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 2014  gennaio 09 Giovedì calendario

CON LE NUOVE DISPOSIZIONI CI VOGLIONO 23 GIUDICI PER RIUSCIRE A FARE UN ARRESTO


Mentre la politica è travagliata dal movimentismo di Matteo Renzi, questioni serie vengono a maturazione sui tavoli del governo. In particolare, la giustizia, sulla spinta di Giorgio Napolitano, torna ancora una volta all’ordine del giorno. L’ultima trovata, che dovrebbe accontentate l’associazionismo delle vittime della strada, è l’istituzione del reato di omicidio stradale. Come sa chi frequenta le aule giudiziarie, ogni nuova figura di reato complica il lavoro dei magistrati, non lo agevola.
Del resto, le invenzioni del precedente ministro, l’avvocato Paola Severino, non hanno portato alcun beneficio al sistema italiano, e hanno anzi reso più difficile lo smaltimento del biblico arretrato.
Infatti, ai guai della Severino si stanno aggiungendo nuovi guai, come gli sconti di pena. Si tratta, in pratica, un’amnistia surrettizia, in barba alle norme costituzionali che pretendono una maggioranza qualificata per deciderne una. Con le nuove norme, cinque mesi e mezzo equivalgono a un anno di prigione. Perciò un condannato a 15 anni, se la cava con 6 anni e otto mesi e mezzo. Per gli ultimi 4 anni, se s’è comportato bene, può scontare la pena a casa, salvo l’obbligo di frequentare saltuariamente l’assistente sociale assegnatogli.
Alla vanificazione delle pene, che non risolve affatto il problema del sovraffollamento, come presto sarà sotto gli occhi di tutti, si aggiunge un intervento sulle carcerazioni preventive. Quando il Cancellieri-pensiero sarà legge, non sarà più il gip a decidere sulla carcerazione preventiva, ma tre magistrati.
Nelle difficoltà attuali, con gli uffici giudiziari in carenza di organico (tranne Roma e Napoli, naturalmente), quando si potranno costituire i collegi incaricati di decidere sulle carcerazioni preventive?
Certo, le procure della Repubblica debbono arrestare gli autori di reati. Nell’esercizio di tale facoltà sono accaduti e accadono errori e abusi. La questione è presto detta: se il giudice non ha più il potere di mettere in prigione (preventiva) con tempestività l’autore di un reato, di non scongiurare il pericolo di fuga, la reiterazione del crimine e l’inquinamento delle prove, la legge penale diventa optional e il perimetro della giustizia a geometria variabile si allargherà a dismisura.
Secondo un noto magistrato, con le nuove disposizioni ci vorranno 23 giudici per arrestato: 1 pm, 3 gip per decidere sulla cattura, 3 giudici del Tribunale della libertà, 5 di Cassazione per il ricorso al Tribunale della libertà, 3 giudici del Tribunale di primo grado, 3 giudici d’appello, 5 giudici di Cassazione per la sentenza definitiva.
Insomma, l’approccio è inefficace. C’è necessità di norme di smaltimento dello stock di arretrato, di accelerazione del processo digitale e, soprattutto, di interventi sulle procedure. Altrimenti, le frequenti nuove leggi che incidono sui diritti finiscono per incrementare il contenzioso a scapito di coloro che dei processi sono i veri protagonisti: i cittadini.