Antonella Piperno, Panorama 9/1/2014, 9 gennaio 2014
IO, CHEF AI TEMPI DEI SOCIAL MEDIA
Uno chef ipercinetico, diviso tra fornelli, tv, libri, siti, social network e la sua azienda specializzata in catering, banqueting, wedding e pure team building per le aziende che vogliono ravvivare lo spirito di gruppo dei dipendenti mettendoli in cucina. Riassumiamo: Alessandro Borghese, 37 anni, figlio dell’attrice Barbara Bouchet, in questo periodo (Facebook, Twitter e Alessandroborghese. com a parte) è impegnato con: il lancio del suo libro Tu come lo fai? (Mondadori), 100 ricette alle quali abbina un brano musicale e un vino; la partenza su Sky di Alessandro il conquistatore, sfida con uno chef straniero con perfido scambio etnico di ingredienti (nella puntata pilota appena trasmessa da Skyuno un collega turco gli ha imposto di cucinare con l’acqua di rose). La novità più interessante è però la partenza in marzo di MasterChef junior (Skyuno), dove, con Bruno Barbieri e Lidia Bastianich, Borghese eleggerà il cuoco-bambino più bravo tra 12 concorrenti.
Li maltratterete come i concorrenti del «MasterChef» per adulti?
Ma no, saremo dei bravi psicologi. Comunque i bambini in gara (alle selezioni si sono presentati in 4 mila, ndr) sono già molto temprati di carattere e hanno un livello culinario da adulti. Non manderemo in onda fenomeni da baraccone, ma ragazzini dotati.
Quando ha iniziato a cucinare?
A cinque anni già provavo a imitare mio padre che, da bravo napoletano, cucinava il ragù della domenica. A nove ho prodotto il mio primo sartù di riso.
E a 28 anni è stato uno dei primi chef a sbarcare in tv, con «L’Ost» e «Cortesie per gli ospiti ». Non pensa che ora ci sia un certo sovraffollamento?
Ma no, trovo positivo che in tv si parli di cucina e di prodotti italiani, sull’esempio degli Usa e del Regno Unito. I programmi culinari vanno spinti e noi chef dobbiamo fare gruppo. Poi, certo, non tutti i cuochi sono fatti per la tv. È un po’ come X Factor: Tutti vogliono cantare ma non sempre ci riescono...
A proposito di musica, come le è venuto in mente, nel suo libro, di abbinare un brano a ogni ricetta?
La musica è sensoriale come il cibo. Quando cucino ascolto sempre qualcosa: rock, di cui colleziono cd, ma anche musica classica, jazz e blues.
Perché, a differenza dei colleghi, non ha un ristorante?
Ne ho gestiti. Ora, con il mio catering, preferisco portare la mia cucina dove voglio. I new media hanno rivoluzionato la fruizione del cibo: prima per conoscere un piatto si doveva andare al ristorante. Ora puoi guardarlo in tv, sui siti. O fartelo portare a casa.