Roberto Petrini, la Repubblica 9/1/2014, 9 gennaio 2014
TASI PIÙ CARA PER GARANTIRE LE DETRAZIONI
Dal suk dell’Imu spunta l’aliquota mobile. Dopo una serie di ipotesi sulla modifica della Tasi, la tassa sulla casa tenuta a battesimo a fine anno dalla legge di Stabilità, si cambia di nuovo. Ieri Palazzo Chigi, dopo una serrata mediazione con i Comuni i quali chiedevano la possibilità di avere più risorse, ha deciso di presentare un emendamento al decreto enti locali. Un atterraggio anche questo un po’ rocambolesco. L’emendamento era destinato al decreto Imu-Bankitalia, poi si è deciso di dirottarlo sul decreto enti locali il quale è incappato nel fuoco di Lega e Forza Italia, è stato bocciato per incostituzionalità, e solo l’aula del Senato lo ha rimesso in pista pronto ad accogliere la nuova Tasi. La vicenda tuttavia non è finita: a Scelta Civica, determinante al Senato, la nuova Tasi non piace e il capogruppo Gianluca Susta annuncia che voterà contro.
In questa cornice arriva la nuova versione della Tasi-casa. L’aumento delle aliquote della Tasi, che si calcola sulla rendita catastale, sarà di una addizionale costituita da una quota mobile con un tetto dello 0,8 per mille da aggiungere alle aliquote fino ad oggi previste (del 2,5 per mille per la prima casa e del 10,6 per mille per la seconda). I Comuni, per il 2014, saranno liberi di applicare l’addizionale mobile, ma è scontato che si avvarranno della opportunità di praticare l’aumento: potranno farlo applicando buona parte dell’addizionale sulla prima casa o sulla seconda, spalmandola sui diversi tipi di immobile.
Di conseguenza l’aliquota della Tasi sulla prima casa potrebbe salire oltre il 2,5 per mille, così come quella sulla seconda casa e gli altri immobili potrebbe salire ben oltre l’attuale soglia del 10,6 per mille. Il mix degli incassi sulla prima e sulla seconda casa recuperati dai Comuni, pari a 2,1 miliardi cui vanno aggiunti i 500 milioni stanziati dalla legge di Stabilità, andrà — come recita la nota di Palazzo Chigi — «allo scopo di deliberare a favore delle famiglie e dei ceti più deboli ulteriori detrazioni rispetto a quelle già previste dalla legge di Stabilità».
L’obbligatorietà per i Comuni di riversare il maggior gettito proveniente dall’aumento delle aliquote alle detrazioni per famiglie e ceti deboli, è la maggiore novità della misura che, secondo i primi calcoli della Uil Servizio politiche territoriali, porterà la detrazione media a 88 euro. Si tratta di una cifra che somma i 25 euro di detrazioni consentite dai 500 milioni della legge di Stabilità all’intero aumento delle aliquote che potranno mettere in atto i Comuni, pari complessivamente a 2,1 miliardi: il che significa 63 euro medi.
Per il contribuente inizia una nuova ginkana tra le cifre e tra le aliquote che i Municipi decideranno di applicare. «Non penso che si pagherà di più con la Tasi nel 2014», ha assicurato ieri il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. «Una misura finalizzata a una maggiore equità e non a maggiori tasse», ha confermato in una nota il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio. «Si tratta di un ulteriore passo verso un vero federalismo fiscale che va incontro alle esigenze dei Comuni, ma senza alcun incremento della pressione fiscale. Si chiude così la vicenda Imu e Tasi », ha dichiarato il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta.
Chi ci perde e chi ci guadagna? Molto dipenderà dalle politiche fiscali dei sindaci e dalle condizioni socio-economiche del contribuente proprietario della prima casa. Più si caricherà sulla seconda casa più i ceti deboli proprietari della prima se ne avvantaggeranno.
Un’ipotesi possibile è che i Comuni carichino gli aumenti più sulla seconda casa e si limitino sulla prima: nella eventualità di un rincaro dello 0,2 per mille applicato sulla prima casa, l’aliquota salirebbe al 2,7 mentre sulla seconda casa il carico sarebbe dello 0,6 per mille portandosi all’11,2 per mille. In questo caso per una prima abitazione media, applicando la detrazione di 88 euro nel caso di famiglie disagiate e con figli, si pagherebbero 125 euro, molto meno rispetto all’Imu del 2012 che costò 225 euro. Chi non potrà beneficiare delle detrazioni pagherà invece 213 euro.
In base a questo esempio, sulla seconda casa potrebbe gravare il restante 0,6 per mille portando così l’aliquota massima all’11,2 per mille secco. I calcoli della Uil Servizio politiche territoriali dicono che, in mancanza naturalmente di detrazioni, per una abitazione di dimensioni e valore analogo, si passerà ad una rata media pari a 885 euro. Ciò significa circa 47 euro in più rispetto all’ipotesi Tasi contenuta nelle legge di Stabilità.