S. RIZ., La Stampa 7/1/2014, 7 gennaio 2014
«UN CAPOLAVORO CHE CI AIUTERÀ NEL PRESENTE»
[Davide Porta]
«È bellissimo, un capolavoro». Così Davide Porta, responsabile tecnico del Labanof, laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’Università di Milano, commenta il lavoro dei suoi colleghi britannici sull’uomo di Stonehenge.
Quanto precise sono queste ricostruzioni?
«Sui lineamenti c’è un’approssimazione minima, visto che sono dettati dalla forma del cranio. Invece i dettagli del volto, in questo caso curati da un artista, lasciano un margine più ampio d’interpretazione».
È in questa tecnica che si può migliorare?
«Sì, c’è molto da fare sui dettagli non ricostruibili a partire dal cranio. Elaborarli al computer, con una macchina che non interpreta, cambierebbe tutto. Ma c’entrano anche le neuroscienze e oggi si lavora per capire quali dettagli il cervello sceglie per riconoscere un volto».
Perché è così importante?
«Migliorerebbe il lato moderno di questo lavoro: le ricostruzioni dei visi di persone morte da poco e che non è stato possibile identificare».
[S. RIZ.]