Luigi Bolognini, la Repubblica 9/1/2014, 9 gennaio 2014
LO SCONTRO VIRZÌ-BRIANZA S’INFIAMMA SU TWITTER IL DIBATTITO FINISCE A INSULTI
È tempesta stabile sulla Brianza di Paolo Virzì. Non meteorologica ma informatica: le dichiarazioni a Repubblica del regista del Capitale umano («un paesaggio gelido, ostile e minaccioso»), dopo aver causato l’ira dell’assessore leghista della Provincia di Monza, Andrea Monti, fanno scoppiare Twitter. Per tutto il giorno messaggi, prese di posizione, battute, complice la prima pagina di Libero: “Soldi pubblici al film che attacca chi lavora” (il Ministero l’ha finanziato con 700mila euro). Fino allo scambio di insulti tra Monti e Virzì: «Paraculo », «Buffone». Quasi tutti — politici, artisti, intellettuali, gente comune — si scatenano senza aver visto il film (che esce oggi in sala), come tradizione. L’ex presidente lombardo Roberto Formigoni: «Se corrisponde all’intervista a Repubblica è razzista e vergognoso». La cantante Malika Ayane: «Non conosco un aggettivo adatto a dirvi quanto è bello, ma bello bello bello». Il musicista Saturnino: «Appena uscito dal cinema. Ho applaudito e mi sono emozionato ». Renzo Cucinotta: «L’imprenditore volgarmente ottuso più volte visto nei cinepanettoni non ha mai prodotto sollevazioni in Brianza». Federica Epis: «Sfoderando inaudito disprezzo per la gente del Nord Virzì dimostra di essere un lavativo». Cicciogià: «Però quando il Sud di oggi nei film è tutto carretti e lupare si grida al neorealismo». Lo scrittore Sandrone Dazieri: «Se Libero l’attacca dev’essere una figata». Alessandro Milan: «Il dibattito sulla Brianza, Virzì, la freddezza, la ricchezza, il culto del lavoro. Che un qualche Iddio a caso ce ne scampi».
E invece sì, il dibattito sì. Non solo virtuale, ma anche reale. D’altronde la zona da tempo è (anche) un luogo comune, basti ricordare il «fuggire via da te Brianza velenosa» del 1980 di Mogol-Battisti, (allora residenti a Molteno, Lecco). Un altro cantante la difende, Francesco Baccini, genovese da tempo immigrato: «Non tornerei mai indietro. Natura splendida e umanità vera, se si va oltre gli stereotipi». Francesco Mandelli, del duo comico I Soliti Idioti, invece è andato da tempo a Milano: «Serve un po’ di autocritica. Questa è una provincia asfittica che ha sostituito cascine secolari coi prefabbricati ». D’altronde, nota un altro comico brianzolo, Alberto Patrucco, «questo è un territorio splendido, purtroppo è abitato. Qui c’è gente che si è fatta da sola, ma non ha più smesso di farsi, e saluta dicendo “buon lavoro”, che è quasi un insulto». Finisce che a difendere la Brianza è uno scrittore che di provincia si occupa da tempo senza toni teneri, Giorgio Falco: «Quello di Virzì è quasi un omaggio a una realtà di decenni fa. La Brianza ora ha perso identità, o meglio l’ha trasmessa al Paese: “le villette pretenziose dove si celano illusioni e delusioni sociali” di cui parla Virzì ora sono una caratteristica di tutta la provincia italiana». Si sottraggono un po’ al dibattito solo gli imprenditori, in fondo i protagonisti del film. Parla solo Filippo Berto, mobiliere, presidente dei Giovani Artigiani:»È vero, qui si lavora moltissimo, ma è un lavoro pulito, è la bellezza del fare con amore e fatica. Siamo un po’ grigi? Forse, ma tanta nostra produzione è legata ad arte e design, ed esiste una società civile».
Fino a sera, quando su Facebook Monti fa notare «la buffa retromarcia (smentita) paracula di Virzì». E scatta la rissa informatica. Il regista replica: «Scusi lei è davvero un assessore? Ma la smetta, abbia rispetto dei cittadini che rappresenta. Lei è un uomo delle istituzioni, lasci fare il buffone a noi gente dello spettacolo. Torni a bordo, cazzo!». Ma tutto regna tranne che la Concordia. «Non si dia arie, Virzì — ribatte Monti — addirittura si crede un buffone? Non esageri». Chiusura del regista: «Nel film c’è un grave errore: un assessore leghista troppo composto rispetto alla sguaiataggine di questo Monti».