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 2014  gennaio 09 Giovedì calendario

IL GRANDE EQUIVOCO: LA CANNABIS NON È UNA DROGA LEGGERA


Alcune considerazioni che possono servire a quei politici che fanno indebite distinzioni tra droghe leggere e droghe pesanti. La cannabis di leggero non ha proprio niente. Negli ultimi anni si è passati dal 4 al 25 per cento di Thc: lo spinello più forte, chiamato skunk, può provocare da solo un’overdose, anche senza l’aggiunta di altre sostanze. Uno solo può causare una crisi psicotica. L’età in cui si comincia ad assumere cannabis si abbassa sempre più. Attenti quindi alla vita che finisce in fumo. I politici hanno l’obbligo di informarsi sui danni al sistema nervoso centrale. Viviamo in un Paese schizofrenico e superficiale, dove si piangono le morti del sabato sera ma non ci s’interessa mai veramente di cosa le provochi e perché.
«Dietro alle morti - osserva lo psicanalista Claudio Risé - c’è un intero popolo che viene tenuto da politici e media all’oscuro dei pericoli che l’uso di questa sostanza porta con sé. Nessun giornale italiano ha avuto il coraggio di comportarsi come il quotidiano britannico The Independent, che è uscito in copertina con il titolo: «Cannabis - scusateci, ci siamo sbagliati». L’articolo rivedeva le posizioni che, un decennio prima, lo avevano spinto a una campagna per la liberalizzazione della cannabis. Un cambiamento dovuto al fatto che, come ha spiegato Colin Blakemore, responsabile del Medical Research Council, «il legame tra fra cannabis e psicosi adesso è chiaro, mentre non lo era dieci anni fa».
Tanti disordini sono creati da ragazzi sotto l’effetto della cannabis. Non sembra però che venga in mente ai politici che questi comportamenti prepotenti si moltiplicano nelle scuole, nelle discoteche, nelle strade dove lo spaccio e l’utilizzo di cannabis sono la regola. Certo, è tutta la società italiana in affanno. Famiglie scollate, scoppiate, padri assenti, madri in carriera, legislazioni schizofreniche, nessuna certezza lavorativa. Ma alla base resta un elemento culturale diffuso, quello di una generazione di politici quarantenni e cinquantenni che confonde il proprio passato con il presente dei giovani, che è rimasta indietro quanto a conoscenze e che ha fatto di un generico permissivismo e ribellismo la sua filosofia di vita.
Di fronte a qualsiasi droga occorre essere veri. Rendere chiaro a tutti, senza confusione e pressapochismo, che qualsiasi droga fa male. La legalizzazione della cannabis rappresenta un’ulteriore spinta al consumo. È falso ripetere che la strategia dell’informazione dei danni non darà risultati, anche perché, fino adesso, è prevalsa la tesi del permissivismo ed è stata diffusa l’idea che gli «spinelli» non fanno male; anzi, qualcuno ha pure sostenuto la tesi, senza un fondamento scientifico, che le «canne » rilassano, fanno star bene. Evviva! Educhiamo, per favore, i nostri giovani al bene della salute e finiamola una volta per tutte di far passare un’informazione falsa e di presentarsi come politici liberali, democratici perché si permette ai giovani di «fumarsi la testa». Dopo più di trent’anni tra i dipendenti, mi sia lecito umilmente di suggerire ai politici che la virtù della prudenza, in questo campo, è indispensabile.
Il Dipartimento Politiche antidroga nazionale nel 2011 ha pubblicato il volume Cannabis e danni alla salute. Il testo riporta alcuni dati scientifici sui danni provocati da questa sostanza.
«Le evidenze hanno dimostrato che la pericolosità varia e aumenta anche in base alle caratteristiche individuali del soggetto, alle concentrazioni di principio attivo contenuto, alla frequenza d’uso e al periodo di assunzione, nonché alla contemporanea assunzione di altre sostanze stupefacenti e alcol. A oggi esistono prove scientifiche che questa sostanza non può più essere considerata “leggera” anche per il ruolo di “gateway” che ha dimostrato avere, spesso in associazione con l’alcol, nell’agevolare l’accesso precoce e la progressione verso sostanze quali cocaina ed eroina» (Giovanni Serpelloni).
L’esperto continua rilevando che non solo la cannabis apre la strada ad altre sostanze, ma interferisce pure sul sistema nervoso centrale, alterandone le sue importanti funzioni.