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 2014  gennaio 09 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL JOBS ACT (O JOB ACT) DI RENZI


REPUBBLICA.IT
ROMA - L’Europa promuove le proposte del Jobs Act del segretario del Pd Matteo Renzi, anche se non ancora definitive. Per il commissario Ue per il Lavoro, Laszlo Andor - in conferenza alla rappresentanza della Commissione UE in Italia -, rappresentano "un nuovo programma" e sembrano "andare nella direzione auspicata dall’Ue in questi anni. Aspettiamo i dettagli". Ovvero, "rendere il mercato del lavoro più dinamico ed inclusivo, affrontando i temi delicati della disoccupazione giovanile e dell’occupazione delle donne" spiega Andor, che pone tra le questioni che incidono di più sulla situazione italiana "l’eccessiva segmentazione del mercato del lavoro" e "il gap generazionale tra le persone colpite dalla disoccupazione".

In Italia, invece, si è nel pieno del dibattito. "La proposta di Renzi sulla natura dei contratti e le tutele ad essi collegati non è nuova, ma va dettagliata meglio". Lo dice il ministro del Lavoro Enrico Giovannini intervenendo a "Prima di tutto" su Radio 1 in merito al Jobs Act, messo a punto dal segretario del Pd. C’è poi da dire che molte delle proposte presentate da Matteo Renzi in questa lista prevedono investimenti consistenti". Renzi, intanto, libera un "tweet" per ribadire che "il Jobs act è una bozza che sarà definita il 16 gennaio e poi diverrà documento tecnico. Gradite idee, critiche, commenti".

Le altre proposte. "In passato - ricorda Giovannini - vi sono state due proposte contrapposte: una dei professori Boeri e Garibaldi nella quale l’azienda può più facilmente interrompere un rapporto di lavoro all’inizio attraverso un indennizzo monetario, per poi invece (con il passare degli anni lavorati) tornare per il lavoratore a una situazione standard, quella protetta dall’articolo 18; una proposta invece del professore Ichino in cui l’articolo 18 entra in campo solo dopo molti anni. Quindi bisogna capire di cosa si sta parlando".

Il responsabile del Lavoro prosegue quindi spiegando come "noi adesso abbiamo ogni trimestre circa 400 mila assunzioni a tempo indeterminato e circa 1 milione e 6 a tempo determinato. Riuscire a trasformare contratti precari in contratti di più lunga durata è un obiettivo assolutamente condivisibile, che però in un momento di grande incertezza come questo molte imprese siano disponibili ad andare in questa direzione è un fatto fa verificare".

Scelte per far ripartire economia e lavoro. Il ministro aggiunge che sono state fatte scelte per far ripartire economia e lavoro. "Ci sono anche dati positivi: ad esempio nella seconda parte del 2013, la cassa integrazione ordinaria sta scendendo, soprattutto nell’industria, coerentemente con l’idea di ripartenza del settore. In altre aree invece, abbiamo crisi strutturali. Il governo, con la legge di stabilità, ha ridotto il costo del lavoro, per la prima volta da molti anni, per le imprese, ha rimesso in busta paga soprattutto per i lavoratori a reddito meno elevato una parte non consistente ma comunque significativa di salario netto, e ha soprattutto fatto ripartire gli investimenti pubblici".

Brunetta: Jobs Act sembra scritto da dilettanti. In una nota, Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia definisce il Jobs Act un testo che "sembra scritto da dilettanti allo sbaraglio, un po’ furbetti, un po’ opportunisti, sicuramente molto pasticcioni". Contenuti, prosegue Brunetta, "di una pochezza tecnica, culturale, politica e scientifica spaventose". A seguire, gli "esempi" di tale pochezza. "Il sussidio universale significa più contributi, quindi più costi per le aziende; la ’Legge sulla rappresentatività sindacale’ mette nelle mani della magistratura la ’certezza’ degli accordi sindacali; la presenza nei Cda delle aziende di rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori fa venire i brividi; la sostituzione degli attuali contratti di lavoro flessibili con un contratto unico a tempo indeterminato, senza toccare l’articolo 18, va contro i lavoratori e produce effetti addirittura peggiori delle già pessime riforme Fornero. Tutte misure contro le imprese, contro i giovani, contro il mercato del lavoro, contro la competitività del paese".

Il Mattinale di Forza Italia: ridicoli pensierini. Dopo Brunetta, rincara la dose la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia della Camera dei deputati. "Jobs Act. Si legge Giobs. In italiano è il plurale di Giobbe. Gli italiani sono tutti Giobbe. Ma perderanno presto la pazienza con Renzi quando si accorgeranno che sono tutti ridicoli pensierini della sera da dilettante".

