending review, ha tagliato i costi subito, a cominciare dalle proprie spese (un suggerimento per Napolitano?). Senza indugio, ha decapitato i vertici della curia romana, portando trasparenza e accountability nelle istituzioni vaticane (un suggerimento per Letta?).
Con coraggio ha rifiutato 300 milioni di depositi di correntisti Ior di dubbia provenienza, dimostrando che è disposto a pagare di persona per difendere i suoi principi. Il tutto condito da un’empatia che non è solo di facciata. Dieci anni prima di essere eletto Papa, Bergoglio lavava i piedi ai malati di Aids, rischiando lui stesso il contagio. È un meraviglioso esempio di leader al servizio della gente, invece che di leader che usa la gente al suo servizio. Il legittimo entusiasmo che il nuovo Papa ha sollevato nasce proprio da un disperato bisogno di leadership tra gli italiani.
NEL 1846, spinto da una coalizione di cardinali favorevoli a una modernizzazione della Chiesa, fu eletto papa Giovanni Maria Mastai Ferretti. La sua elezione generò speranze di cambiamento in tutta Italia. Purtroppo molte di queste speranze andarono deluse. Ciononostante il seme della libertà, alimentato dalla sua elezione, sopravvisse e portò i suoi frutti. L’augurio per il nuovo anno è che la rivoluzione rappresentata dall’elezione di Bergoglio travalichi il Tevere e contagi non solo i Palazzi del potere romano, ma l’Italia intera. E per Papa Francesco l’augurio che non finisca ... come Pio IX. Altrimenti mi tocca dare ragione al cardinale americano.