Aldo Grasso, Corriere della Sera 8/1/2014, 8 gennaio 2014
L’ITALIA TRAGICA DI «PRESADIRETTA»
Mentre Raiuno «cucinava» la Lotteria di Capodanno (gli italiani credono preferibilmente a ciò che desiderano, dalla Lotteria al Paradiso), mentre Raidue si inebriava delle stratosferiche avventure di Kazzenger, Raitre mandava in onda pestaggi. Più che pestaggi, e infatti il tema della puntata di «Presadiretta» di Riccardo Iacona, con la collaborazione di Giulia Bosetti, si chiamava «Morti di Stato». Sono temi delicati perché spesso il manganello diventa un abuso, il braccio della giustizia colpisce a tradimento, il carcere si trasforma in un inferno (lunedì, ore 21.10).
La puntata ha raccontato i casi, molti dei quali già tristemente noti, di Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva. Ma anche quelli di Michele Ferrulli, morto a Milano durante un fermo di polizia mentre ballava per strada con gli amici; Riccardo Rasman, rimasto ucciso durante un’irruzione della polizia nel suo appartamento dopo essere stato legato e incaprettato col fil di ferro; e ancora, Stefano Brunetti, morto il giorno dopo essere stato arrestato col corpo devastato dai lividi.
E come non commuoversi di fronte alle parole di chi è sopravvissuto alle botte ma ne porta per sempre i segni? Paolo Scaroni, in coma per due mesi dopo le percosse subite durante le cariche della polizia contro gli ultras del Brescia; Luigi Morneghini, sfigurato dai calci in faccia di due agenti fuori servizio e delle altre vittime che a oggi aspettano ancora giustizia.
L’Italia è anche questa, mossa da un lotteria ben più tragica. L’Italia è anche quella dei testimoni che vedono, urlano, ma al processo non parlano per paura. L’Italia è anche rappresentata dalla superficialità con cui alcuni pubblici ministeri conducono le indagini. Per questo, sul finale, ho molto apprezzato le parole di Alessandro Marangoni, vice capo della Polizia: «Dobbiamo fare tesoro di ogni storia».