Beda Romano, Il Sole 24 Ore 9/1/2014, 9 gennaio 2014
LA GRECIA CHIEDE UNA TREGUA SUL DEBITO
Forte dei recenti successi, il governo Samaras ha posto ieri la questione di un nuovo alleggerimento del debito greco dopo che il Paese è (probabilmente) riuscito a mettere a segno nel 2013 un surplus primario di bilancio. La presa di posizione è giunta nel giorno in cui il Paese prendeva le redini della presidenza semestrale dell’Unione. La richiesta è eminentemente politica, a ridosso di delicate elezioni europee che potrebbero vedere il successo in Grecia, come altrove, di partiti estremisti.
Riferendosi alla sostenibilità del debito pubblico (al 179% del Pil a metà 2013), il ministro degli Esteri Evangelos Venizelos ha spiegato ieri ad Atene: «Dobbiamo guardare alla struttura del debito. Capire se è gestibile, sostenibile. Non possiamo limitarci a guardare al rapporto tra il prodotto interno lordo e il debito». Il ministro ha respinto l’idea di un condono: «Sarebbe offensivo per la Grecia. Nessun Paese ha perso denaro nel prestare soldi al mio Paese in questi anni».
In una conferenza stampa, Venizelos ha sottolineato che senza crescita ridurre il debito pubblico è quasi impossibile (il paese è al sesto anno di recessione). Il ministro ha quindi spiegato che è necessario «trovare una soluzione integrata». Sia Venizelos che il ministro delle Finanze Yannis Stournaras hanno ricordato che un accordo del 2012 prevede una discussione dell’Eurogruppo sul futuro del debito greco, una volta che il paese avrà raggiunto un surplus di bilancio primario.
Il governo Samaras si aspetta che questo obiettivo sia stato raggiunto già nel 2013. Conferma si avrà in primavera. Secondo l’intesa del 2012, una volta raggiunto un avanzo primario «i Paesi valuteranno nuove misure e assistenze in modo da raggiungere una ulteriore riduzione credibile e sostenibile del rapporto debito-Pil greco». Ieri ad Atene, il presidente della Commissione José Manuel Barroso ha lodato i risultati greci, ma notando «perduranti nuvole all’orizzonte» e parlando di «riforme ancora necessarie».
Respingendo anch’egli possibili condoni, Stournaras ha parlato di altre opzioni: calo dei tassi sui prestiti, revisione delle maturità, uso dei fondi strutturali europei. C’è da chiedersi se le modifiche proposte avrebbero un significativo impatto, economico o politico (si parla di misure per appena 10 miliardi di euro). Parlando alla stampa, il premier Antonis Samaras ha sottolineato il desiderio della Grecia di far coincidere la presidenza dell’Unione con il ritorno del Paese a pieno titolo al tavolo europeo.
In questo senso, Venizelos ha anche criticato la troika, notando una mancanza di «sensibilità politica». Per ora, il governo Samaras preferisce non parlare di un terzo pacchetto di aiuti (il Paese ha già goduto di prestiti per 240 miliardi di euro). «Secondo le nostre stime c’è un buco finanziario di 11 miliardi tra metà 2014 e fine 2015 - ha detto Stournaras -. Idealmente vorremmo evitare un terzo pacchetto di prestiti. Confronteremo le varie alternative optando per la soluzione migliore».
La strategia greca è legata al prossimo voto europeo e al desiderio di usare l’eventuale alleggerimento del debito per tentare di disinnescare il rischio rappresentato dai partiti più estremisti o euroscettici. Gli ultimi sondaggi danno vincente la sinistra radicale di Syriza (che ieri è stata criticata da Samaras per non aver partecipato all’inaugurazione della presidenza greca della Ue). Viceversa, ai partner conviene invece che la discussione sul debito, controversa agli occhi di molti, avvenga dopo il voto, non prima.