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 2014  gennaio 09 Giovedì calendario

BERGOGLIO, LE VITTIME SCOMPARSE E I RAPPORTI COL REGIME ARGENTINO


All’indomani dell’elezione di Papa Bergoglio si riaccesero le polemiche su un suo presunto coinvolgimento con la dittatura di Videla. Nello Scavo, giornalista di «Avvenire», ha pubblicato un libro, «La lista di Bergoglio» (Emi), con la prefazione del premio Nobel per la Pace Adolfo Peres Esquivel, in cui raccoglie le testimonianze dei dissidenti salvati dal futuro Pontefice quando era arcivescovo di Buenos Aires. Pubblichiamo l’interrogatorio del cardinale avvenuto l’8 novembre 2010 da parte della corte chiamata a giudicare i crimini commessi nell’Esma, la scuola degli ufficiali della marina argentina.



Zamora (avvocato delle vittime, ndc): Come venne a conoscenza del sequestro dei familiari e di una religiosa nella chiesa di Santa Cruz nel dicembre del 1977?
Bergoglio (fu provinciale della Compagnia di Gesù fino all’8 dicembre 1979, ndc): Dai mezzi di comunicazione. Erano un gruppo di persone che lavoravano per i diritti umani e si riunivano lì. Erano due religiose francesi e una mia conoscente, Esther Ballestrino de Careaga (una delle fondatrici delle Madri di Plaza de Mayo, sequestrata l’8 dicembre 1977, torturata e uccisa, ndc).
Z.: Sa se la gerarchia fece una denuncia riguardo a questo caso?
B.: Non posso specificarlo però presumo di sì, nel modo in cui si era soliti fare denuncia in questi casi, trattandosi di un santuario cattolico.
Z.: Ci sarebbero prove in qualche archivio centrale della Chiesa cattolica?
B.: Presumo di sì ma non lo so.
Z.: Quell’archivio è sotto la sua autorità?
B.: L’archivio centrale della Cea (Conferenza episcopale argentina, ndc) è sotto l’autorità della Cea.
Z.: E chi presiede la Cea?
B.: Io
Z.: Vi sarebbe modo di trovarlo?
B.: Trovarlo non lo so, cercarlo sì.
Z.: In quale circostanza incontrò per la prima volta E. B. de Careaga?
B.: Era la responsabile del laboratorio di analisi chimiche dove lavorai nel 1953/54 e si creò un forte legame di amicizia tra di noi. Era paraguayana.
Z.: Quando venne a sapere del sequestro, fece qualcosa?
B.: Mi rattristò molto, provai a mettermi in contatto con qualche familiare ma non ci riuscii. Si erano nascosti. Una delle sue figlie era stata detenuta e poi rilasciata. Mi interessai con persone che avrebbero potuto fare qualcosa per lei.
Z.: A chi si riferisce?
B.: Persone vicine che si potevano muovere, persone che lavorano nel campo dei diritti umani.
Z.: E con le autorità?
B.: No, perché quella era responsabilità della giurisdizione dell’arcivescovado di Buenos Aires e io ero provinciale dei gesuiti.
Z.: Era oppure era stato in contatto stretto con la signora de Careaga?
B.: Abbastanza. Feci quello che era in mio potere.
Z.: Vediamo se può fare uno sforzo ulteriore e spiegarcelo con maggior precisione.
B.: Mi rivolsi a delle persone a lei vicine affinché si attivassero per cercare il luogo dove era tenuta. Alcune erano vicine alle Organizzazioni per i diritti uman, altre no, persone che potevano aver accesso alle autorità in quel momento. Parlai anche con qualche funzionario dell’arcivescovado, con mons. Olmedo, che si occupava della parte giudiziaria.
Z.: Più avanti si interressò di sapere che tipo di iniziative aveva preso mons. Olmedo?
B.: Sì, mi disse che aveva preso contatti ma che non aveva notizie precise su dove fosse detenuta né altro.
(...)
Z.: All’interno della Compagnia di Gesù vi erano accuse di alcun tipo riguardo al modo in cui i padri Yorio e Jalics svolgevano le loro funzioni sacerdotali?
B.: Niente di particolare. In quell’epoca qualsiasi sacerdote che lavorasse con le fasce più povere della società era sospettato o oggetto di accuse. Nel giugno 1973 viaggiai a La Rioja con il precedente provinciale per intervenire nel caso di due gesuiti che lavoravano con i poveri nelle missioni della regione e che erano anch’essi soggetti a questo tipo di dicerie. Era una cosa molto comune: uno che lavorava con i poveri era un comunista e questo modo di pensare continuò anche successivamente (...) Però di accuse di tipo ideologico, di appartenere a gruppi sovversivi, come si chiamavano allora, non ne ho mai ricevuto da parte di persone intelligenti.
Z.: Da quali frange della società venivano le accuse?
B.: Persone che non erano d’accordo con quella scelta pastorale.
Z.: Non hanno un nome e un cognome?
B.: No. Settori della società, persone. Infatti, quando io e padre Arrupe (allora preposito generale dei gesuiti, ndc) nell’agosto 1974, facemmo visita a La Rioja e io ero già provinciale, molti settori della società di La Rioja espressero pubblicamente la loro indignazione per quella visita a dei gesuiti impegnati con i più poveri.
(...)
Z.: È a conoscenza di ciò che accadde a Jalics, Yorio e a un gruppo di catechisti del quartiere Rivadavia?
B.: In che data?
Z.: Nel maggio 1976.
B.: Si riferisce al sequestro?
Z.: Io non posso suggerirle la risposta.
B.: Intorno al 22, 23 maggio vi fu una retata e furono sequestrati.
Z.: Sa chi fu sequestrato e in che cosa consistesse l’operativo?
B.: So che i padri Jalics e Yorio furono detenuti insieme a un gruppo di laici. So anche che alcuni furono liberati nei giorni seguenti, o così mi fu detto.
Z.: Sa se li avessero già sospesi?
B.: È quello che sentii dire, non lo so. Il fatto che svolgessero la loro opera pastorale nella Villa 1.11.14 (la baraccopoli di Bajo Flores, ndr) indicherebbe che potevano farlo. Difficilmente un parroco ammetterebbe come suo collaboratore qualcuno che fosse stato formalmente sospeso.
(...)
Z.: Sa se Aramburu (l’allora cardinale arcivescovo di Buenos Aires, ndr) avesse preso una qualche decisione riguardo alla loro situazione?
B.: Non mi risulta.
Z.: Secondo lei, dato che si trovavano in una situazione molto rischiosa per il periodo storico-sociale nel quale vivevano, e considerando che non dipendevano da nessuno durante la transizione (da quando uscirono dalla Compagnia prima di essere incardinati in una diocesi, ndc) potrebbero aver avuto difficoltà nel celebrare messa?
B.: Difficoltà nel celebrare messa,no, perché ero stato io a dirgli di celebrare. Che si trovassero in una situazione molto rischiosa...