Picierno replica a Brunetta. "Il Titanic l’hanno fatto i professionisti, l’arca di Noè i dilettanti". Inizia così la nota di replica a Brunetta di Pina Picierno, componente della segreteria del Pd. "E’ chiaro che Brunetta sia contrario e si limiti alle offese visto che le nostre proposte devono sanare i disastri combinati dal centrodestra in questi anni in materia di lavoro e di economia". Picierno rimanda alla presentazione del piano nella sua interezza. "Innalzare steccati preventivi è frutto della cattiva coscienza di chi ha paura delle riforme".

Camusso: finalmente si apre dibattito. La proposta di Renzi incontra invece il favore di Susanna Camusso: "Il dibattito politico finalmente parla di lavoro e il più grande partito del centrosinistra sta impegnandosi a fare proposte", dice il leader della Cgil, intervenendo all’assemblea regionale toscana dei quadri e dei dirigenti del sindacato. "Se la realtà è che bisogna creare lavoro, non basta dire che sarà la libera iniziativa del mercato o delle imprese o qualche incentivo sulla fiscalità a favorire la ripresa. Sono tutte cose utili - conclude Camusso -, ma bisogna che tutte le risorse disponibili vadano alla creazione di posti di lavoro". E chiarisce che la Cgil ha già dato un "significativo contributo al dibattito sul Jobs Act con il suo piano del lavoro e il suo documento congressuale". Aggiunge poi compaciuta: "Che si dica esplicitamente che bisogna ridurre le forme del lavoro è una novità assolutamente inaspettata: fino ad oggi lo dicevamo solo noi".

Landini: preferirei parlare in italiano. Il leader della Fiom, Maurizio Landini, spiega di non aver ancora letto il documento, "dopodiché penso sia meglio parlare in italiano, l’inglese non lo capisco, ma che ci sia bisogno di un piano per il lavoro, di riprendere gli investimenti, di individuare quali sono i soggetti, di tassare i patrimoni e le rendite, di recuperare i soldi, di estendere gli ammortizzatori sociali a chi non li ha, di cancellare molte forme di lavoro e garantire che a parità di lavoro ci siano parità di diritti e di salario. Se le proposte vanno in questa direzione penso sia utile che finalmente si torni a discutere".

Cremaschi: contrastare Renzi. Giorgio Cremaschi, membro del Comitato direttivo della Cgil, attacca la "cautela" di Susanna Camusso e le "aperture" di Maurizio Landini perché "ci sono almeno tre ragioni per dire no al Jobs Act di Renzi e per contrastarlo". La prima: "Tutta l’ideologia del progetto è quella liberista di sempre secondo cui per creare lavoro bisogna togliere vincoli alle imprese ed esaltare la globalizzazione". La seconda ragione: "Si allude ambiguamente alla estensione della indennità di disoccupazione, senza chiarire se questa si aggiunge a quello che già c’è oggi, e allora bisogna finanziarla, o lo sostituisce e allora sono i lavoratori che la pagano finendo in mezzo ad una strada". La terza ragione, conclude Cremaschi, "è il contratto di inserimento con piena libertà di licenziamento per i nuovi assunti che estenderà ancora la precarietà del lavoro e che aprirà la via a licenziamenti di massa. Sarà sempre più conveniente licenziare lavoratori con articolo 18 per sostituirli con nuovi assunti senza diritti".

Bonanni: "Favorevoli". La proposta di Renzi convince Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. "Siamo tendenzialmente favorevoli perché l’idea di dare forza a un solo contratto eliminando tutti i contratti civetta, tipo le false partite iva che servono solo a pagare meno i giovani, ci convince". "Spero che Renzi decida di avere un confronto con noi. Dal sindacato potrà avere solo apporti positivi", dice ancora il segretario della Cisl condividendo anche la richiesta, avanzata sempre dal segretario Pd, di cambiamento del ruolo del sindacato.

Angeletti: Renzi risorsa, speriamo faccia. "Consideriamo Renzi una risorsa per il Paese e l’unica cosa che per ora possiamo dire è che speriamo che faccia", osserva il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. "Vuol proporre il contratto unico? Bene. Poi, però, quando proporrà il reddito di disoccupazione, come lui vuol fare, si renderà conto che le prime a porre ostacoli saranno le Regioni, le quali gli diranno che non hanno i soldi, ma è una bugia. La verità - ha affermato Angeletti - è che non sono capaci, né organizzate, nel far incrociare domanda e offerta di lavoro".

Usb: prepararsi alla mobilitazione. "Loro la chiamano ’l’idea di fare’ a noi sembra molto ’l’idea del disfare’". Questo il giudizio sul Jobs Act di Matteo Renzi espresso da Pierpaolo Leonardi, dell’Esecutivo Nazionale Usb, secondo cui si "vuole chiudere con la storia dello Statuto dei Lavoratori per aprire a una nuova stagione in cui il capitale possa disporre liberamente del lavoro e dei lavoratori". Perché il Jobs Act "delinea una visione del mondo del lavoro, e quindi dei lavoratori, come totalmente e unicamente subordinati agli interessi di impresa. Non resta - conclude Leonardi - che prepararsi "a una grande, continua e dura mobilitazione".

