Ferdinando Camon, La Stampa 9/1/2014, 9 gennaio 2014
LO SPINELLO LIBERO SAREBBE LA RESA DOPO LA SCONFITTA
Lei si fa di cocaina da un anno, lui esita e le chiede: «Com’è?». «Ricordi la prima volta che abbiamo fatto l’amore? Be’, mille volte di più». È un film tratto da un diario. Si può tirar fuori dal giro quei due, che han sentito la dolcezza mille volte più dolce? Troppo tardi. E quand’è che si poteva? Prima della prima droga leggera.
Ho lavorato anni nel primo Centro Regionale Anti-Droga fondato in Italia, e ricordo la polemica quando un collega preparò un librino da diffondere tra gli studenti: diceva che la marijuana dà un senso di «benessere». Lunga discussione, per correggere «benessere» in «euforia». Anche l’euforia è benessere, ma un benessere malato. Il ragazzo che prova la prima volta una tirata di spinello, o un quarto di pasticca, dice: «Tutto qui?». È una sensazione «di vittoria». La volta dopo fuma lo spinello tutto intero, o inghiotte tutta la pasticca. La pasticca è più pesante, certo. Ma il primo passo è pericoloso perché rende più facile il secondo. La pasticca si scioglie sprizzando un flash che brilla nel cervello, in quel lampo vedi di più, senti di più, hai l’impressione di godere di più. Ti piace. Ti piace che ti piaccia. Proverai quando vorrai, sei tu che comandi il giuoco.
Prima eri mezzo uomo, adesso sei un uomo intero. O se prima eri un uomo, adesso sei un superuomo. Potresti scrivere. O dipingere. Anche l’eroina, le prime volte, è piacevole. Anche la cocaina. La prima volta la cocaina ti lascia una nostalgia «straziante», ci pensi giorno e notte, anche dormendo. Se vuoi tener lontano un ragazzo dall’eroina o dalla cocaina, devi tenerlo lontano dalla marijuana. Chi ha la marijuana in circolo ha l’impressione che i colori si ravvivino e il tempo rallenti. È questo che dona euforia: il tempo si ferma, puoi goderti la vita con calma.
L’effetto della droga, sto ai diari e alle confessioni, è come un’onda che percorre il corpo, e l’onda dà la sensazione che adesso si sta bene mentre prima si stava male: la vita nella droga è sentita come guarigione, e la vita normale di prima è sentita come malattia. È malata la fretta, è malata la preoccupazione, è sana la calma, è sana l’indifferenza. Purtroppo la vita è una gara, e ritirarsi dalla gara significa ritirarsi dalla vita. L’euforia dura poco. Al calore subentra il freddo, che comincia dalle mani. Raffreddandosi, le mani tremano, se provi a scrivere fai degli scarabocchi. Allora subentra la paura, che in certi casi può diventare panico. La paura è maggiore negli studenti, minore nei lavoratori. Perché per lo studente la scrittura è un mezzo per rivolgersi agli altri, perdere la scrittura vuol dire perdere il mondo, essere perduto. È in quella fase, del freddo e della paura, che i ragazzi e le ragazze si spinellano in coppia. Spinellarsi in coppia vuol dire abbracciarsi.
Nelle scuole, i ragazzi che si spinellano aumentano le assenze e peggiorano i voti. Sono i peggiori della classe. Certo, il proibizionismo ha fallito. Ma la libera circolazione delle droghe leggere è una resa dopo la sconfitta.