Alessandra Retico, la Repubblica 9/1/2014, 9 gennaio 2014
IN GERMANIA CADE UN ALTRO MURO “SONO UN CALCIATORE E SONO GAY”
Thomas Hitzlsperger già lo sapeva ma non lo diceva: «Amo gli uomini». All’Aston Villa lo chiamavano il martello per via del tiro pazzesco di sinistro, poi The Hammer la sera al pub diventava uno spillo: «Venti ragazzi a bere attorno a un tavolo, non era facile rimanere lì quando le battute sui gay diventavano offensive». Parla con gli scarpini ancora caldi nella sacca, quattro mesi dopo aver detto addio per sempre al calcio (troppi infortuni), a 31 anni. «Esco allo scoperto perché voglio portare più avanti la discussione sull’omosessualità nello sport professionistico ». Altro che più avanti, diciamo all’inizio. È il primo calciatore di livello a fare coming out. Dell’inglese Justin Fashanu tutti sanno: otto anni dopo la “confessione”, si uccise nel ‘97. A febbraio scorso: l’americano Robbie Rogers dei Galaxy salutando tutti, nel 2011 lo svedese di terza divisione Anton Hysen, suo padre Glenn che lo allena ha giocato (‘87-’89) nella Fiorentina. Non esistono calciatori gay, recita il mondo. Se proprio lo devi dire, meglio fuori dal campo.
Thomas è ancora fresco di prato. Non è da copertina, anche se lo chiamano il Tom Cruise tedesco, anche se in passato ha preso posizione contro l’estrema destra: nato a Monaco di Baviera e cresciuto nelle giovanili del Bayern, ha messo 52 volte la maglia della nazionale, era ai mondiali del terzo posto nel 2006 in casa e agli Europei 2008. Ha girato i migliori campionati europei, il suo e la Premier League (dopo l’Aston che ha twittato il suo supporto, West Ham ed Everton dove ha chiuso la carriera) e per pochissimo anche in Italia alla Lazio (sei partite nel 2010). L’ex capitano dei biancocelesti Rocchi: «Mi coglie di sorpresa. Ognuno è libero di essere quello che si sente».
Ma questo è il calcio, lo dice anche il centrocampista Thomas al magazine Die Zeit: «È stato un processo lungo e complesso prendere coscienza della mia omosessua-lità, solo negli ultimi anni ho capito che preferivo avere accanto un uomo. Non mi sono mai vergognato di ciò che sono. Ma in nessuno dei paesi dove sono stato si discute seriamente del tema, neanche negli spogliatoi». Soprattutto lì. In Germania da luglio la lega calcio (Deutscher Fussball Bund) ha preso iniziative contro l’omofobia, col presidente Niersbach che ha detto: «Ogni persona che decide di fare coming ha il sostegno del nostro gruppo e quanto a Thomas il rispetto nei suoi confronti è, se possibile, aumentato». Il portavoce della cancelliera Merkel, Seibert: «Nel nostro paese nessuno deve avere paura di dichiarare la propria sessualità». Il ct della nazionale Loew: «Solo le prestazioni agonistiche e i comportamenti sociali sono importanti per un giocatore. In una società tollerante Thomas dovrebbe essere rispettato da tutti». Altro? Sì: Michael Vesper, presidente del Comitato olimpico tedesco: «Tutti sanno che ci sono atleti omosessuali nello sport di vertice. Hitzlsperger si è guadagnato la nostra stima». La migliore reputazione.