Antonio Maria Rinaldi, ItaliaOggi 9/1/2014, 9 gennaio 2014
CON MONTI, IL DEBITO È AUMENTATO DI ALTRI +148,6 MILIARDI
Il 2013 che ci accingiamo a chiudere ci ha profondamente deluso. Nonostante i roboanti proclami di ritorno alla crescita e del riassorbimento della disoccupazione, abbiamo tristemente dovuto incassare un altro -1,8% di Pil e subire impotenti contare a 1.810.000 gli italiani a spasso dal 2007. Lo stesso sempre prudente Centro Studi della Confindustria ci fa sapere che si è raggiunta la drammatica cifra di 7.300.000 sommando le persone a cui manca un lavoro totalmente o parzialmente, cioè non sufficiente per condurre una vita al limite della dignità e che le famiglie italiane hanno, nello stesso periodo, tagliato mediamente i consumi per 5.037 euro l’anno.
Il vincolo mortifero - Ma la colpa di tutto ciò non è imputabile alla classe politica dirigente per non essere riuscita a proporre soluzioni politiche e tecniche per invertire la tendenza negativa che sta letteralmente dissolvendo l’Italia, ma per non aver voluto ammettere che ci siamo affidati al vincolo esterno delle regole anacronistiche dei Trattati che non potremo mai ragionevolmente rispettare se non a discapito del Paese stesso. Che senso ha rincorrere numeri e parametri per tentare di uniformare la nostra economia verso un modello che non ci riguarda?
Il prof. Cieco - Il professore divenuto senatore a vita per poi, in un batter di ciglia, Presidente del Consiglio per 17 mesi, incoronato nel ruolo con una procedura irrituale per una nazione che si accredita di essere democratica, ha perseguito con cieca ostinazione dogmatica l’imposizione dell’austerity ordinata e pretesa dalla Commissione Europea che alla prova dei fatti è servita più a tutelare i creditori esteri del sistema finanziario, disastrato per proprie colpe, che gli interessi effettivi del Paese. Tutti i dati macroeconomici si sono depauperati, mentre le aziende chiudevano con progressione esponenziale sotto il peso di una politica economica non compatibile, non solo con quella consolidata nei nostri precedenti settan’anni, ma anche con la ragione del buon senso. Chi potrà mai perdonargli di aver aumentato l’imposizione fiscale contraendo i consumi fino ad annullare, anzi diminuire, le stesse entrate tributarie? Il tutto con l’effetto boomerang di abbattere drammaticamente i consumi e aumentare il debito pubblico, sempre nei sopraindicati 17 mesi (lo ripeto perché parlamentari con cariche istituzionali del suo partito neanche lo sanno!) di ben 148,6Mld di euro, passando da 1892,7Mld del novembre 2011 a 2041,3 dell’aprile 2013.
Spagna e Francia - Perché il grosso credito e prestigio vantato in campo internazionale e europeo da Mario Monti non è stato utilizzato per spiegare e ottenere, dati alla mano, che la politica tesa esclusivamente all’austerity avrebbe peggiorato la situazione senza concedere spazi alternativi? Lo stesso dicasi per Letta: che valenza hanno i generosi omaggi di solidarietà dispensati dalle cancellerie europee se poi il nostro attuale capo di governo non riesce neanche a farsi tollerare uno 0,1% di deficit dopo aver continuato ad infliggere inutili sacrifici ai propri cittadini? Ricordo, per i più distratti, che la Francia riesce a farsi concedere un deficit in deroga oltre il 4% del Pil e la Spagna del 7%!
La bio-macchina - Quanti suicidi per motivazioni economiche si sarebbero evitati e quante persone in meno starebbero a spasso perché le aziende non sarebbero stare costrette alla chiusura? In poche parole perché non hanno fatto veramente gli interessi del proprio Paese di fronte all’evidenza, sostenendo testardamente che li facevano se avessero invece perseguito fedelmente il rispetto delle regole europee? Non si sono accorti che la grande bio-macchina di Bruxelles aveva estraniato ogni spazio alla rappresentanza politica, esautorando quindi i cittadini, preferendo affidare a meccanismi automatici la sopravvivenza della costruzione monetaria? Perché non hanno mai alzato un dito?
Il populismo - Ma la fine del 2013 sarà ricordata anche perché tutto l’establishment ha iniziato a temere le forti voci critiche che si stanno innalzando sempre più forti da ogni angolo del Continente contro la costruzione monetaria europea. I rozzi apostrofi di populismo con cui si rivolgono in modo dispregiativo e arrogante nei confronti di chi intravede invece possibili alternative, la dice lunga su come iniziano a temere le reazioni dei cittadini che utilizzeranno le elezioni europee del prossimo maggio come arma per disarcionarli. Le violente accuse di antieuropeismo e di sterile nazionalismo dispensate nei confronti di chi combatte questo euro che sta uccidendo la maggioranza dei Paesi europei non salverà in ogni caso questi individui dall’essere in futuro considerati come i soli responsabili del naufragio dell’intero disegno d’Europa.
Il bivio - Siamo a un bivio: o continuare su questa strada con la prospettiva di diventare rapidamente sempre più una colonia del Nord Europa, ostaggio di una complice classe politica incapace di proporre rapidamente soluzioni per il riscatto del Paese, o prendere la decisione di liberarci dai vincoli esterni dei Trattati e dai vincoli interni, cioè dagli attuali politici stessi.