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 2014  gennaio 06 Lunedì calendario

VISTI DA PERNA


Pur avendoci incantato per garbo e delicatezza di tratti, Maria Elena Bo­schi non ci convince del tutto. Intanto, la trentaduenne deputata del Pd e neo responsabile delle Riforme della segreteria di Matteo Renzi è un tantino in­vadente per le troppe volte che ci entra in casa su ogni possibile canale tv,dando l’im­pressione che null’altro faccia che pro­muovere se stessa. Inoltre, pare parli essen­zialmente per tenere in esercizio la bocca e non per dire cose. A meno che non conside­ri­amo cose il suo conti­nuo cinguettio, «Mat­teo qua, Matteo là», la calcata buona volontà espressa con i vari «noi ce la metteremo tutta» e sinonimi, l’ottimisti­ca visione del nostro domani propinata con sperticate lodi sui be­nefici del renzismo. Fin qui, la Boschi te­levisiva. Poi, c’è Twitter di cui, come il suo capo Renzi, è idolatra. Ecco un saggio di pensieri e umori di Maria Elena. Per le festi­vità: «O è Natale tutti i giorni o non è Natale mai! Un felice Natale a tutti». Per la Leopol­da ( il festival fiorentino d’autunno di Ren­zi): «Pronti per dare un nome al futuro?». Per le primarie della segreteria Pd (vinte da Renzi): «È la nostra occasione! Questa è la volta buona!». In un giorno a caso: «Con Matteo cambia verso all’Italia! Si riparte!». Per riassumere: una marea di esclamativi ed entusiasmo alle stelle, a conferma defi­nitiva di una personalità giulivamente estroversa. Anche il suo profilo parlamen­tare è coerente. L’onorevole Boschi è mol­to presente in Aula, come in tv e su Twitter , ma se c’è da fare cose concrete marca visi­ta: in dieci mesi non ha prodotto proposte di legge, limitandosi a firmarne alcune pre­sentate da colleghi. Classe 1981, dunque quasi giovanetta, Maria Elena merita già solo per questo la massima aper­tura di credito. Quel che ne ho detto finora, frutto di semplici osservazioni a di­stanza, non pregiudicano nulla. Renzi, per dire, la con­sidera un fenomeno, se non alla sua stregua, degna al­meno di stargli a fianco. Se poi si pensa che in un anno, il 2013, Boschi è diventata deputato, è entrata nella segreteria del Pd (composta di dodici prediletti di Renzi, co­me gli apostoli), è stata acclamata Miss Montecitorio e se la batte per notorietà tv con una veterana come Mara Carfagna, si può affermare che è partita col piede giu­sto. Perfino il Cav ne è abbagliato. Un gior­no le ha detto: «Lei è troppo bella per esse­re comunista ». E lei, anziché lasciarsi lusin­gare, ha replicato seria e severa: «I comunisti non esistono più».
Ha già pure un soprannome: la Giagua­ra. Segno che ha acceso la fantasia dei cro­nisti. Tutto è nato alla Leopolda di due me­si fa - kermesse da lei brillantemente orga­nizzata - quando giunse in scarpe leopar­date, tacco dodici (che alterna con il dieci, ma è sempre in supertacco). I giornalisti, che nelle associazioni sono impagabili, hanno subito collegato il leopardo di Ma­ria Elena al giaguaro di Bersani ( quello che l’ex segretario pd si era fissato di volere smacchiare, alludendo al Cav). Di qui il so­prannome, quasi un omaggio alla grinta di­mostrata dalla rag­azza nell’infrangere il ta­bù che aveva portato iella a Bersani e al Pd.
Parlando di scarpe,aggiungo quel che Ma­ria-Elena ha voluto farci sapere in un’inter­vista. Ora che passa a Roma cinque giorni la settimana (trascorre il week end nella natia Toscana), indossa sempre scarpe con ultratacchi a Montecitorio, ma ha con sé delle ballerine che calza invece per af­frontare gli infidi sanpietrini romani tor­nando a casa. Un accorgimento che deno­ta equilibrio tra vanità e testa sulle spalle.
Che sia ragazza quadrata, non ci piove, e neppure che sia ambiziosissima. Nata a Montevarchi,ma solo perché lì c’era Oste­tricia, Maria Elena è di cospicua famiglia di Laterina, borgo aretino di qualche mi­gliaio d’anime. Papà Pierluigi è dirigente della Coldiretti, direttore di un consorzio vinicolo e nel cda di BancaEtruria. In so­stanza, un ex democristiano traslocato nel Pd, via Margherita (stesso partito dei Ren­zi). Idem la mamma, Stefania Agresti, pre­side e vicesindaco pd del borgo. Pare che i Boschi e i Renzi - del Valdarno aretino gli uni, del fiorentino gli altri - siano vaghi co­noscenti da prima che i rispettivi rampolli intrecciassero i destini, cosa che tra sparu­ti bianchi nella marea rossa locale, è del tutto verosimile.
Dopo una superlativa laurea in Legge, Maria Elena si specializzò in Diritto socie­tario, iniziando la prati­ca legale. A studio con lei,c’era Francesco Boni­fazi, di cinque anni mag­giore, avvocato piddino col pallino della politica. I due diventarono amici - c’è chi dice qualcosa di più- e insieme sostenne­ro nel 2009 la candidatu­ra a sindaco di Firenze del dalemiano, Michele Ventura, contro Renzi. Matteo però pre­valse e Bonifazi, eletto unico consigliere comunale venturiano, il giorno successi­vo passò armi a bagagli con il vincitore di­ventandone, come tutti quelli che si alline­ano con Matteo, reggicoda. Ne è stato lau­tamente ricompensato: oggi è deputato e tesoriere del Pd. Fu lui a presentare al neo sindaco Maria Elena che, a sua volta, si mi­se a disposizione ricevendone altrettanti benefici. Per riassumere: la Nostra fanciul­la, che non doveva all’inizio avere le idee chiare, debuttò in politica con un prodi­gioso salto della quaglia dall’universo to­gliattiano di D’Alema a quello indefinito di Renzi, suo rottamatore.
In quattro anni dall’entrata in scena,ec­co quel che è accaduto. Il rapporto tra Mat­teo e Maria Elena è diventato più stretto, alimentando illazioni. È seguita la nomi­na dell’avvocata nel cda di Publiacqua (la maggiore azienda idrica toscana), l’attri­buzione di un compito importante ( la «te­nuta dell’agenda» di Renzi!) nelle prima­rie 2012 in cui Matteo fu battuto da Bersa­ni e un­apprezzato contributo professiona­le di Maria Elena nella privatizzazione del­l’Atef, l’azienda filotran­varia fiorentina. Opera­zio­ne osteggiata con scio­peri dalla Cgil, tra il pitto­resco sacramentare de­gli utenti fiorentini.
Per tali meriti, la ragaz­za è stata catapultata a Montecitorio con le ulti­me elezioni. Una carrie­ra lampo, ricalcata su quella delle vituperate donne berlusconiane. Lei che di continuo esalta la via maestra delle primarie per se­lezionare i migliori, al dunque ha preso la scorciatoia del posto sicuro in lista sotto l’ala del protettore. «È una miracolata. Senza Renzi, non esiste», si mormora a Fi­renze.
Veleni toschi, bella Boschi. Non ci badi. Dimostri a quelli che oggi hanno ragione che presto avranno torto.