Viktor Erofeev, la Repubblica 7/1/2014, 7 gennaio 2014
PUTIN IL PALAZZO D’INVERNO – [L’OCCIDENTE IN SILENZIO SUI PECCATI DEL CREMLINO]
I prossimi Giochi olimpici invernali di Sochi si sono già resi responsabili di molti peccati: ecologici, morali, politici. Questi peccati annulleranno il significato del progetto, o la festa sportiva si svolgerà in tutto il suo splendore? È con questa domanda che recentemente sono stato a Sochi. «Adesso le nostre gallerie e i nostri ponti sono migliori di quelli italiani e canadesi!» ha detto il sindaco di Sochi, battendo il pugno sul tavolo in un ristorante sul lungomare. Ho avuto l’impressione che ora saremmo saliti sul tavolo e, volgendoci verso il tramonto, avremmo reso onore alla Russia. Invece ho detto: «Ma perché migliori, se sono stati gli italiani e i canadesi a costruirli, quei ponti e quelle gallerie?» «All’inizio loro costruivano e noi aiutavamo, ma alla fin fine abbiamo costruito noi, e loro hanno solo aiutato». «Ah, ecco com’è!», ho detto io.
E dunque, le Olimpiadi. Nulla le ostacolerà. Né le leggi anti-gay della Duma, né l’atteggiamento lascivamente imperiale della Russia verso l’Ucraina, né il fatto che lo zar delle Olimpiadi sarà proprio Putin, e che questi sono ormai da tempo chiamati i “suoi” Giochi.
L’Occidente preferirà non avvelenare la festa a centinaia di atleti di tutto il mondo (la maggioranza di loro se ne infischia della politica!), e abbozzerà in silenzio dinanzi alla necessità di avere a che fare con la Russia. Il nostro eroe a Sochi reciterà la parte dello zar generoso e modesto. Non lo emozioneranno troppo le vittorie degli atleti russi. Lui stesso infatti sarà il principale vincitore delle Olimpiadi. Insieme ai Giochi invernali e alla città di Sochi, trasfigurata grazie a lui, entrerà nella storia della Russia.
Quando Anatolij Pakhomov, il sindaco di Sochi dallo sguardo volitivo, mi ha mostrato con amore quegli impianti olimpici di dimensioni ciclopiche, non credevo ai miei occhi. Ma il contesto era amichevole, non ufficiale: il sindaco mostrava i cantieri al figlio, al nipote e già che c’era a me. Particolarmente carino era suo nipote Ljokha, un ragazzino di cinque anni con un giubbotto di pelle da chekista. Teneva in mano delle manette giocattolo e una piccola pistola a ventosa–rallegrava tutti con i suoi ammennicoli, e metteva in imbarazzo le guardie addette alla sorveglianza degli impianti. Oh, questi simboli del tempo russo!
Le Olimpiadi di Sochi rimandano a Pietroburgo. In entrambi i casi si è costruito con molte sofferenze sulle paludi. Solo che là c’erano abeti, e qui bambù. A Sochi gli abitanti gemevano per i disagi provocati dai cantieri, per le pretese che traslocassero dalle loro case o rimettessero in ordine le abitazioni fatiscenti… Sono stato a Krasnaja Poljana (sulle montagne sopra Sochi) due anni fa. Davanti alle mie finestre sulla strada polverosa correvano camion impazziti. Ero sicuro che non ce l’avrebbero mai fatta per le Olimpiadi! Abbattevano alberi, prendevano d’assalto montagne che franavano – una tragedia per l’ecologia. Ma com’erano le paludi finniche prima della costruzione di Pietroburgo?
Quando domando delle somme pazzesche spese per le Olimpiadi, mi dicono che si è dovuto costruire sul nulla, che è stato investito molto denaro dei privati… «Aspettate! Non più del 10 per cento!». E a questo punto sento che mi sto sdoppiando. In me si ridesta la voce del critico della nostra realtà: «Secondo i dati di una perizia indipendente un metro quadrato di autostrada in montagna è costato diecimila dollari! Non sarebbe stato meglio impiegarli per la sanità pubblica?». Pakhomov a cena mi ha detto così: «Per ottenere qualsiasi risultato ci vogliono uno scopo, una squadra e una motivazione. E questa triade non si estende alla nostra sanità pubblica. Tutto il denaro sparirebbe sicuramente in varie tasche».
«Il sole della Russia - dico al sindaco - adesso sorge a Sochi». Lui annuisce contento. Ma la voce critica dentro di me obietta: «Un’altra operazione dimostrativa: invitano i gay alla pari di tutti gli altri. Benvenuti! Ma intanto danno un altro giro di vite. Lo sa a che cosa somiglia? Alle Olimpiadi di Berlino! Là per la durata delle gare i nazisti ordinarono di non perseguitare gli ebrei e gli omosessuali, vietarono gli articoli antisemiti!».
«Però, sa, non si può comunque paragonare… Chi è adesso Stalin e chi Hitler? E poi: Pietroburgo è rimasta nella storia come la capitale europea della Russia. Anche Sochi servirà alla nostra europeizzazione».
Gli abitanti di Sochi hanno attaccato delle scritte sui bagagliai delle macchine: «Questa è la mia terra, e voi andate tutti affanculo!» Come andrà a finire? Dopo le Olimpiadi tutti questi palazzetti dello sport marciranno inutilizzati! Ecco il circolo vizioso della storia della Russia. Eppure io, nonostante tutti i “ma”, sono per la Pietroburgo europea e, comprendendo che il potere di oggi ha deciso di creare la sua splendida Pietroburgo nella Sochi olimpica,dico: grazie ai costruttori! Auguro felicità ai tifosi! Fortuna agli atleti! E non strappatevi i capelli, se perderete. Sono solo giochi. Per quanto Olimpici».
(Traduzione di Emanuela Guercetti)