Paolo Siepi, ItaliaOggi 9/1/2014, 9 gennaio 2014
PERISCOPIO
Bergoglio è un Papa talmente moderno da diffondere la parola di Dio telefonando a chiunque. E fregando così sul tempo i testimoni di Geova, rimasti ancora fermi ai vecchi citofoni. Dario Vergassola. ilvenerdì.
Il governo al lavoro per abolire il superbullo. Poi dicono che Letta non ce l’ha con Renzi. Maurizio Crippa. Il Foglio.
«Ottavio che cosa vedi all’orizzonte?». «Non vedo nessun orizzonte». Giuliano. Il Fatto.
Renzi – Diceva un famoso sonetto del Belli: «C’era un vorta un Re che dar palazzo mannò fora a li popoli st’editto: io so’ io, e voi nun zete un cazzo?».
Veltroni dice: «D’Alema non va sottovalutato, né umiliato». Veltroni sa che il silenzio calcolato del suo vecchio e baffuto amico-nemico non promette niente di buono. Gli irrottamabili, che non sono nati ieri e che ne hanno viste (e combinate) tante, sono ancora lì, indeboliti, forse resi marginali, ma in muta attesa di un’altra velenosa sbavatura come quel contundente «chi?» rivolto, con fare protervo, da Renzi a Fassina. Salvatore Merlo. Il Foglio.
Secondo le recenti disposizioni del Ministero del Commercio, gli stabilimenti di Montecatini dovranno adottare quanto prima i registratori di cacca. Amurri & Verde, News. Mondadori.
Tempi durissimi, per i comunisti. Prendete le piazze italiane: bandiere rosse non ne sventolavano più, nel dicembre 2013. Piuttosto i minacciosi forconi. Enrico Deaglio, ilvenerdì.
Tra il management Fiat che continua a produrre auto che non si vendono (nel 2013 Fiat Group Automobile, in Italia, immatricolando 373.771 nuove vetture contro le 415.046 dell’anno precedente, ha fatto peggio, -9,94%, di quasi tre punti rispetto al mercato nel suo complesso (-7%) e a quello statunitense che invece, a dicembre, ha fatto segnare 45 mesi consecutivi di crescita), chi pensate sarà premiato? Enrico Cisnetto. Il Foglio.
Oggi, in base alla legge Gozzini, chi deve scontare tre anni o meno, resta fuori prigione o, se è dentro, esce. I classici ladri di polli? No, la stragrande maggioranza dei condannati, visto che, in media, le pene irrogate dai tribunali, anche per reati gravi (soprattutto quelli finanziari, tipici dei politici e dei colletti bianchi), sono inferiori ai tre anni, non fanno un giorno di carcere i condannati fino a sei anni. Siccome poi i reati commessi fino a maggio 2006 sono coperti dall’indulto di tre anni, non fanno un giorno di carcere. E per meritare pene sopra i sei anni, bisogna proprio sparare o trafficare quintali di droga. Ora, non bastando questo formidabile bonus impunitario, la ministra Cancellieri ha previsto che resti o torni libero chi, di anni, ne deve scontare quattro. Compresi i condannati a sette anni per reati pre 2006. Per quelli che non dovessero farla franca con quel sistema, ecco la seconda ideona: l’innalzamento della «liberazione anticipata» da 45 a 75 giorni a semestre. Oggi, il detenuto che si comporta bene (cioè non si comporta male: non scanna né stupra il compagno di cella) si vede detrarre tre mesi ogni 12. Ora, siccome non basta ancora, lo sconto sale a cinque mesi su 12. Marco Travaglio. Il fatto quotidiano.
Berlusconi ha grandi difetti; ma ha dato voce a un’Italia, tutt’altro che minoritaria, che, la voce, non l’aveva mai avuta. Alla fine, anche lui ha ceduto al delirio di onnipotenza che, prima o poi, colpisce tutti i politici, compreso Mario Monti: il Cavaliere è caduto sulle donne, il Professore sulla «salita in politica»; se fosse rimasto fermo, oggi sarebbe al Quirinale. Bruno Vespa. Sette.
Le semplificazioni in ordine all’euro si sprecano. Quando le cose vanno male, si mettono dei piccoli baffi sulla foto della cancelliera tedesca Angela Merkel come fu il caso in Grecia. Janis Oseljs, imprenditore lettone al momento in cui il suo paese ha aderito all’euro. Der Spiegel.
Da anni, In Italia, una sparuta pattuglia di liberisti, fra i quali gli economisti dell’Istituto Bruno Leoni, si batte per il mercato, per le liberalizzazioni e per uno stato meno invasivo. Sostengono i benefici della concorrenza e dell’apertura agli scambi, non per scelta ideologica ma perché pensano che i mercati aperti e la concorrenza siano gli strumenti per sbloccare un paese nel quale la mobilità sociale si è arrestata e il futuro dei giovani è sempre più determinato dal loro censo, e non dal loro impegno o dalle loro capacità. Prefazione di Francesco Giavazzi a: Liberi di scegliere, di Milton & Rose Friedman. Ibl libri.
Il maresciallo francese Foch profetò che la prima guerra mondiale avrebbe avuto una necessaria continuazione e la tregua d’armi sarebbe durata vent’anni. La seconda guerra mondiale non fu una meccanica ripetizione della prima, ma il rinnovarsi, da parte delle potenze periferiche coalizzate, del proposito di annientare la potenza continentale centrale, la Germania, escludendo programmaticamente soluzioni parziali o di compromesso. Gli schieramenti si riprodussero con l’eccezione di potenze nuove alla grande politica, come l’Italia e il Giappone che, riconoscendo di aver combattuto la prima guerra mondiale dalla parte sbagliata rispetto alle loro ambizioni, s’illusero di correggere l’errore della seconda, ma tardivamente, e col solo risultato di allargare la catastrofe. Piero Buscaroli, Paesaggio con rovine. Camunia.
Ho visto veterocomunisti con le mutande e i calzini rossi che stanno in un circolo del Pd nel centro di Roma che mi chiedono, ancora, perché ho fatto la Svolta della Bolognina. Quando poi le domande le faccio io, e cioè: per quale ragione questi nostalgici della falce e martello votano Renzi alla primarie, la risposta è che Renzi vince. E basta. Cosa farà dopo, Renzi, per loro è secondario. Questa non è politica, è la disfida di Barletta. Achille Occhetto. ilvenerdì.
Tutti sappiamo della condizione difficile in cui si trovano le banche, lo stesso Francesco ha passato il suo compleanno con quattro banchieri per far capire che è suo desiderio aiutare tutta la categoria. D’altronde uno che ha lo Ior in casa è il più adatto a capire i loro problemi. Una colletta fra i cittadini è la soluzione più immediata, ma si teme che non sarà sufficiente. Massimo Bucchi, ilvenerdì.
Non capisce, ma non capisce con grande autorevolezza e competenza. Leo Longanesi.
Il moderato è un benpensante che pensa e non impedisce agli altri di pensare. Roberto Gervaso. il Messaggero.