Aldo Grasso, Corriere della Sera 7/1/2014, 7 gennaio 2014
DE SICA MATTATORE NEL SALOTTO DI FAZIO
Christian De Sica è molto meglio di come appare nei film. Domenica sera, per esempio, ospite di Fabio Fazio a «Che tempo che fa» ha cominciato a inanellare una serie di aneddoti, uno più divertente dell’altro: sul padre Vittorio, sugli inizi della carriera, sugli attori, sul magico mondo di Cinecittà.
Christian De Sica è molto meglio dei suoi personaggi e se adesso si vuole cimentare in un musical che faccia rivivere la storia degli Studios italiani (fortemente voluti da Mussolini), avventure curiose del nostro cinema, provini, attori smemorati, doppiaggio improvvisato, e poi la memorabile stagione dei kolossal di Hollywood sul Tevere, significa che vuole mostrare un aspetto di sé che pochi conoscono.
Sia ben chiaro: dal punto di vista professionale, Christian De Sica non deve dimostrare nulla e se è diventato famoso con i cinepanettoni vuol dire che quello era il suo destino (ma un giorno bisognerà pure mostrare la fondamentale differenza tra gli archetipi, come Sapore di mare e Vacanze di Natale , e i successivi sfruttamenti, basati solo sull’involgarimento del concetto di serialità).
Nel salotto di Fazio (o in tutti salotti in cui non si sente giudicato), Christian De Sica sa far rivivere il mondo dello spettacolo come pochi. Non solo: i suoi racconti sulle dissipatezze del padre, sul famoso quadro di Francis Bacon rivenduto per poco (rispetto agli attuali valori di mercato), ma con l’aggiunta di un fiorellino da parte del giovane Christian, su Alberto Sordi sono puro cinema. E poi canta bene e, dote molto rara, sa tenere la scena come pochi. Per Cinecittà ha scelto coautori come Riccardo Cassini, Marco Mattolini e Giampiero Solari (alcuni dei quali hanno proficuamente lavorato con Fiorello).
Poi dice che per lui il musical è terapeutico: «Anch’io, quando ricevo batoste nella vita, canto... e poi mi passa!».