Paolo Siepi, ItaliaOggi 7/1/2014, 7 gennaio 2014
PERISCOPIO
Letta, Alfano, Renzi: in Italia è il momento dei qua-qua-rantenni. Milago. Il Fatto.
Riusciremo a sopravvivere anche al 2014? Jena. La Stampa.
Renzi propone agli altri partiti di scegliere fra tre diverse leggi elettorali. Mike Bongiorno lo ha proprio segnato per sempre: Sceglie la 1, la 2 o la 3? Il Rompi-spread. MF.
Il mondo va in fretta e solo se corri più di lui puoi sperare di riuscire a sopravvivere. Chi ha più il tempo di fermarsi a verificare la prima impressione? Nessuno. Qualunque ragionamento sia più lungo di un titolo, cade inesorabilmente nel nulla. Andrea Ballarini, Fenomenologia del cialtrone. Laterza.
Le tasse non sono un buon surrogato della crescita. Marco Valerio. Il Foglio.
Lo stato contemporaneo, ipertrofico, burocratico è fallito. E voi politici ne siete solo i curatori fallimentari sulla pelle dei cittadini ridotti a sudditi. Piero Ostellino. Corsera.
La tv ha abbassato il livello culturale degli intellettuali. Ennio Flaiano.
Chi attacca senza motivo la nostra gente, chi arresta un nostro sindaco, deve cominciare ad avere paura: lo andiamo a prendere a casa. Matteo Salvini, neosegretario del la Lega. Corsera.
La Dc è stato un grande partito storico, oggi però non esiste più il contesto (neanche internazionale) di un bipolarismo fondato su due grandi forze, quella del socialismo democratico e quella del partito popolare. Dopo le elezioni in Austria e Germania, queste forze hanno dovuto dar vita a grandi coalizioni. È una cosa normale e io vorrei scommettere sulla normalità italiana. Vorrei fossimo in un paese in cui si fa una grande coalizione senza interpretarla come il secondo tempo della campagna elettorale, con tutti che cercano di piantare la loro bandierina. Pier Ferdinando Casini. la Repubblica.
In tutte le partite rilevanti (con eccezioni, in parte, nelle televisioni – e comunque consentendo l’accesso di un player duro come Rupert Murdoch con Sky – dove erano in gioco le fortune della casa) le scelte del centrodestra sono state di apertura. Non vi è stata opposizione alla cordata Colaninno, pur essendo chiaramente di sinistra, né a quella di Tronchetti, pur ispirata da un asse Mediobanca-Montezemolo che portò al secondo governo Prodi, l’Alitalia, per risanarla, è stata affidata a Colaninno e Passera, due personalità totalmente estranee al cotè berlusconiano. E così via. Se nei vari D’Alema, Prodi, Bersani, Veltroni e, oggi, nel marcio opportunista Matteo Renzi, si fosse avuto un decimo della capacità di riconoscere l’avversario che c’è stata nel centrodestra, non saremmo in queste condizioni. Lodovico Festa. Tempi.
Ci si ritrova davanti a un gin, nel terminal B. Sul tavolo accanto, qualcuno ha dimenticato una pila di fogli. La pagina che sta sopra dice: «Se voi pensate essere l’autore di questo libro, voi siete pregati di contattare Halett & Grouse Publishers (New York, New York) il più presto possibile». Kristopher Jansma, La robe des lèopard. Chambon èditeur.
Quando ami una persona non c’è bisogno di affermarlo. Se dici ti amo, è già finita. Franco Battiato. Il Fatto quotidiano.
Nessuna mente è così eccelsa da non avere bisogno di un’altra mente che la contrasti e la equilibri, salvandola così dalla presunzione, dalla bigotteria, dalla follia. Charles Williams. The Guardian.
Muoio come ho vissuto, al di sopra dei miei mezzi. Oscar Wilde. Xavier Darcos, Oscar a toujours raison. Commedia.
I primi ad arrivare in Italia, nell’Ottavo secolo prima di Cristo, sono i Greci: e comincia, con loro, la straordinaria, irripetibile storia della Sicilia (questa sì, una nazione) destinata a durare ininterrottamente per 25 secoli. I Greci si stabiliscono anche nell’Italia meridionale, mentre al Centro ci sono gli etruschi, e al Nord, prevalentemente, popolazioni celtiche. Di Italiani, neppure l’ombra. Roma, secondo la tradizione, viene fondata il 21 aprile 753 a.C., si immagina di buon mattino. Il primo atto della nuova città (prima che il sole scenda ancora dietro i colli fatali) è l’uccisione del cofondatore. Così racconta i fatti Tito Livio, nella sua Storia di Roma. Fabrizio Rondolino, L’Italia non esiste. Mondadori.
Vediamo il maggiore comandante il battaglione uscire da un’isba. «Andate nelle isbe al caldo e riposatevi» ci dice. «Sono già diverse ore che sono qui le altre compagnie. Dove siete andati? Chissà dove siete andati voi questa notte. Entrate nelle isbe», ripete il maggiore. Forse pensa di parlare con delle ombre perché stiamo lì come i muli che fumano dalla pelle. «Andate al caldo e riposate», dice il capitano, «tra poche ore si riparte. Sistemate i plotoni nelle isbe», dice agli ufficiali e a me, «e fate pulire le armi». Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve. Einaudi.
I libri di memorie sono quasi sempre magniloquenti, a volte a partire dallo stesso titolo: pensi a Confesso che ho vissuto (di Pablo Neruda), un titolo molto stupido, perché nessuno, neppure il torturatore più sciocco, cercherà di far confessare a qualcuno di aver vissuto. Una risposta idiota per una domanda inesistente. Gabriele Morelli, Interviste con Roberto Bolaño. Medusa.
Secondo le stime di Tullio De Mauro, nel 1860 gli italofoni della penisola erano 600 mila, due terzi dei quali concentrati nella Toscana, pari al 2,5% della popolazione totale; secondo un altro studioso, Arrigo Castellani, la percentuale complessiva doveva essere un po’ più alta, intorno al 9,10%. Fabrizio Rondolino, L’Italia non esiste. Mondadori.
È l’Italia che cessa di partecipare alla grande storia e, beata, poltrisce sulle sue glorie, la storia e le ambizioni dei suoi mille municipi, delle sue cento contrade. È l’Italia indaffarata e laboriosa degli individui, ma priva di ogni aspirazione e speranza. È l’Italia Guelfa, municipale e democratica, clericale e comunista da sempre, che castiga le sue minoranze ghibelline, i suoi sognatori senza i piedi per terra sulla terra, senza un solido appoggio nelle reali forze; eppure persuasi, per antica esperienza, che l’Italia savia e con i piedi per terra è l’Italia peggiore: è l’Italia di oggi perché è quella di sempre. Pietro Busacaroli, Una nazione in coma. Minerva editore. Piero Buscaroli, Una nazione in coma. Minerva editore.
Il moderato non ama gli eccessi perché teme gli arbitri. Roberto Gervaso. Il Messaggero.