Stefania Miccolis, L’Unità 8/1/2014, 8 gennaio 2014
MUSEO DEL CICLISMO
NEL 1938 GINO BARTALI VINSE IL TOUR DE FRANCE, MA CONTRARIAMENTE ALLE ASPETTATIVE DEL REGIME, NON RINGRAZIÒ IL DUCE, ringraziò la Madonna. Ma all’epoca ancora non esisteva in Italia la protettrice dei ciclisti. Dovranno passare 11 anni (1949) perché Papa Pio XII consacri con bolla papale la Madonna del Ghisallo patrona universale dei ciclisti. È la Madonna detratte raffigurata in un affresco del XVI secolo situata in un Santuario del 1600, sulla salita del Ghisallo, in provincia di Como.
Lì a 800 metri di altezza dal mare in un angolo di pace passa il Giro di Lombardia e più volte anche il Giro d’Italia. Ormai meta di numerosi pellegrinaggi, gare sportive e manifestazioni, luogo di riposo nel verde, il Santuario si è riempito di cimeli votivi (biciclette e maglie) dei vari Campioni, «preziosi ricordi di gesta sportive», insegne delle società sportive e delle federazioni ciclistiche. Ma questi cimeli diventavano troppi per entrare nel Santuario, è per questo che accanto è sorto il Museo del ciclismo, che fa da supporto espositivo: «Parte degli oggetti che sono esposti nel Santuario vengono fatti roteare all’interno del museo», dice la direttrice Carola Gentilini. Nato nel 2006 con contributi regionali, voluto fortemente da Fiorenzo Magni chiamato il terzo uomo (dopo Bartali e Coppi), il Museo è un edificio nuovo, moderno, costruito cercando di rispettare il paesaggio, tanto che il volume è stato parzialmente ricavato nella roccia. «È visibile solo un piano che sporge sul terreno e poi all’interno tutte vetrate che si aprono sul belvedere che da sul Lago di Como: è proprio integrato nel paesaggio, non lo rovina. Sorge a Magreglio, tra i due rami del lago, nel verde». All’interno circa 1500 metri quadri di esposizione, una parte dedicata alla biblioteca con libri e riviste storiche e un archivio multimediale con filmati storici.
UNA COLLEZIONE UNICA
II Museo ha una collezione cresciuta negli anni moltissimo, «dal 2006 fino ad oggi ha accumulato più di 800 oggetti: oltre ai cimeli storici, spiccano le biciclette di maggior valore dei campioni, quelle di Fiorenzo Magni del giro d’Italia del 1955 e del tour de France del 1949; due biciclette di Gino Bartali del tour de France del 1938 e del 1948; e la bicicletta del record dell’ora al Vigorelli nel 1942 di Fausto Coppi, uno dei pezzi di cui ci vantiamo». Possiede le maglie storione del giro d’Italia, «due anni fa è sorta una collaborazione con La Gazzetta dello Sport. L’obiettivo è riuscire a recuperare una maglia per ogni giro d’Italia; ogni anno in automatico, una viene donata al Museo; per ora ne abbiamo raccolte 52 di vari campioni, la più antica è del 1937».
Ma i costi di gestione elevati hanno procurato al Museo un buco da 80mila euro che dovrà essere ricoperto entro la prossima apertura ad aprile (ora è chiuso per la solita pausa invernale). Carola Gentilini continua: «È un Museo gestito. da una Fondazione e quindi dovrebbe autofinanziarsi. Ma ha una certa dimensione e negli anni i contribuiti si sono ridotti, e la crisi ha peggiorato la situazione». Si sono rivolti oltre che alla Regione, ad altri enti pubblici, alla comunità montana, al mondo dello sport. Hanno sensibilizzato aziende e il loro appello è rivolto anche a privati «lasceremo a breve un link per le donazioni per il Museo sul nostro sito web www.museodelghisallo.it; anche li piccoli lasciti ci aiuteranno».
Un primo contatto cori la Regione (la quale erogò fondi per la costruzione del Museo) ha garantito buoni propositi nell’inserire il Museo nei circuiti dell’éxpo 2015. «Siamo in una fase di riorganizzazione interna e di operazione di rilancio». L’obiettivo è di proporre nuove iniziative e attività al pubblico coinvolgendo personaggi legati al mondo del ciclismo, con promozioni per l’utilizzo della bicicletta che puntino sull’ecologia, e con attività ludiche; legate alla musica, o a spettacoli teatrali all’interno di esso. «Un Museo più contemporaneo: fino ad ora è stato valorizzato parzialmente rispetto alle potenzialità che ha». Collegati con i vari musei della bicicletta italiani, in un supporto reciproco di comunicazione e collaborazione. Spiega la direttrice: «A luglio è stato stipulato un gemellaggio con il Museo delle Fiandre (magico posto, importante per l’evento sportivo ciclistico) che per una mostra temporanea ci ha prestato alcuni oggetti della collezione». Il Museo del Ghisallo è conosciuto a livello internazionale, più della metà dei visitatori sono stranieri. I primi anni ha avuto fino a 30mila visitatori ora ne ha una media di 10,12mila.
Un luogo che ha grandi potenzialità da ampliare. È il luogo storico del ciclismo, con un patrimonio notevole, ed una collezione da mantenere e tramandare nel tempo: «Vogliamo che sia il Museo che il Santuario siano punto di riferimento per il mondo del ciclismo», conclude Carola Gentilini.