Claudio Gatti, Il Sole 24 Ore 9/1/2014, 9 gennaio 2014
UN VIDEOGAME AI COLLOQUI PER L’ASSUNZIONE
Direttori del personale di tutto il mondo occidentale ritenetevi avvisati: fra poco non ci sarà più bisogno di voi! A selezionare il personale in modo apparentemente molto più scientifico e obiettivo del vostro, sarà un algoritmo.
Il trend parallelo dell’automazione e della datificazione dell’economia - e della nostra esistenza in generale - sembra inesorabile. E ora sta per fare un passo in avanti in un campo in cui la componente umana sembrava destinata a rimanere dominante. Quello della ricerca di lavoro, come ha pronosticato recentemente il Wall Street Journal.
Anche negli Stati Uniti, Paese da sempre all’avanguardia in quanto a "efficientizzazione" del mercato, la selezione del posto di lavoro era fino a poco tempo fa rimasta ancorata a criteri individuali e soggettivi.
In alcuni settori economici non è già più così. La società di San Francisco Evolv, per esempio, si serve del proprio sistema di analisi di dati per consigliare molte aziende nella selezione del personale di call center. Ma è solo l’inizio. Stanno infatti emergendo soluzioni più avanzate applicabili a qualsiasi settore del mercato del lavoro.
L’aspetto più straordinario è che fattori un tempo determinanti - dal curriculum vitae alla laurea cum laude - potrebbero perdere gran parte della loro rilevanza. A stabilire se si è adatti o meno a un determinato lavoro potrebbero essere infatti indicatori frutto di algoritmi sviluppati da neuroscenziati, psicologi e scienziati del comportamento assieme a programmatori di videogame. Il temutissimo colloquio di lavoro, secondo gli esperti, lascerà infatti il posto alla prestazione in un gioco elettronico.
I disabili dei videogame non si devono comunque preoccupare. A contare non sarà il punteggio finale ma le centinaia di microdecisioni assunte in ogni istante del gioco che, una volta elaborate dall’algoritmo, indicheranno punti di forza e di debolezza di ogni candidato.
«Non contano i punti accumulati ma come si gioca. Il punteggio serve solo a motivare. Ma l’obiettivo è di far emergere la personalità, le capacità e soprattutto le propensioni di ognuno», spiega a Il Sole 24 Ore Guy Halfteck, amministratore delegato e fondatore di Knack, una start up con sede in California considerata tra le più promettenti in questo nuovo campo.
Halfteck, un israeliano venuto a fare l’università negli Usa (laurea a Columbia e ad Harvard), non è il solito ex ragazzino intossicato dai videogame. Nel settore ci è entrato per caso. «Facevo l’avvocato ma volendo cambiare ho risposto a un’offerta di lavoro di un hedge fund», ci spiega. «Mi hanno sottoposto a una raffica di incontri per poi non prendermi. Ma nel frattempo avevo investito svariati mesi. Quindi, oltre all’umiliazione anche la perdita di tempo. È stata quell’esperienza a spingermi a cercare un modello più efficiente». Halfteck è convinto di averlo trovato in un paio di videogame sviluppati da una squadra di neuroscienziati e ingegneri elettronici da lui ingaggiati.
Il primo si chiama Wasabi Waiter. Chi ci gioca deve indossare i panni di un cameriere di un ristorante di sushi e gestire un esercito di avventori, consigliandoli e servendoli nel modo migliore e più efficiente possibile. «Ogni singola decisione viene registrata e trasformata in dati da speciali sensori che permettono poi all’algoritmo di elaborare il comportamento di ogni giocatore. Il tutto dura una decina di minuti. E i risultati sono immediati», dice Halfteck. Da mesi a minuti la differenza è notevole. E se si dimostrasse vero che, come dice il fondatore di Knack, questo metodo offre molte più probabilità di selezionare le persone giuste, sarebbe una svolta epocale. Degna dell’introduzione della catena di montaggio. Se si fosse infatti trovato un modo così straordinariamente rapido ed efficiente per associare ogni posto di lavoro alla persona più idonea la ricaduta sulla produttività di un’azienda, o di un intero sistema economico, sarebbe enorme.
Ma possibile che un semplice giochino elettronico possa svelare così tanto di ognuno di noi? Da appassionato dei dati qual è, Halfteck non ci chiede di fidarsi di quello che dice lui, ma dei risultati prodotti da progetti pilota della sua tecnologia. Il riferimento è a test come quello che Knack ha fatto con "GameChanger", una divisione del colosso petrolifero Shell composta esclusivamente da innovatori tecnologici. Shell era interessata a trovare più efficienti criteri di selezione del nuovo personale di questa divisione e per questo ha chiesto a Knack di sottoporre alla prova del Wasabi Waiter e di un altro suo gioco alcune centinaia di persone prese in considerazione per un posto in GameChanger.
Senza mai incontrare nessuno e senza sapere chi era stato assunto e chi no, Knack li ha sottoposti alla prova dei suoi giochini e comunicato a Shell l’elenco di quel 10% di candidati che aveva dimostrato di avere il maggior potenziale. Era esattamente il 10% che col tempo aveva dato prova di avere le idee più innovative.
«Adesso stiamo negoziando con Shell un accordo per lo sviluppo di un algoritmo che la aiuti a individuare i migliori studenti d’ingegneria d’America», dice Halfteck. Ma è solo l’inizio. Secondo il fondatore di Knack la tecnologia può essere applicata in qualsiasi settore. Per selezionare nuovo personale senza neppure incontrarlo.
Tutti quei genitori che ritenevano i videogame un’inutile perdita di tempo dovranno ricredersi. In futuro potrebbero contare più di una laurea ad Harvard.
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