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 2014  gennaio 09 Giovedì calendario

LA LEGGE DI STABILITÀ È UN DELIRIO NORMATIVO E SULL’IMU NEPPURE RENZI CI HA CAPITO NULLA


Di tutte le cattiverie contro «quelli di Roma» (governo Letta in testa) che il segretario Pd, Matteo Renzi, è riuscito a dire durante la trasmissione «Otto e mezzo» condotta da Lilli Gruber su La7, la più feroce è stata quella che riguarda la nuova Imu. «Ho chiesto ai miei assessori se avevano capito i cambiamenti introdotti dalla Legge di stabilità nella tassazione della casa» ha detto Renzi, che è anche sindaco di Firenze. «La risposta è stata unanime: nessuno ci ha capito nulla, tanto è complicato l’intrico delle sigle delle nuove imposte. E badate, gli assessori del Comune di Firenze non sono persone sprovvedute, anzi sono più preparate di me. Per questo dovremo esaminare al più presto se l’impegno politico per una semplificazione burocratica è stato rispettato, oppure no».
Incuriositi da una simile dichiarazione, certamente non benevole per il premier Enrico Letta, abbiamo dato un’occhiata alla Legge di stabilità, aiutati in questo da ItaliaOggi, che, proprio ieri, ne ha pubblicato l’indice, che corre su ben sette pagine (il testo integrale è disponibile in edicola, sempre a cura di ItaliaOggi, per 6 euro). Ebbene, il meno che si possa dire è che Renzi, almeno questa volta, ha ragione da vendere. La Legge di stabilità, indicata in Gazzetta Ufficiale come «Legge numero 147 del 27 dicembre 2013», è una autentica mostruosità burocratica. È composta da ben 748 commi, e ogni comma costituisce in pratica una nuova legge.
Le nuove disposizioni di carattere fiscale sono centinaia. Un ginepraio in cui anche un contribuente laureato è costretto a gettare la spugna, e (se proprio vuole compiere fino in fondo il proprio dovere di contribuente) è costretto a correre da un commercialista avveduto, sperando che, almeno quest’ultimo, riesca a decifrare il linguaggio esoterico dei legislatori italiani, che, di comma in comma, rimandano ad altri commi di leggi precedenti, alcune anche di parecchi anni fa, per integrarli, modificarli, cancellarli, quasi sempre con il risultato di introdurre nuovi obblighi burocratici per i contribuenti, nuove sanzioni per chi non le osserva e, in fin dei conti, nuove imposte.
Soltanto i commi che riguardano l’Imu sono una novantina, e vanno dal comma 639 al 728. In pratica, 90 leggi nuove di zecca, scritte per lo più in modo incomprensibile, per dire che d’ora in poi viene introdotta la Iuc, imposta comunale unica, che poi tanto unica non è, in quanto si compone di altre tre imposte: l’Imu sugli immobili, la Tari sui rifiuti e la Tasi sui servizi indivisibili. Per spiegare (si fa per dire) queste innovazioni, la Legge di stabilità va avanti per ben 67 commi (dal numero 639 al 706), pagine e pagine di burocratese più incomprensibile del sanscrito. Poi, dal comma 707 al 728, introduce altre innovazioni sulle quali, chi vuole, può cimentarsi in proprio. Insomma, un vero delirio normativo.
Un esempio? Ecco il comma 678: «Per i fabbricati rurali ad uso strumentale di cui all’articolo 13, comma 8, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e successive modificazioni, l’aliquota massima della Tasi non può comunque eccedere il limite di cui al comma 676 del presente articolo». Che dire? Al confronto, i geroglifici della stele di Rosetta erano un modello di chiarezza linguistica. E se la stabilità del governo, almeno per ora, è assicurata, altrettanto non si può dire per la chiarezza e la semplicità delle leggi. Un motivo in più per vedere, prima o poi, anche Renzi alla prova dei fatti.