Massimo Vincenzi, la Repubblica 7/1/2014, 7 gennaio 2014
IL GELO DI NEW YORK FA LITIGARE I CLIMATOLOGI
QUANDO vede Central Park coperta da quasi venti centimetri di neve, data un’occhiata alle temperature polari in arrivo, Donald Trump non resiste, prende lo smartphone e su Twitter scrive: «Il global warming è una stronzata, altro che riscaldamento qui stiamo congelando».
E IL cinguettio del miliardario americano dà il via alla carica dei negazionisti del cambiamento climatico che, termometri alla mano, si affrettano a scivolare sul ghiaccio delle loro convinzioni. Il repubblicano John Fleming, che al Congresso si batte da anni per bloccare qualsiasi legge ecologista, scherza: «Il riscaldamento globale in questi giorni non è poi così caldo». In tv, soprattutto sulle reti conservatrici, tornano a farsi vedere scienziati o presunti tali che, con alle spalle le immagini degli Stati Uniti ibernati, attaccano l’Ipcc, il panel di esperti che studia il clima, e il suo periodico rapporto dove si riafferma: «Gli ultimi tre decenni sono i più caldi dal 1850, stiamo andando verso una modifica strutturale del nostro sistema e l’uomo ne è il principale responsabile con i gas serra».
«Bugie», giurano gli scettici che non si fermano davanti a niente. Anche perché i negazionisti non sono alcuni eccentrici miliardari o qualche scienziato pazzo in cerca di notorietà, «sono un vero e proprio movimento politico con un preciso obiettivo e finanziamenti alle spalle», come spiega al Guardian Robert Brulle dell’Università di Drexel, il primo a studiare in maniera attenta il fenomeno. I dollari non sono un problema, l’anno scorso ne hanno raccolti tra fondazioni e think tank quasi un miliardo: servono a creare blog, pagare esperti che vanno ai dibattiti e tengono conferenze, pubblicare riviste e libri. Tra i grandi donatori ci sono i fratelli Koch, Charles e Davis, gli stessi del Tea Party, e poi ovviamente Donald Trump e molti petrolieri texani: uniti, più che dal loro credo scientifico, dalla paura che possa essere messo un freno alla loro azione. Lo ammette candidamente al giornale inglese David Kreutzer, della Heritage Foundation, una delle associazioni in prima linea nella lotta: «Semplicemente pensiamo che le emissioni di anidride carbonica non siano responsabili di quanto dicono e che non sia giusto che i governi le limitino per legge».
Da qui si capiscono le difficoltà che la Casa Bianca trova nel portare avanti la sua politica ambien-talista, tanto che lo stesso presidente diventa oggetto di scherno su Twitter: «Mi sarebbe piaciuto vedere Obama e Hillary Clinton sulla linea delle 50 yard durante la partita tra Green Bay e 49ers e poi il giorno dopo sentirli fare il solito discorsetto sul riscaldamento climatico», chiosa il polemista Rush Limbaugh riferendosi al match di football più freddo della storia con una temperatura percepita attorno ai —46 gradi. Perché, per la gioia dei negazionisti, l’ondata non si ferma: a Memphis fa più freddo che in Alaska, Atlanta è peggio di Mosca. A Minneapolis le autorità lanciano un insolito e drammatico appello: «La situazione è pericolosa, il gelo è una seria minaccia: state in casa». E poi voli cancellati, guasti alla rete elettrica e strade bloccate. Così Erick Erickson un altro blogger di destra può fare la sua battuta: «La differenza tra chi crede nel cambiamento climatico e chi crede nel ritorno di Cristo è semplice: Gesù tornerà». E Drudge Report può ironicamente mettere in fila le notizie sulla tempesta glaciale sotto il titolo: «S’intensifica il riscaldamento globale».
Gli scienziati provano a ribattere che loro non si occupano del meteo, bensì del clima che non si misura in giorni: «Servono decenni per valutare un singolo episodio, le statistiche valutano tempi molto più lunghi e purtroppo tutte indicano che la Terra si sta riscaldando », spiega Jean-Pascal van Ypersele, vicepresidente dell’Ipcc. E un altro studioso, Ed Hawkins scrive amaro sul suo sito: «Possono stare tranquilli, avranno ancora qualche Natale innevato su cui far battute. Poi non so».