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 2014  gennaio 09 Giovedì calendario

ASSEGNI DI INVALIDITÀ E GITE IN MOTOSCOOTER LA TRUFFA DEI POMPIERI EROI DELL’11 SETTEMBRE


Richard Cosentino sosteneva di soffrire di gravi turbe psichiche: non riusciva più nemmeno a uscire da casa, paralizzato dalle crisi di panico. E per questo riceveva una pensione d’invalidità. Poi, però, ecco spuntare sulla sua pagina Facebook le immagini delle battute di pesca in Costa Rica: Richard che emerge trionfante dalle acque caraibiche dopo aver preso un gigantesco marlin blu.
La «sbadataggine digitale» è costata cara a Cosentino, un poliziotto di New York, arrestato l’altra sera assieme a più di altri cento suoi colleghi — agenti di polizia e vigili del fuoco — tutti con la stessa accusa: truffa ai danni della collettività. Quello che è esploso non è solo un caso di ruberie ai danni del sistema previdenziale, come ne abbiamo visti tanti anche nell’Italia dei falsi invalidi. Quella che sta vivendo la metropoli americana è una vera e propria caduta degli eroi.
Da dodici anni la città ha una venerazione per i poliziotti e, ancor più, per i vigili del fuoco. Esattamente da quando, l’11 settembre del 2001, centinaia di loro rimasero uccisi mentre cercavano di soccorrere la gente rimasta intrappolata nelle Torri gemelle colpite dall’attacco terrorista di Al Qaeda. Venerazione alimentata negli anni dagli stessi colleghi dei caduti: ogni caserma di quartiere dei pompieri, ogni distretto di polizia ha avuto le sue vittime. Le cui foto, esposte sulla strada, fanno somigliare questi presidi a dei santuari.
Alcuno osservatori disincantati sostengono che la tragedia dei caduti sia stata sfruttata dai sopravvissuti per spuntare trattamenti retributivi e previdenziali di favore. Negli anni dell’austerity americana, quelli venuti dopo la crisi finanziaria del 2008, poliziotti e pompieri — che pure godono di trattamenti previdenziali molto favorevoli, potendo andare in pensione a cinquant’anni o poco più — sono stati tra le poche categorie che hanno evitato tagli e sacrifici.
Come si fa a chiedere a degli eroi di tirare la cinghia? Solo che alcuni dei presunti eroi, anziché la cinghia, hanno tirato (troppo) la corda: sotto l’abile regia di Raymond Lavallee, un avvocato di Long Island ex agente dell’Fbi, di Thomas Hale, un consulente previdenziale, e di Joseph Minerva, un ex poliziotto che ora organizza l’associazione dei detective, decine di loro si sono presentati davanti alle commissioni mediche seguendo sempre lo stesso copione: sostenevano di aver perso la memoria e di essere preda di attacchi di panico per lo stress del loro lavoro, ma soprattutto per quello che avevano sofferto ai tempi del crollo delle Torri gemelle. «Una sfacciataggine scioccante», ha detto il procuratore di Manhattan Cyrus Vance Jr dopo l’annuncio degli arresti di massa.
E, in effetti, questi agenti dovevano davvero sentirsi al di sopra della legge se, ottenute le indennità da invalidi grazie agli organizzatori della truffa (che hanno ricevuto una ricompensa di 28 mila dollari da ognuno dei falsi disabili) si sono poi dati in massa all’hobby di mettere in rete un gran numero di immagini che equivalgono a una vera e propria autodenuncia: gente che si era dichiarata inabile per qualunque tipo di lavoro perché bloccata dal panico che adesso pilota elicotteri, scorazza sugli scooter d’acqua nelle acque della Florida, fa l’istruttore di arti marziali o, come nel caso di Joseph Morrone, vende cannoli ripieni di crema in strada, a Mulberry Street, durante la festa di San Gennaro.
Altri hanno scelto mestieri più discreti: guardie private, carpentieri, giardinieri. Adesso si indaga sulle possibili complicità perché i 106 agenti e pompieri arrestati hanno seguito schemi fin troppo simili durante gli esami da parte degli psichiatri della Social Security Administration: addestrati a fingere di non ricordare più nulla, di non saper fare nemmeno i calcoli più elementari, a restare in silenzio e a guardare nel vuoto dopo ogni domanda. Brutta fine per un pugno di eroi.
Massimo Gaggi