Massimo Gaggi, Corriere della Sera 7/1/2014, 7 gennaio 2014
LANA, FALÒ E CIOCCOLATA CALDA SUGLI SPALTI PER LA PARTITA A QUARANTA GRADI SOTTOZERO
I campioni di casa, i Packers di Green Bay, in Wisconsin, pensavano di intimidire i 49ers, la squadra di football americano abituata al tepore della baia di San Francisco, scendendo in campo con maglie senza maniche nonostante il clima davvero polare. Calcolo sbagliato: i californiani hanno espugnato il terreno gelato del Lambeau Field con un punto all’ultimo minuto di Phil Dawson. Ma, più che per la bruciante (anzi, raggelante) sconfitta dei loro beniamini, i 70 mila che hanno riempito gli spalti in occasione della decisiva partita per l’accesso ai «playoff», ricorderanno per anni questa domenica allo stadio per le condizioni di freddo estremo: roba mai vista anche in questa regione dell’estremo nord americano, abituata a vivere per diversi mesi l’anno con temperature stabilmente sottozero.
Il «match» è iniziato a 2 gradi Fahrenheit, cioè meno 17 centigradi, ma poi il freddo è aumentato e, tenendo anche conto del fattore vento, si è arrivati a temperature inferiori ai 40 sotto zero (- 46 °C). Niente record (nel 1967 su questo stesso campo i Packers batterono i Dallas Cowboys con una temperatura di meno 13 Fahrenheit, meno 48 tenendo conto del vento) ma per pubblico e giornalisti, oltre che per i giocatori, è stata comunque una prova ai confini del possibile: spettatori imbottiti di lana a strati come tanti omini Michelin, a scaldarsi davanti a falò improvvisati nei parcheggi davanti allo stadio, con la società dei Packers che ha offerto a tutti due caffè e due cioccolate bollenti. Intanto a bordo campo i cameramen erano costretti a proteggere le telecamere e gli altri impianti elettronici di registrazione con coperte termiche.
Ed è stata una fortuna che la partita si sia giocata domenica perché ieri le temperature si sono ulteriormente abbassate a Green Bay (quasi 40 sotto zero) e in tutto il nord americano per effetto del vortice polare che da giorni flagella Stati Uniti e Canada. Oggi, martedì, toccherà, anche alla costa Est degli Stati Uniti che ieri ha avuto un clima piovoso ma con temperature quasi primaverili. New York passerà in poche ore dai 6 gradi (Celsius) sopra zero di ieri a meno 12, non lontano dal record storico di meno 16.
C’è chi parla di un gelo record per l’America con punte mai viste dalla fine dell’Ottocento (1896) e chi della peggiore ondata di freddo degli ultimi vent’anni. Difficile fare paragoni, vista la varietà delle situazioni e dei metodi di rilevazione ma, più ancora dei primati e dei casi estremi delle singole città (a Babbitt, in Minnesota, domenica il termometro è sceso a meno 40 gradi centigradi, prima di calcolare l’effetto-vento), a creare una situazione di emergenza-freddo davvero senza precedenti negli Usa è l’estensione di questa ondata di freddo estremo. Ieri metà del Paese — 140 milioni di persone — ha dovuto fronteggiare temperature inferiori allo zero Fahrenheit (-18 °C). E oggi il vortice che sta scandendo dal Polo Nord si estenderà a tutte e due le coste portando sotto lo zero Celsius tutti gli angoli del Paese, dalla Florida alla California, passando per l’Arizona.
Del resto già ieri l’America ha vissuto una giornata di condizioni estreme non solo al Nord (Chicago a meno 39 °C, con l’effetto-vento) ma anche nel suo Mezzogiorno: a New Orleans, città solitamente dal clima subtropicale, il termometro segnava meno sei mentre a Memphis, in Tennessee, faceva più freddo che ad Anchorage, in Alaska, e ad Atlanta, nella Georgia di «Via col Vento», la temperatura era più bassa che a Mosca.
Emergenza trasporti e scuole chiuse in mezzo Paese, ovviamente: anche ieri tremila voli cancellati e aeroporti ormai trasformati da giorni in bivacchi visto che le ondate di maltempo si susseguono dalla vigilia di Natale. Migliaia i voli ritardati o cancellati quasi ogni giorno e le compagnie aeree che non riescono a recuperare e a portare a destinazione tutti i loro passeggeri. Oltretutto i cambi repentini di temperatura trasformano autostrade e piste di decollo in lastre di ghiaccio, creando pericoli aggiuntivi, come si è visto domenica all’aeroporto Kennedy di New York, chiuso per tre ore dopo che un jet della Delta era scivolato fuori dal suo percorso senza, peraltro, alcun danno per i passeggeri e il velivolo.
Ma il freddo estremo provoca anche altre emergenze: la polizia pattuglia le città per scovare gli «homeless» e obbligarli a rifugiarsi negli «shelter» o ricoverarli in ospedale, visto che alle temperature di questi giorni è impossibile sopravvivere senza un riparo. A meno quaranta gradi Celsius, poi, ghiaccia anche l’antigelo nel radiatore e saltano le riparazioni dei pneumatici vulcanizzati.
In molte città gli abitanti sono stati invitati a non muoversi da casa se non per motivi di effettiva necessità e a Indianapolis il sindaco ha preso l’iniziativa senza precedenti di vietare tutto il traffico automobilistico: ci si può mettere al volante solo per emergenze sanitarie o per interventi di soccorso.
Unica nota positiva: il gelo non durerà molto. Già mercoledì la morsa del freddo dovrebbe attenuarsi. E sabato a New Orleans la colonnina di mercurio salirà a 20 gradi centigradi: dopo il ghiaccio, le margherite.
Massimo Gaggi