Zanonato: il problema sono le coperture. Anche per il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, se i punti del Jobs Act sono condivisibili, il problema sono le coperture. "Un problema non banale - dice a margine di un incontro a Venezia -. Ad esempio, per ridurre del 10% il costo dell’energia bisogna trovare 4,2 miliardi".

Ichino: "Bene Renzi, ma non tiri freno a mano". Sulle proposte di Renzi interviene anche Pietro Ichino, senatore di Scelta Civica intervistato da Radio Anch’io. "Matteo Renzi si muove con le sue proposte nella direzione giusta. Vedo però che c’è una frenata rispetto ai tempi inizialmente prospettati per le riforme e quindi una carenza di tempestività per gli interventi necessari". Per Ichino il contratto unico con una sospensione dell’articolo 18 nel primo periodo sarebbe "un passo avanti nella direzione giusta". Ma, spiega: "C’è il rischio che tutto questo costituisca un tributo ancora troppo alto al vecchio modello del rapporto di lavoro ingessato". Infine Ichino ha detto di non essere d’accordo con Matteo Renzi quando dice che ci sono in Italia 40 contratti di lavoro diversi: "In realtà sono al massimo 15".

Orfini, chiarire su risorse e diritti. Job Act promosso anche da Matteo Orfini, esponente dei Giovani turchi del Partito democratico. "Per ora ci sono i titoli ma è condivisibile l’impianto che non è solo giuslavoristico. Si parla a 360 gradi di come si crea lavoro", ha detto Orfini.

Taverna (M5S): aspettiamo i fatti. "Noi siamo convinti che il reddito di cittadinanza così com’è stato proposto continui a essere lo strumento migliore. Quello che dice Renzi in parte può essere condivisibile dal punto di vista teorico ma noi continuiamo ad aspettare dei fatti. La disoccupazione doveva essere attaccata in legge di stabilità, dovevano esserci dei passi importanti per rilanciare la piccola e media impresa, dovevano esserci interventi importanti per il cuneo fiscale e queste cose non sono accadute". Così Paola Taverna, capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle, intervenendo a Radio anch’io.

I dubbi di Sacconi. Il "nodo dell’art. 18 è inesorabile, perché riguarda pochi lavoratori ma inibisce molti posti di lavoro". I dubbi sul Jobs Act renziano sono del capogruppo dei senatori Ncd, Maurizio Sacconi, che spiega: "Secondo noi la reintegrazione forzosa dovrebbe rimanere solo per i licenziamenti discriminatori mentre negli altri casi avrebbero senso tutele risarcitorie proporzionate all’anzianità del rapporto di lavoro". Ma per Sacconi "potrebbero rivelarsi ostili all’impresa alcuni contenuti significativi del Jobs Act di Renzi. Primo: un costoso sussidio universale se finanziato, come oggi è, da contributi sul lavoro. Secondo: l’eliminazione o l’irrigidimento ulteriore di tipologie contrattuali flessibili in cambio di un allungamento del periodo di prova nei contratti a tempo indeterminato, riempito peraltro da obblighi formativi. Terzo: una legge sulla rappresentanza e gli accordi sindacali a tutto vantaggio dei sindacati più radicali. Quarto: la presenza dei rappresentanti eletti dei lavoratori nei consigli di amministrazione".

Crosetto: Renzi supera tabù della sinistra. Il coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia considera "positivamente l’abbandono di alcuni tabù classici della sinistra" nel Jobs Act, in cui Renzi "ha presentato una base di discussione interna molto coraggiosa per il Pd. Fratelli d’Italia non ha problemi a dialogare con Renzi, intanto non posso che apprezzare tra le altre, la proposta di poter licenziare, ed aggiungo io, premiare i dirigenti pubblici". Per Crosetto "il superamento, anche per un periodo prestabilito di ’prova’ dei vincoli dell’articolo 18, mi sembra una strada da percorrere. Per contro non ho trovato alcun accenno sulle eventuali coperture finanziarie e nemmeno il coraggio di prendere una posizione sul tema delle pensioni d’oro".

Salvini: Renzi dove prende i soldi? "Il ’piano per il lavoro’ di Renzi? Ho due grossi dubbi. Non dice dove prenderà i soldi che servono. Non mette in discussione l’Unione europea e l’euro, che sono i veri ostacoli per la ripresa di lavoro e stipendi. E infatti, l’Europa ’promuove’ le proposte di ’Renzie’... Chi si somiglia, si piglia". Così il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, liquida, su Facebook, il piano per il lavoro che sta preparando il segretario del Pd, Matteo Renzi.