Raphaël Zanotti, La Stampa 9/1/2014, 9 gennaio 2014
TRADITI DAI COLLABORATORI DOMESTICI QUANDO IL KILLER VIVE NELLA STESSA CASA
Dieci luglio 1991: la contessa Alberica Filo della Torre viene trovata morta nella camera da letto della sua villa all’Olgiata, quartiere di lusso a Nord di Roma. Vent’anni più tardi, per quel delitto, uno dei più famosi d’Italia, confesserà Manuel Winston, ex domestico. Era stato licenziato, voleva essere riassunto.
3 agosto 2000: la moglie di Francesco Gaetano Caltagirone viene rapita insieme alla sua guardia del corpo a Roma. Il sequestro viene compiuto dal cameriere filippino sorpreso a rubare soldi e gioielli. Li voleva per tornare in patria per amore. Luisa Farinon verrà liberata nella notte, al confine con la Slovenia.
Sono decine le storie simili: dalla contessa torinese Italia Cibrario Viglino, uccisa nel corso di una violenta rapina il 16 dicembre 2005 messa a segno dal fidanzato della domestica, al ginecologo milanese Marzio Colturani, morto nel 2007 dopo essere stato picchiato e legato dai rapinatori fatti entrare in casa dalla colf. Storie diverse, alcune per nate per vendetta, altre per soldi, ma con un unico comun denominatore: le vittime sono state tradite da quelle persone a cui avevano dato fiducia, a cui avevano aperto le loro case.
Domestici, colf, badanti: persone con cui si vive una parte della propria vita, sotto lo stesso tetto, che spesso diventano parte della famiglia. Ma che a volte, per fortuna molto di rado, guidano i nostri destini.
Nei gialli classici sono diventati sinonimo di banalità. Gira e rigira, alla fine è stato il maggiordomo. Quasi mai è così, ma a volte capita. Sempre meno con i maggiordomi, ovviamente, categoria quasi scomparsa e diventata figura di alto profilo, ricercatissima e per questo controllatissima.
«Dei nostri iscritti sappiamo tutto» dice Elisa Dal Bosco, presidente dell’Associazione Italiana Maggiordomi che ha sede a Milano. I soci sono circa 200, tutti selezionatissimi. «Li conosciamo personalmente, spesso attraverso i corsi che facciamo, e conosciamo le loro famiglie - continua la Dal Bosco -. Controlliamo non solo le fedine penali, ma anche le referenze, le precedenti esperienze. Spesso a noi si rivolgono famiglie che hanno avuto esperienze poco piacevoli con le agenzie di lavoro che offrono servizi di job placement».
Ma il maggiordomo è un profilo particolare, un manager della casa sotto cui lavorano altri dipendenti. Ormai hanno livelli di qualificazione altissimi. Discorso diverso è per altri tipi di figure come i collaboratori domestici o le badanti. Persone che vengono assunte attraverso il passaparola che funziona da filtro e che ha sostituito le vecchie lettere di referenza, ormai scomparse.
«Non sempre le persone conoscono davvero chi stanno facendo entrare nelle loro case - dichiara Teresa Benvenuto, segretario nazionale dell’Assindatcolf - Uno dei problemi principali è la diffusione del lavoro nero. Nell’ultimo convegno organizzato a Monte Citorio in novembre è emerso che meno della metà di chi lavora come colf è in regola. Avere una defiscalizzazione dei contributi e obbligare le colf alla denuncia dei redditi permetterebbe di regolamentare il settore, di rendere più qualificata questa figura». Poi, certo, c’è sempre l’incognita, il fatto di cronaca che esce dalla norma. Alla fine, può ben essere stato il maggiordomo.